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“Accorgersi del grido del povero”: mons. Galantino durante la Messa celebrata per la Guardia di Finanza a Cassano


La mondanità fa perdere la coscienza della realtà e anestetizza l’anima. Lo dice Papa Francesco durante la Messa del mattino presieduta a Casa Santa Marta commentando la parabola del ricco epulone, un uomo vestito “di porpora e lino finissimo” che “ogni giorno si dava a lauti banchetti” ma non si accorgeva che alla sua porta c’era un povero mendicante, Lazzaro, affamato, pieno di piaghe che il peccato dell’indifferenza non mostra all’animo del ricco. Ed è l’indifferenza il tema sviluppato stamani, durante la Messa presieduta da mons. Nunzio Galantino, segretario generale della CEI, nella Basilica Cattedrale di Cassano alla presenza degli uomini del Gruppo della Guardia di Finanza (che comprende tre Comandi e due Tenenze: Sibari, Castrovillari, Montegiordano, Corigliano e Rossano) guidata dal comandante Ten. Col. Sergio Rocco. Il vescovo emerito di Cassano, che lascerà la Diocesi (il 10 marzo il commiato) per dedicarsi a tempo pieno alla Conferenza Episcopale Italiana, ha precisato di aver accolto l’invito del cappellano della GdF, don Ignazio Iacone, “non per fare un saluto, ma come segno di gratitudine per il lavoro che voi fate per rendere questo nostro territorio e la Nazione tutta meno sporca”.

Commentando, poi, le Letture proposte dalla liturgia odierna, Galantino ha detto che “al Padre Eterno non piacciano le zone grigie, quelli che dicono una cosa e ne fanno un’altra. Le letture parlano di comportamenti benedetti e di comportamenti maledetti. Chi è l’uomo maledetto? Chi pone sostegno nella carne, che vuol dire porre il proprio principio di vita solo nel proprio interesse.” Mentre “chi volge lo sguardo verso l’altro è benedetto”.

Galantino ha fatto notare come il ricco non ha nome mentre il povero è conosciuto per nome dal Signore e fu portato nel segno di Abramo. Il ricco, invece, è condannato all’inferno per il peccato di indifferenza non essendosi accorto che non lontano dalla sua porta c’era un povero che lo interrogava. Il ricco è uno che non si è reso conto, mentre il cane, al povero, gli ha leccato le piaghe.
“Ci viene chiesto – ha spiegato Galantino – di ccorgersi che il povero esiste!” E non con i miracoli. “Non ci convertono i fatti straordinari ma se nella vita di ogni giorno ci accorgiamo del grido del povero.”
Al termine della messa è stata recitata la preghiera della Guardia di Finanza e effettuato uno scambio di doni. Il vescovo ha regalato alla Guardia di Finanza un oggetto realizzato da ex tossicodipendenti di una comunità a lui cara, contenente olio ricavato da un bene confiscato a Cerignola.
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