Omelie

Domenica fra l’ottava del Natale 31 dicembre 2017


DOMENICA FRA L’OTTAVA DEL NATALE [SCARICA]

31  Dicembre 2017

 

Al mistero del Verbo fatto Carne, il Natale di Gesù a Betlemme e all’annuncio dell’angelo ai pastori, i religiosamente impuri (cfr. Lc 2, 1-20), in questa Domenica in cui celebriamo la festa della Santa Famiglia, si aggiunge un’ulteriore puntualizzazione. Gesù cresce all’interno di una famiglia in un ambiente socio-religioso determinato: “il bambino cresceva e si fortificava pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di Lui”. Il Figlio di Dio, avendo assunto la forma umana (cfr. Fil 2, 6-7), ha condiviso la condizione umana in tutto, senza l’esperienza del peccato (cfr. Eb 2, 15). La crescita umana e spirituale, affettiva e psicologica di Gesù è realmente umana: il Dio fatto carne si è comportato come si comporta un bambino obbediente e disobbediente con i genitori, ha subito condizionamenti del contesto in cui viveva, ha ricevuto con gli altri Ebrei la formazione religiosa. Al compimento degli otto giorni Gesù viene circonciso come appartenente al popolo dell’alleanza (cfr. Lc 2, 21); al quarantesimo giorno Maria e Giuseppe, sempre in obbedienza alla Legge, lo presentano al Signore, al Tempio di Gerusalemme, offrono “il sacrificio dei poveri”, cioè una coppia di colombi invece di un agnello (cfr. Lv 5, 7; 12,8) per adempire la purificazione. E proprio al Tempio Gesù viene riconosciuto da due anziani, “poveri del Signore” che attendono la venuta del Messia: accade, infatti, che Simeone, illuminato dallo Spirito Santo, prende tra le braccia il bambino e pronuncia il canto di benedizione a Dio: ormai può morire in pace perché finalmente i suoi occhi hanno contemplato la salvezza di Dio tanto desiderata. Egli tiene tra le braccia colui che è “luce per la rivelazione alle genti e gloria del popolo di Israele”. Poi dice a Maria: il bambino è qui per la rovina e la resurrezione di molti, segno di contraddizione. I tre vocaboli “rovina”, “risurrezione”, “contraddizione” sono tre parole “immense” che danno respiro alla vita. La profezia di Simeone giunge fino a me facendo affiorare dalle mie labbra l’invocazione: “Sii per me rovina e risurrezione, Signore! Non lasciarmi mai nell’indifferenza, Cristo mia dolce rovina che rovini il mio mondo di maschere e bugie, che rovini la vita illusa”. Maria, la “Madre di Dio”, è anche lei destinataria della profezia di Simeone: “la fede non produce l’anestesia del vivere, non lascia mai affondare nella banalità. E se la spada sarà contraddizione e sembrerà rovina, verrà comunque, nel terzo giorno, la terza parola di Simeone: egli è risurrezione” (cfr. Ermes Ronchi). Anche la profetessa Anna, che viveva nell’attesa della salvezza, comprese nella fede che, finalmente, era giunta l’ora del compimento dell’attesa e loda Dio per quel bambino, il Redentore e Salvatore.

Nella narrazione evangelica i due anziani profeti sono il segno concreto che il tempo messianico è giunto e spetta agli uomini e alle donne di ieri e oggi di “riconoscere” nella fede che Gesù è il compimento della salvezza.

Dal Natale nasce una famiglia, la famiglia di Gesù, santa perché Sua. “Dio viene a ricostruire il senso vero della famiglia umana, la vocazione di ogni uomo che è quella di figlio e fratello”. Dio riunisce la sua famiglia per insegnare ad essere familiari davvero, perché vuole liberare dalla tentazione della solitudine.”(Vincenzo Paglia).

Prendiamo Gesù con noi e mettiamolo al centro delle nostre relazioni, a partire da quelle familiari.

Sulla famiglia Papa Francesco, giorni fa, ha detto: “non esiste una famiglia perfetta. Non abbiamo genitori perfetti, non siamo perfetti, non sposiamo una persona perfetta, non abbiamo figli perfetti […] Pertanto, non esiste un matrimonio sano, una famiglia sana, senza l’esercizio del perdono. Il perdono è vitale per la nostra salute emotiva e per la nostra sopravvivenza spirituale. Senza perdono la famiglia diventa un’arena di conflitto […] la famiglia ha bisogno di essere un luogo di vita e non di morte […] il perdono porta gioia dove il dolore produce tristezza”.

Un augurio a tutte le famiglie affinché, mettendo Gesù al centro, diventino luoghi di perdono e di festa.

 

   Francesco Savino