Omelie

Omelia XXVIII Domenica del Tempo Ordinario


XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO [SCARICA]

2 Re 5, 14-17; Sal 97; 2 Tm 2, 8-13; Lc 17, 11-19

13  Ottobre  2019

Nel Vangelo di questa Domenica, leggiamo ancora una volta che Gesù è in cammino verso Gerusalemme: Luca precisa che percorre la terra di frontiera tra la Galilea e la Samaria per scendere nella valle del Giordano.

Ed ecco un incontro inatteso: “Gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono e dissero ad alta voce: «Gesù, Maestro, abbi pietà di noi»”.

È noto che, nell’Israele Antico, il lebbroso era lo scarto della società, emarginato e condannato alla segregazione perché impuro e maledetto da Dio e dagli uomini. I lebbrosi, secondo la Legge mosaica, portavano il peccato scritto sulla pelle. La malattia in genere era considerata un segno del castigo di Dio per i peccati (cfr. Nm 12, 14).

Perciò questi dieci lebbrosi implorano Gesù ad alta voce, senza avvicinarsi. Egli, come in un caso analogo (cfr. Lc 5, 14), li invita a presentarsi ai sacerdoti, perché spetta a loro, rappresentanti della Legge, di attestare l’avvenuta guarigione e di riammetterli nel consesso sociale (cfr. Lv 13, 16-17; 14, 1-32).

“E mentre essi andavano, furono purificati”, tutti e dieci ma uno solo di loro “vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano”.

Gesù osserva che, su dieci lebbrosi guariti, uno solo torna per “rendere gloria a Dio”. E’ un samaritano, considerato scismatico ed eretico, nemico religioso per i Giudei. E gli dice: “La tua fede ti ha salvato” rivelando il legame molto stretto tra la fede di quest’uomo e la sua capacità di rendere gloria a Dio. 

“Alla gratuità dell’agire di Dio verso l’uomo risponde il riconoscimento del dono e la riconoscenza, la gratitudine di chi riconosce che «tutto è grazia», che l’amore del Signore precede, accompagna e segue la sua vita” (Enzo Bianchi).

La gratitudine di questo lebbroso, manifestata dal suo rendere gloria a Dio, ci richiama al cuore della fede cristiana che è l’Eucarestia che, non dimentichiamolo mai, è proprio “rendimento di grazie”.

Il vero culto cristiano consiste essenzialmente in una vita capace di rispondere al dono inestimabile di Dio, il dono di Suo Figlio Gesù Cristo, che il Padre, nel Suo amore incondizionato, ha fatto all’umanità (cfr. Gv 3, 16).

Noi cristiani, discepoli missionari di Gesù, siamo chiamati ad essere uomini e donne eucaristici (cfr. Col 3, 15; 1Ts 5, 18), a vivere la nostra esistenza come una continua eucarestia, “nel rendimento di grazie” (1Tm 4, 4) per l’azione di Dio, che desidera che la vita di ognuno sia piena (cfr. Gv 10, 10).

L’ultima parola di santa Chiara prima di morire fu: “Ti ringrazio, Signore, di avermi creata!”.

Preghiamo perché non dimentichiamo mai di ringraziare il Signore per l’abbondanza continua dei Suoi doni.

Buona Domenica.

     Francesco Savino