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Omelia V Domenica di Pasqua 19 Maggio 2019


V DOMENICA DI PASQUA [SCARICA]

At 14, 21-27; Sal 144; Ap 21, 1-5; Gv 13, 31-33. 34-35

Domenica  19  Maggio  2019

In questa V Domenica di Pasqua contempliamo la glorificazione di Gesù che, per il Vangelo di Giovanni, viene svelata sulla croce. L’amore di Gesù “fino alla fine, fino all’estremo” (Gv 13, 1) è la sua gloria. Il Cristo è risorto per il suo amore incondizionato verso il Padre e verso i fratelli. È l’amore totale di Gesù che ha vinto la morte per sempre!

Leggiamo oggi un brano tratto dai “discorsi di addio” che comprende  per ben quattro capitoli (cfr. Gv 13, 31 – 16, 33) del IV Vangelo.

Dopo aver lavato i piedi ai suoi discepoli per rivelarsi Signore e Maestro come Servo, Gesù indica chi sta per tradirlo: uno dei dodici. Non fa nulla per fermarlo, anzi, porgendogli un boccone di cibo, lo invita ad agire al più presto (cfr. Gv 13, 25-27). Ora che Giuda è uscito dal cenacolo per concordare l’arresto, “ora” che è davvero notte perché sembra che il male prevalga, Gesù dice: “Ora il Figlio dell’Uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in Lui. Se Dio è stato glorificato in Lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito”.

Che paradosso! Sembra l’ora della sconfitta e del fallimento! Ma proprio ora Gesù è glorificato come Dio è glorificato dall’amore totale di Suo Figlio. L’ora di Gesù non è decisa dalla libertà di tradire da parte di Giuda ma dalla libertà dell’amore di Gesù. È quando abbiamo perso tutto, “quando siamo deboli” dirà Paolo, allora siamo forti. 

Mentre Giuda tradisce, Gesù lo ama e in questa scelta radicale, umanamente incomprensibile, il tradimento e la violenza sono vinti per sempre.

In questo contesto Gesù annuncia il comandamento nuovo: “Amatevi gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”. 

A tal proposito scrive Luciano Manicardi: “Niente di idilliaco o romantico in questo comando, anzi, qualcosa di drammatico. Si tratta di convertire il nostro sguardo sull’altro facendo divenire il limite che egli rappresenta per noi un’occasione di amore, di accoglienza e non di rigetto, di riconoscimento e non di negazione, di ospitalità e non di ostilità. La presenza del Risorto avverrà così nello spazio relazionale intracomunitario: «gli uni gli altri»”.

Gesù dichiara “nuovo” il comandamento che consegna ai suoi.

In che cosa consiste questa novità se anche nella legge di Mosè si dice “amerai il prossimo tuo come te stesso”? La novità sta proprio nella espressione “amatevi gli uni gli altri”.

“In un rapporto di comunione – sostiene Ermes Ronchi – in un faccia a faccia, a tu per tu. Nella reciprocità: amore dato e ricevuto; dare e ricevere amore è ciò su cui si pesa la felicità di questa vita. Non si ama l’umanità in generale; si ama quest’uomo, questo bambino, questo straniero, questo volto. Immergendosi nella sua intimità concreta. Si amano le persone ad una ad una, volto per volto”.

La differenza cristiana sta proprio nel sentirsi amati da un Dio che ama oltre misura e che, in Gesù, si rivela come Amore.

Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri”: questa è la caratteristica dell’esperienza dei discepoli di Gesù, della sua Chiesa; questa è l’autorevolezza e la credibilità dei cristiani.

Chiediamo allo Spirito di Gesù Risorto di renderci capaci di riconoscere e accogliere il Suo Amore per lasciare che scorra liberamente in tutti coloro che incontriamo.

Buona Domenica.

   Francesco Savino