Omelie

II Domenica del Tempo Ordinario 14 Gennaio 2018


II  DOMENICA  DEL TEMPO ORDINARIO [SCARICA]

14  Gennaio  2018

 

Riprendiamo il cammino del Tempo Liturgico Ordinario dopo aver contemplato il mistero del Natale, del Dio con Noi. Siamo alla Domenica della “chiamata del Signore” e ci vengono proposti tre verbi: cercare, seguire, dimorare. L’evangelista Giovanni, dopo prologo (1, 1-18), inizia il racconto della vita pubblica di Gesù (1, 19-2, 12) che si comporta come un rabbì predicatore. Fino a circa trent’anni, Egli era un discepolo tra i tanti di Giovanni il Battista, viveva con lui sulle rive del fiume Giordano dove sfocia nel mar Morto.

“Ebbene, cosa accade? C’è un primo giorno in cui una delegazione di sacerdoti viene da Gerusalemme nel deserto per interrogare Giovanni sulla sua identità (Gv 1,19-28); segue un secondo giorno (Gv 1,29-34) in cui il Battista indica il suo discepolo come “Servo” oppure “Agnello di Dio” (l’aramaico talja’ può rivestire entrambi questi significati). Il terzo giorno – quello narrato dal brano evangelico odierno – Giovanni indica Gesù a due suoi discepoli, Andrea e il discepolo amato, invitandoli a seguirlo. Il quarto giorno è Gesù stesso a chiamare dietro a sé altri due discepoli, Filippo e Natanaele (Gv 1,43-51)” (E. Bianchi).

Gesù è il messia in azione, inizia a svolgere la sua missione nell’ambito di una famiglia-comunità in cui accade che Giovanni il Battezzatore, il maestro, “fissando lo sguardo” sul discepolo Gesù “che passava”, dice: «Ecco l’agnello di Dio».

Siamo al compimento del “già” dell’attesa: Gesù di Nazareth è l’ Atteso  sin dalle origini. E’ arrivato il momento della Sua piena manifestazione che si fa annuncio del regno di Dio. Proprio per la dichiarazione di Giovanni, due suoi discepoli, distaccandosi da lui, iniziano la sequela di Gesù il quale vuole subito conoscere il senso della loro scelta chiedendo  “che cosa cercate?”.

La prima parola che Gesù pronuncia nel quarto Vangelo è una parola posta sotto forma di domanda che rivolge ancora oggi a ciascuno di noi: “Che cosa cerchi? Qual è il tuo desiderio?” Stupisce il Suo stile pedagogico  tanto diverso dai maestri che fanno sempre e soltanto affermazioni. Chi decide di seguire Gesù risponda a questa domanda, interrogando il proprio cuore, scrutandolo in profondità, cercando di capire il “fondamento” della sua vita. La domanda di Gesù è una vera e propria “grazia”, perché l’incontro con Lui ti capovolge e ti fa comprendere che il tuo desiderio di felicità coincide con Gesù. C’è una compatibilità tra la domanda di Gesù e il desiderio del tuo cuore: in Lui non soltanto ti senti   accolto come sei, ma trovi anche la certezza della felicità.

I due discepoli, che per primi seguono Gesù, rivolgendosi a Lui come Maestro, rispondono con un’altra domanda: “Dove dimori?” . Ricevono la proposta perentoria “Venite e vedrete” con la quale il Maestro suscita un movimento, un atteggiamento di “uscita” da sé. Essi, infatti, ormai sedotti, “andarono” e “videro dove Egli dimorava e quel giorno rimasero con Lui”. Gli incontri decisivi della vita, come l’incontro con qualcuno che ha catturato per amore il nostro cuore, hanno sempre un’“ora” che viene scolpita per sempre nella memoria: l’evangelista Giovanni, infatti, annota che “erano circa le quattro del pomeriggio”, quando questi due discepoli iniziano a vivere con Gesù. E’ l’ora in cui hanno trovato il senso, il fine, la ragione.

E quando accade l’incontro che ti cambia, non vedi l’ora di raccontare ad altri quanto è accaduto: così è per Andrea, uno dei due discepoli, che appena incontra suo fratello Simone gli dice di aver trovato il Messia e lo conduce da Gesù. E anche per Simone accade uno sconvolgimento: anche lui riceve lo sguardo di Gesù che parla senza parole perché dice tenerezza e amore, quello sguardo che “converte” tantissimi: “tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa, che significa Pietro”. Nel linguaggio semitico cambiare il nome significava cambiare progetto di vita.

L’incontro tra Gesù, i due discepoli di Giovanni Battista e Simone, ci consente di cogliere l’unicità del Cristianesimo che non è una teoria filosofica, né un’ ideologia o un’etica, ma un accadimento, un incontro, uno sguardo, una relazione con Gesù che ribalta la vita.

Vi auguro una Domenica illuminata dal cercare, seguire, dimorare per lasciare che la vita personale e comunitaria sia ribaltata dall’incontro con Gesù.

   Francesco Savino