Omelie

Ascensione del Signore Domenica 28 Maggio 2017


Ascensione del Signore
Domenica 28 Maggio 2017

L’Ascensione del Signore è la celebrazione di un evento duplice: da un lato la restituzione di Cristo al cielo da cui era venuto, dall’altro la restituzione dei discepoli alla terra a cui vengono inviati. L’Ascensione è il momento storico in cui i discepoli e gli apostoli prendono coscienza che Gesù di Nazareth, il Crocifisso, il Signore Risorto e Vivente per sempre, assume un’altra presenza tra loro, sulla terra, nella storia: non è più presente nella carne fragile e mortale ma è Corpo glorioso e spirituale. Totalmente partecipe della vita divina, la Sua umanità è trasfigurata dalla potenza e forza dello Spirito Santo: i suoi discepoli non possono “trattenerlo” (cfr. Gv 20, 17) ma contemplarlo in Dio.

Con l’Ascensione inizia il tempo della Chiesa, sacramento della presenza del Risorto. Inizia una vicinanza con il Signore nell’attesa dell’incontro definitivo quando, dissolta la nube della separazione (At 1,9-11), lo contempleremo “volto rivolto”.

Il vuoto lasciato dall’Ascensione di Gesù deve essere colmato dalla testimonianza (cfr. At 1, 8) e dall’insegnamento (cfr. Mt 28, 20) dei discepoli. Testimonianza e insegnamento sono strettamente connessi anche se distinti. Insegnare da in-signare significa “fare segni” cioè dare simboli e chiavi interpretative della realtà. Ed un insegnante è credibile quando vive, o almeno cerca di vivere, ciò che insegna. Chi insegna è anche chi è testimone: non si può insegnare il Vangelo senza viverlo.

Il comando di cui parla il Vangelo di Matteo, in questa Domenica, è “insegnare tutto ciò che ho comandato a voi” (cfr. Mt 28, 20).

Il mandato di Gesù di “andare” e “fare discepoli tutti i popoli” consiste nell’educare alla fede per vivere una relazione con Dio. L’arte della generazione alla fede è il compito della Chiesa alla quale il Risorto ha promesso “Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”. Queste parole di Gesù sono una promessa che si fa credito e ci viene affidata senza altre garanzie che l’affidabilità di Colui che ha parlato. Il nuovo Priore della Comunità di Bose, il monaco Luciano Manicardi, a tal proposito afferma: “Le parole «io sono con voi» stanno nello spazio della fede e della speranza, le parole «Dio è con noi» stanno nello spazio della certezza del sapere (e nascondono illusione e menzogna): se le prime aprono il futuro (e lo aprono indefinitivamente “fino alla fine del mondo”), le seconde lo chiudono irrimediabilmente. Trasmettere la fede è dunque anche donare speranza”.

La festa dell’Ascensione è festa della speranza perché ci dice che non siamo destinati alla morte ma, in Cristo, il Vivente “ascenderemo” anche noi. Il “cielo” è il nostro destino. Siamo chiamati ad abitare il mondo saldando la terra al cielo, certi di non essere mai abbandonati perché il Paraclito ci sostiene, ci accompagna, ci guida e ci consola.

E’ significativo che, nella Domenica dell’Ascensione, la Chiesa celebri la 51^ Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Il Santo Padre, nel suo messaggio, invita  tutti i comunicatori a “comunicare speranza e fiducia”. Aggiungo quanto ho detto ai giornalisti della nostra Diocesi di Cassano allo Ionio: la comunicazione è discernimento. “Sia il vostro parlare «si, si»; «no, no»; il di più viene dal maligno” (Mt 5, 37); è responsabilità in quanto nella comunicazione rispondiamo alle persone; è speranza, la più umile delle virtù, perché rimane nascosta nelle pieghe della vita.

Buona Festa dell’Ascensione vissuta nella fiducia, nella testimonianza e nella speranza.

   Francesco Savino