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Omelia domenica 10 gennaio: “Con il popolo, in mezzo al popolo, uno del popolo”


Domenica 10 Gennaio 2016 Battesimo di Gesù [SCARICA]

“Con il popolo, in mezzo al popolo, uno del popolo”

Celebriamo, in questa domenica, la festa del BATTESIMO DI GESU’, la prima manifestazione pubblica di Gesù, uomo ormai adulto. Il momento è decisivo: segna il passaggio da una vita “privata”, “riservata”, ad una vita dedita  alla predicazione del Regno ed ai conseguenti gesti terapeutici.

Tutti i Vangeli “custodiscono la memoria di questo evento” che viene collocato all’inizio del ministero di Gesù; ogni evangelista sottolinea aspetti diversi da cui possiamo cogliere la profondità dell’esperienza battesimale di Gesù.

La breve narrazione di Luca presenta una sua peculiarità: cerchiamo di coglierla.

Giovanni il Battista, verso cui si era concentrata l’attenzione di molti che lo ritenevano il “Cristo”, marca una differenza con il “Veniente” affermando che il Messia avrebbe battezzato in “Spirito Santo e fuoco” e puntualizzando di non essere degno di “slegare i lacci dei suoi sandali”. Proprio il Veniente si presenta al fiume Giordano:   si chiama Jshu’a (Gesù) anche se il nome  non è ancora noto, e  si mette in fila per farsi battezzare. Ricordiamo che Giovanni Battista annunciava un battesimo di conversione, cioè segno di cambiamento per il perdono dei peccati. Difficile e tremenda la sfida del Battista perché il perdono dei peccati si otteneva al Tempio di Gerusalemme portando delle offerte al Signore. Eppure, scrive Luca, tutto il popolo andava a farsi battezzare da lui. E Gesù si mette in fila con i peccatori: compie un gesto di solidarietà con la condizione esistenziale del popolo che dimostra di aver compreso che il perdono dei peccati non si ottiene attraverso un rito nel Tempio, ma attraverso un cambiamento radicale di vita.

L’esordio della vita pubblica di Gesù è davvero significativo: non una predicazione, non un miracolo, ma un gesto di solidarietà con il popolo, per confondersi con i peccatori, per farsi uno di loro; un gesto umanissimo di umiltà, di obbedienza-sottomissione a Dio e di totale condivisione con i fratelli.

Nel  Vangelo di Luca, l’attenzione viene richiamata da un particolare: Gesù, ricevuto il battesimo,  “prega”, cioè  vive  una relazione di comunione profonda con il Padre. Penso che  per Gesù la preghiera sia stata  “fare silenzio, fare spazio dentro di sé allo Spirito di Dio, il Padre, per accogliere quella Parola di Dio che lo Spirito stesso fa risuonare”. Questa è la preghiera cristiana: predisposizione di se stessi all’accoglienza della Parola e dello Spirito di Dio (cfr. E. Bianchi). Gesù, dunque,  si fa immergere nell’acqua da Giovanni e prega perché la sua vita diventi dimora dello Spirito Santo.  Solo lui vede  lo Spirito Santo scendere dal cielo sotto forma di colomba e fermarsi su di lui. Il cielo si apre su Gesù! Quello Spirito che aveva fecondato Maria, la madre di Gesù, quello stesso Spirito si “impossessa” di lui.

Su Gesù scende la stessa capacità di amore di Dio. La colomba rimanda al libro della Genesi dove lo Spirito di Dio, che aleggiava sulle acque, ha la forma di colomba: in Gesù inizia la nuova creazione (una palingenesi), che consiste in un’ opera di perdono e di misericordia.

E, mentre lo Spirito, “squarciando i cieli”, scende ad abitare tutta la persona di Gesù, ecco risuonare una parola molto personale rivolta a Gesù stesso. “Tu”! “Tu sei il figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”.

Precisi sono i riferimenti a tre testi della sacra scrittura: un salmo, il libro della Genesi e il libro del profeta Isaia.

L’espressione “tu sei il figlio mio”(Salmo 2,7) era la consacrazione del Messia. Possiamo parafrasarla con le parole “io sono contento di sceglierti, tu sei l’amato, che significa anche unigenito, colui che eredita tutto dal Padre”.  Anche per Isacco, il figlio di Abramo si legge la stessa espressione nel libro della Genesi.

“In te ho posto il mio compiacimento”: rimanda al profeta Isaia quando parla del futuro Messia che riceve tutta la gioia da parte del Padre.

Su Gesù, nel momento del battesimo, scende non soltanto lo Spirito Santo ma Dio stesso. Il Padre, si riconosce in Lui. Chi incontra Gesù incontra il Padre, Dio. Il battesimo è la scoperta della propria identità da parte di Gesù. Ormai il tempo è maturo! L’esodo dalla vita privata alla vita pubblica è compiuto  grazie alla “immersione nelle acque del Giordano”. Il cielo si è aperto! La  scoperta della sua missione nel mondo si è acclarata. E’ il “Tu” che Dio consegna all’umanità, a noi, e chiunque incontrerà questo “Tu” sperimenterà quella consolazione, quella misericordia di cui il profeta Isaia parla nella prima lettura.

In questo “Tu”, per dirla con le parole di San Paolo a Tito, “è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo”.

Noi Chiesa, credenti di oggi, viviamo il “frattempo” tra il primo Natale (nascita di Gesù nella debolezza della carne), e la parusia (ultima e gloriosa venuta del Signore): non siamo soli in relazione con il “Tu” di Dio  che ci consente, se vogliamo, di vivere una  vita bella come esperienza di misericordia.

Buon incontro con il “Tu”, immerso nelle “acque del Giordano” in cui Dio ha posto la sua gioia.

  Francesco Savino