La XXV giornata mondiale del malato: l’esperienza della nostra diocesi
L’Ufficio Nazionale di Pastorale della Salute , in occasione della XXV giornata Mondiale del Malato e dei 20 anni di attività, ha inteso organizzare a Roma il 9 e 10 febbraio un evento straordinario e per non far passare inosservato questo XXV anniversario ma soprattutto per ravvivare l’attenzione alla Pastorale della salute, come parte integrante della Missione della Chiesa e tentare ulteriori passi per un suo sviluppo sia sul territorio che nelle strutture.
Evento che si è concluso con l’udienza particolare del Santo Padre, emozione unica, toccante ed indelebile per tutti i partecipanti: membri della commissione episcopale per il servizio della carità e la salute CEI, Vescovi delegati, direttori diocesani di Pastorale della salute, membri dell’ufficio Nazionale di Pastorale della salute e la sua consulta; rappresentanti di malati tra cui alcuni bambini.
Dopo il saluto iniziale di S.E. Card. Montenegro, Arcivescovo di Agrigento e Presidente della Commissione Episcopale per il servizio della carità e salute, e l’introduzione al seminario del Direttore Nazionale dell’ufficio per la Pastorale della Salute don Carmine Arice, in sintesi, le riflessioni successive sono state incentrate sugli scopi della Giornata Mondiale del malato, sul cammino svolto dalla Pastorale della salute, sulla situazione sanitaria nel nostro paese nonché su alcune questioni etiche che riguardano la pastorale della salute, con riferimento alla scelte che si vanno compiendo in Parlamento sul disegno di legge sulle Dichiarazioni Anticipate di Trattamento, e di come sia preoccupante che il medico debba essere solo un esecutore di volontà del paziente al di là del suo giudizio di scienza e coscienza.
La gioia di incontrare Papa Francesco, è stata occasione per mettersi alla scuola del suo Magistero e per capire in che direzione deve andare la Chiesa che lavora nella sanità per una Pastorale in uscita. In sintesi le parole del Papa rivolte ai partecipanti:
“Sono stati anni segnati da forti cambiamenti sociali e culturali, e oggi possiamo constatare una situazione con luci e ombre. Certamente, la ricerca scientifica è andata avanti e siamo riconoscenti per i preziosi risultati ottenuti per curare, se non per sconfiggere, alcune patologie. Auguro che il medesimo impegno sia assicurato per le malattie rare e neglette, verso le quali non sempre viene prestata la dovuta attenzione, con il rischio di dare adito a ulteriori sofferenze. Lodiamo il Signore anche per tanti operatori sanitari che con scienza e coscienza vivono il loro lavoro come una missione, ministri della vita e partecipi dell’amore effusivo di Dio creatore; le loro mani toccano ogni giorno la carne sofferente di Cristo, e questo è un grande onore e una grave responsabilità. Così pure ci rallegriamo per la presenza di numerosi volontari che, con generosità e competenza, si adoperano per alleviare e umanizzare le lunghe e difficili giornate di tanti malati e anziani soli, soprattutto poveri e indigenti. E qui mi fermo per ringraziare della testimonianza del volontariato in Italia.
Insieme con le luci, però, vi sono alcune ombre che rischiano di aggravare l’esperienza dei nostri fratelli e sorelle ammalati. Se c’è un settore in cui la cultura dello scarto fa vedere con evidenza le sue dolorose conseguenze è proprio quello sanitario. Quando la persona malata non viene messa al centro e considerata nella sua dignità, si ingenerano atteggiamenti che possono portare addirittura a speculare sulle disgrazie altrui. E questo è molto grave! Occorre essere vigilanti, soprattutto quando i pazienti sono anziani con una salute fortemente compromessa, se sono affetti da patologie gravi e onerose per la loro cura o sono particolarmente difficili, come i malati psichiatrici.
Il modello aziendale in ambito sanitario, se adottato in modo indiscriminato, invece di ottimizzare le risorse disponibili rischia di produrre scarti umani. Ottimizzare le risorse significa utilizzarle in modo etico e solidale e non penalizzare i più fragili.
Al primo posto c’è l’inviolabile dignità di ogni persona umana dal momento del suo concepimento fino al suo ultimo respiro . Non ci sia solo il denaro a orientare le scelte politiche e amministrative, chiamate a salvaguardare il diritto alla salute sancito dalla Costituzione italiana, né le scelte di chi gestisce i luoghi di cura. La crescente povertà sanitaria tra le fasce più povere della popolazione, dovuta proprio alla difficoltà di accesso alle cure, non lasci nessuno indifferente e si moltiplichino gli sforzi di tutti perché i diritti dei più deboli siano tutelati.
La storia della Chiesa italiana conosce tante “locande del buon samaritano”, dove i sofferenti hanno ricevuto l’olio della consolazione e il vino della speranza. Nei contesti attuali, dove la risposta alla domanda di salute dei più fragili si rivela sempre più difficile, non esitate anche a ripensare le vostre opere di carità per offrire un segno della misericordia di Dio ai più poveri che, con fiducia e speranza, bussano alle porte delle vostre strutture.”
Per la Calabria hanno partecipato a tale evento Mons. Francesco Savino vescovo della Diocesi di Cassano all’Jonio e delegato alla pastorale della salute della Conferenza Episcopale Calabra, nonché membro della Commissione Episcopale per il servizio della carità e la salute della CEI, Don Antonio Martello direttore dell’Ufficio Regionale della Pastorale della salute, Dott. Aldo Foscaldi Direttore dell’Ufficio Diocesano della Pastorale della salute della Diocesi di Cassano All’Ionio, Dr.Giuseppe Mundo collaboratore Ufficio Pastorale della salute diocesi di Casano All’Ionio.