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Sciagura del Raganello, Funerale De Rasis. Savino: “Riconsiderare il nostro rapporto con la natura”


“Antonio è ora definitivamente un eletto nel Regno di Dio”

 

Omelia funerale di Antonio De Rasis 

Cerchiara,  23  Agosto  2018

“Perché?”

“Ma  Dio è buono?”

“Perché proprio mio figlio?”

“Dio, dove sei?”

   Tante volte mi sono sentito ripetere queste parole.

Dai familiari, da voi genitori e fratelli, dagli amici di Antonio, ho raccolto queste domande pronunciate tra il pianto e con lo sguardo perso nel vuoto.

Nel reparto di Pediatria di Castrovillari i bambini, appena appresa la notizia della morte del papà o della mamma, hanno espresso gli stessi interrogativi, mentre lacrime di disperazione li devastavano.

Esiste una risposta?

No, non ne conosco una. Posso solo rispondere con il silenzio e raccogliendo le lacrime in un abbraccio.

Rivolgendo a Dio le stesse domande, in queste ore drammatiche, ho ripensato a Giobbe che mai si arrese nel rinfacciare a Dio la sua condizione e, dopo una serie indicibile di sofferenze, si consegnò a Dio dicendo: “Io lo so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere” (Gb 19, 1.23-27).

Come il fango e i detriti che hanno ingoiato Antonio e tutte le vittime della sciagura del Raganello, la “polvere” citata dal testo biblico ci riporta alla nostra fragilità. Siamo canne spezzate dal vento dell’esistenza e siamo richiamati alla grandezza della vita che è fragile: con eventi imprevedibili, ci richiama sul chi siamo, liberandoci da ogni delirio di prepotenza.

Non ho altre parole da aggiungere al lutto che ci addolora e ci abbatte. Una sola certezza posso proporvi: Dio, nostro Padre, non ci è lontano, anzi. Giovanni Guareschi, fa dire a don Camillo, dopo un’alluvione che mise in ginocchio tutti i suoi parrocchiani: “Fratelli, le acque sono tumultuose dal letto del fiume e tutto travolgono, ma … ritornerà a splendere il sole. E, se alla fine, voi avrete perso ogni cosa, sarete ancora ricchi se non avrete perso la fede in Dio”. E poi il racconto prosegue: «Don Camillo parlò a lungo nella chiesa devastata e deserta e intanto la gente, immobile sull’argine, guardava il campanile. E continuò ancora a guardarlo e, quando dal campanile vennero i rintocchi dell’Elevazione, le donne si inginocchiarono sulla terra bagnata e gli uomini abbassarono il capo. La campana suonò ancora per la Benedizione. Adesso che in chiesa tutto era finito, la gente si muoveva e chiacchierava a bassa voce: ma era una scusa per sentire ancora le campane».

Il rintocco delle campane benedicenti è un richiamo per noi tutti alla responsabilità condivisa: ogni Istituzione faccia la parte che le compete; le parole, che hanno un senso, non siano sprecate, sciupate, non siano mai parole al vento, anzi siano di responsabilità matura. Non c’è libertà senza verità e giustizia. Quello che è successo alle Gole del Raganello dovrebbe farci riflettere anche sulla necessità di riconsiderare il nostro rapporto con la natura. Siamo chiamati a comprendere che esiste qualcosa di più grande di noi che necessita una prudenza che sfocia nell’assoluto e incondizionato rispetto. Non aggiungiamo dolore a dolore. 

Ripetiamo, piuttosto, con il salmista:

  “Il Signore è il mio pastore: 

non manco di nulla … 

Rinfranca l’anima mia …

Anche se vado per una valle oscura

Non temo alcun male, perché tu sei con me.

Il tuo bastone e il tuo vincastro

mi danno sicurezza …

… abiterò ancora nella casa del Signore

Per lunghi giorni”.

Antonio è entrato “nella casa del Signore” dove ci aspetta.

La sua esistenza tra noi, così entusiastica, generosa, straordinariamente positiva, non è stata risucchiata dalla morte ma, come Gesù, è “consegnata” a Dio, perché, ai suoi cari e a tutti noi, ritorni come Luce di Vita Eterna.

La morte, sostiene lo scrittore Fernando Pessoa,

è la curva della strada,

morire è solo non essere visto.

Se ascolto, sento i tuoi passi.

Esistere come io esisto.

La terra è fatta di cielo.

Non ha nido la menzogna.

Mai nessuno si è smarrito.

Tutto è verità e passaggio.

Le parole conclusive della pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato “molti sono chiamati, ma pochi eletti” ci riguardano: noi che crediamo in Cristo Signore, siamo scelti per essere nell’eternità, eletti, cioè scelti, per il  Regno di Dio. Antonio è ora definitivamente un eletto nel Regno di Dio.

Grazie, Antonio, per quello che sei stato, per quello che hai fatto, per il ricordo di te che rimane nel cuore dei tuoi genitori, della tua famiglia, dell’intera comunità.

Alziamo lo sguardo alla Madonna delle Armi, molto cara in questo territorio: Ella ci guida, anche in questo momento, a guardare verso Dio, fonte della speranza e della fiducia.

Amen.

   Francesco Savino

(foto funerali di Pino La Rocca)