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20 Aprile 1993 incontrava la morte don Tonino Bello


Mi piace ricordarlo con un frammento della mia riflessione

contenuto nella lettera scritta a don Tonino dal titolo:

“Dalla finestra di speranza al sentiero di ogni nuova Sarajevo”

(cfr. “Caro fratello Vescovo”, omelie e discorsi su don Tonino Bello, Ed.Palumbi).

 

 

“La pace non fa sconti, lo hai imparato bene, ed hai anche insegnato a chi ti stava vicino che la pace non paga, ma si paga. Si paga con l’incomprensione non solo da parte dei potenti della terra, spesso armati, ma talora anche da parte delle autorità preposte della Chiesa, da dove meno te l’aspetteresti e questo fa più male. Certamente, per fortuna e per grazia, non è più il tempo dei vescovi-principi della Franconia, che si facevano scolpire le effigie con in una mano il pastorale e nell’altra la spada. E tuttavia uomini di Chiesa, hanno ammonito, rimproverato, inquisito e talora ostracizzato chi, come te, chiamava tutti all’unica possibile “crociata” di cui il mondo ha bisogno: la crociata della pace, tra gli uomini, tra i popoli, tra l’uomo e la sua stessa casa che è il creato. E tuttavia la tua convinzione di allora è diventata oggi, anche grazie a te, consapevolezza di tanti, a iniziare da Papa Francesco, che ti ha dimostrato tutta la sua ammirazione e la condivisione di quelle tue idee, venendo sulla tua tomba. Lo ha detto e lo dice quasi ogni giorno anche lui: occorre disarmare i conflitti continuamente in agguato: tra le nazioni e tra gli uomini e le donne di Chiesa, soprattutto tra coloro che vedono nella pace un’irrealizzabile e perniciosa utopia.

 Grazie a te, sappiamo che la storia della salvezza può e deve diventare anche salvezza di questa nostra storia del Sud, solitamente abbandonata al suo destino, salvo quando si ha bisogno di istallarvi qualcosa che gli altri rifiutano, come allora i poligoni di tiro nelle Murge e gli F16, i caccia bombardieri dalla potenza distruttiva devastante. Ma tu chiamasti in entrambi i casi a raccolta anche gli altri vescovi delle Puglie, con il motto che recitava: “Puglia arca di pace e non arco di guerra”.

 In te il cammino della speranza è così diventato cammino condiviso di pace, fino a sfidare l’impossibile, aprendoti un varco con pochi altri in un ambiente di guerra. A Sarajevo, appunto, dove volesti andare, anche se sapevi del male che ti stava consumando, contro cui lottasti in silenzio, con la forza della tua tenacia e della tua preghiera, dimostrando così che la pace, da realizzare nella nostra storia di oggi e di domani, non si arrende nemmeno dinanzi alle nostre debolezze e alla consapevolezza di poter lasciare presto questa vita”.

  ✠   don Francesco, vescovo