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Scuola di formazione per catechisti ed operatori pastorali


Giornata del Catechista con Suor Veronica Donatello

ritiro spirituale 2015

  • sentazione delle conclusioni del Vescovo, mons. Francesco Savino, ai catechisti

27/11/2015 Parrocchia S. Rita da Cascia in Francavilla Marittima

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  • Ritiro spirituale per Catechisti.Mormanno 25-26 luglio 2015ISCRIZIONILETTERA AI PARROCI
    E AI CATECHISTI
  • Formazione dei catechisti per il settore Catecumenato tenutosi giorno 19 maggio 2015INCONTRIAMO GESU’Orientamenti per l’Annuncio e la Catechesi in ItaliaIn primo luogo, occorre chiarire una cosa: di che tipo di documento si tratta?“Incontriamo Gesù”  è un testo magisteriale, redatto dalla Commissione Episcopale per la Dottrina della fede l’Annuncio e la Catechesi (CEDAC) e approvato dai vescovi riuniti in assemblea( Roma 19-22 maggio 2014). Essi ci propongono un testo su cui ragionare, su cui riflettere punto per punto per metterci in dialogo con le nostre concrete realtà parrocchiali. Viene consegnato infatti alle nostre chiese locali, si rivolge in particolare ai pastori, ai catechisti ed agli operatori pastorali, come testo di carattere tecnico. Si presenta però anche intessuto di una ricca spiritualità, e si sviluppa in un intreccio fecondo tra la storia della Chiesa di oggi e le comunità delle origini. I primi due capitoli della 1Ts scandiscono la divisione in capitoli del documento, guidandoci a rileggere il presente alla luce del passato fondante, per protenderci con speranza verso il futuro. “Incontriamo Gesù”: è una proposta ad impianto relazionale, nella quale si afferma che la relazione con il Signore (scopo della catechesi), si costruisce nella relazione interpersonale e nello specifico nella relazione intra-ecclesiale. La catechesi è un fatto di Chiesa, non di individui (siano essi preti o laici) magari anche geniali, ma incapaci di mettersi in ascolto per lavorare insieme. Il documento è stato pensato per “sostenere la riflessione e la progettazione della pastorale catechistica”, indicando le coordinate lungo le quali ciascuna comunità, entro il grembo della Chiesa, è chiamata a continuare con creatività ed impegno il proprio cammino.Il cuore del documento è  nella tensione verso l’obiettivo della catechesi, esplicitamente evocato nel titolo, ossia promuovere l’attitudine a «pensare secondo Cristo e pensare Cristo attraverso tutte le cose».L’incontro personale e vitale con Cristo è lo scopo dell’azione catechistica. Chi è impegnato in questa attività conosce la fatica per uscire dal fraintendimento intellettualistico che segna la catechesi, ancora intesa da troppi solo come ‘dottrina’.Il testo si compone di quattro capitoli: Il primo delinea la situazione attuale e sottolinea il primato dell’evangelizzazione di adulti e giovani; nel secondo capitolo si affronta il tema del primo annuncio e dell’ispirazione catecumenale dei nuovi cammini; il terzo capitolo si occupa di iniziazione cristiana e il quarto è dedicato al servizio di uffici diocesani, evangelizzatori, catechisti e alla loro formazione su cui insiste fortemente e ripetutamente.Il documento non ha la pretesa di sostituire i testi fondamentali del progetto catechistico italiano (che nasce nel 1970 con il Documento Base ), anche se potremmo  sentirvi risuonare cose già note. Ci offre però un quadro di sintesi del magistero del Santo Padre, condensato  nell’Esortazione  Evangelii Gaudium di cui il testo  è ricco di riferimenti, e della concreta situazione della catechesi in Italia.Ma quali sono le coordinate fondamentali della proposta? Cristo come centro, traguardo, via; la Scrittura come stella polare; la dimensione catecumenale; la liturgia come nutrimento e la carità come frutto; la centralità degli adulti; l’attenzione ai giovani; la comunità cristiana come soggetto principale della catechesi; l’indicazione decisa e forte per la formazione dei formatori, catechisti ed operatori pastorali …Al n. 54 leggiamo:«è necessario che in tutte le diocesi si prosegua o si dia avvio a una progettazione ampia che coinvolga le parrocchie in una proposta uniforme e attui un rinnovamento reale e corale». Il documento afferma che la struttura catecumenale del cammino di iniziazione cristiana e il recupero dell’ordine originario dei sacramenti (1. Battesimo 2. Cresima 3. Eucaristia) sono un percorso ormai definito, che dovrà essere intrapreso da tutte le nostre comunità.Concretamente cosa significa? A titolo illustrativo, ecco i passaggi del cammino di Iniziazione Cristiana per fanciulli e ragazzi ad impronta catecumenale, così come si struttura in alcune delle diocesi che lo stanno sperimentando.I genitori che scelgono di battezzare il proprio bambino sono invitati ad un cammino biennale (due-tre incontri l’anno) di riflessione e formazione, che prosegue poi nel tempo della scuola d’infanzia. Intorno ai 6 anni inizia per i bambini (con le loro famiglie) la tappa di ‘evangelizzazione’, a cui segue un percorso triennale di ‘catechesi’ verso Cresima ed Eucaristia conferite (intorno agli 11 anni) nel tempo pasquale; segue la mistagogia in cui il ragazzo è accompagnato, se vuole, fino alle soglie dell’età adulta (mistagogia: fare memoria del dono ricevuto e vivere un’esperienza bella di Chiesa; è un cammino di appropriazione personale, esistenziale oltre che conoscitiva, di quanto celebrato, anche attraverso esperienze dirette nelle opere di carità e nella vita della comunità – n. 62). Il coinvolgimento delle famiglie è globale e, anche dove non è previsto l’obbligo della partecipazione, i genitori sono sempre invitati e i bambini sempre accolti. Questo percorso, comunque esigente, implicherà la fine della pura motivazione sociologica nella richiesta dei sacramenti.Il cuore del documento è comunque il n. 27 ( Sapere Gesù), che merita di essere eviscerato nella sua essenza ed importanza. Nei nostri prossimi incontri diocesani  ne faremo  traccia di riflessione e di studio, e sarà lo sfondo integratore di tutte le argomentazioni che affronteremo,  lasciando che si sedimenti piano piano dentro di noi per diventare inquietudine, fermento, lievito del nostro ministero.

Formazione dei catechisti per il settore Catecumenato tenutosi giorno 19 maggio 2015

Formazione dei catechisti per il settore Catecumenato tenutosi giorno 19 maggio 2015

INCONTRIAMO GESU’

Orientamenti per l’Annuncio e la Catechesi in Italia

In primo luogo, occorre chiarire una cosa: di che tipo di documento si tratta?

“Incontriamo Gesù”  è un testo magisteriale, redatto dalla Commissione Episcopale per la Dottrina della fede l’Annuncio e la Catechesi (CEDAC) e approvato dai vescovi riuniti in assemblea( Roma 19-22 maggio 2014). Essi ci propongono un testo su cui ragionare, su cui riflettere punto per punto per metterci in dialogo con le nostre concrete realtà parrocchiali. Viene consegnato infatti alle nostre chiese locali, si rivolge in particolare ai pastori, ai catechisti ed agli operatori pastorali, come testo di carattere tecnico. Si presenta però anche intessuto di una ricca spiritualità, e si sviluppa in un intreccio fecondo tra la storia della Chiesa di oggi e le comunità delle origini. I primi due capitoli della 1Ts scandiscono la divisione in capitoli del documento, guidandoci a rileggere il presente alla luce del passato fondante, per protenderci con speranza verso il futuro.

 “Incontriamo Gesù”: è una proposta ad impianto relazionale, nella quale si afferma che la relazione con il Signore (scopo della catechesi), si costruisce nella relazione interpersonale e nello specifico nella relazione intra-ecclesiale. La catechesi è un fatto di Chiesa, non di individui (siano essi preti o laici) magari anche geniali, ma incapaci di mettersi in ascolto per lavorare insieme. Il documento è stato pensato per “sostenere la riflessione e la progettazione della pastorale catechistica”, indicando le coordinate lungo le quali ciascuna comunità, entro il grembo della Chiesa, è chiamata a continuare con creatività ed impegno il proprio cammino.

Il cuore del documento è  nella tensione verso l’obiettivo della catechesi, esplicitamente evocato nel titolo, ossia promuovere l’attitudine a «pensare secondo Cristo e pensare Cristo attraverso tutte le cose».

L’incontro personale e vitale con Cristo è lo scopo dell’azione catechistica. Chi è impegnato in questa attività conosce la fatica per uscire dal fraintendimento intellettualistico che segna la catechesi, ancora intesa da troppi solo come ‘dottrina’.

Il testo si compone di quattro capitoli: Il primo delinea la situazione attuale e sottolinea il primato dell’evangelizzazione di adulti e giovani; nel secondo capitolo si affronta il tema del primo annuncio e dell’ispirazione catecumenale dei nuovi cammini; il terzo capitolo si occupa di iniziazione cristiana e il quarto è dedicato al servizio di uffici diocesani, evangelizzatori, catechisti e alla loro formazione su cui insiste fortemente e ripetutamente.

Il documento non ha la pretesa di sostituire i testi fondamentali del progetto catechistico italiano (che nasce nel 1970 con il Documento Base ), anche se potremmo  sentirvi risuonare cose già note. Ci offre però un quadro di sintesi del magistero del Santo Padre, condensato  nell’Esortazione  Evangelii Gaudium di cui il testo  è ricco di riferimenti, e della concreta situazione della catechesi in Italia.

Ma quali sono le coordinate fondamentali della proposta? 

Cristo come centro, traguardo, via; la Scrittura come stella polare; la dimensione catecumenale; la liturgia come nutrimento e la carità come frutto; la centralità degli adulti; l’attenzione ai giovani; la comunità cristiana come soggetto principale della catechesi; l’indicazione decisa e forte per la formazione dei formatori, catechisti ed operatori pastorali …

Al n. 54 leggiamo:

«è necessario che in tutte le diocesi si prosegua o si dia avvio a una progettazione ampia che coinvolga le parrocchie in una proposta uniforme e attui un rinnovamento reale e corale». Il documento afferma che la struttura catecumenale del cammino di iniziazione cristiana e il recupero dell’ordine originario dei sacramenti (1. Battesimo 2. Cresima 3. Eucaristia) sono un percorso ormai definito, che dovrà essere intrapreso da tutte le nostre comunità.

Concretamente cosa significa? A titolo illustrativo, ecco i passaggi del cammino di Iniziazione Cristiana per fanciulli e ragazzi ad impronta catecumenale, così come si struttura in alcune delle diocesi che lo stanno sperimentando.

I genitori che scelgono di battezzare il proprio bambino sono invitati ad un cammino biennale (due-tre incontri l’anno) di riflessione e formazione, che prosegue poi nel tempo della scuola d’infanzia. Intorno ai 6 anni inizia per i bambini (con le loro famiglie) la tappa di ‘evangelizzazione’, a cui segue un percorso triennale di ‘catechesi’ verso Cresima ed Eucaristia conferite (intorno agli 11 anni) nel tempo pasquale; segue la mistagogia in cui il ragazzo è accompagnato, se vuole, fino alle soglie dell’età adulta (mistagogia: fare memoria del dono ricevuto e vivere un’esperienza bella di Chiesa; è un cammino di appropriazione personale, esistenziale oltre che conoscitiva, di quanto celebrato, anche attraverso esperienze dirette nelle opere di carità e nella vita della comunità – n. 62). Il coinvolgimento delle famiglie è globale e, anche dove non è previsto l’obbligo della partecipazione, i genitori sono sempre invitati e i bambini sempre accolti. Questo percorso, comunque esigente, implicherà la fine della pura motivazione sociologica nella richiesta dei sacramenti.

Il cuore del documento è comunque il n. 27 ( Sapere Gesù), che merita di essere eviscerato nella sua essenza ed importanza. Nei nostri prossimi incontri diocesani  ne faremo  traccia di riflessione e di studio, e sarà lo sfondo integratore di tutte le argomentazioni che affronteremo,  lasciando che si sedimenti piano piano dentro di noi per diventare inquietudine, fermento, lievito del nostro ministero.

 

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GIORNATA DEL CATECHISTA DEL 25 GENNAIO 2015

Parola e comunità a servizio della famiglia

E nel nostro caso a servizio della con persone disabile.

All’inizio della riflessione ci soffermeremo su alcune notizie e concetti già consegnati alla vostra attenzione negli incontri precedenti.

Non dimentichiamoci che le persone con disabilità sono poco meno di un miliardo:82% di esse vive in paesi in via di sviluppo e non ha accesso a servizi o benefici; che più dell’80% non ha un impiego e che solo il  5% dei minori con disabilità può accedere ad una educazione formale.

C’è da impegnarsi molto su vari fronti: personalmente, politicamente ed ecclesialmente.

Oggi viviamo in una società violenta e competitiva, dove spesso ha ragione chi vince e vince il più forte sempre. In questo contesto la persona con disabilità come tutti i malati e poveri non possono essere trattati come pietre scartate, ma con Cristo sono chiamati a diventare testate d’angolo della civiltà dell’Amore.

Le persone disabile sono figli di Dio. Bisogna dirlo, farlo comprendere e vivere. Nel vangelo emerge con chiarezza che Gesù non si limitava solamente a guarire le persone con disabilità che incontrava, ma la sua preoccupazione era quella che fosse loro comunicato il Vangelo del Regno entrare nell’ottica di essere Figli di Dio e quindi aperti al vero amore.

Si è detto anche con l’arrivo di un bambino disabile inizia in ogni famiglia toccata da questo problema, un lungo e complicato e doloroso processo di cambiamento e adattamento che coinvolge sia l’intero nucleo familiare sia i componenti singoli.

Il coinvolgimento dei catechisti, della parrocchia a servizio della famiglia ferita dal problema in discussione, deve avvenire alla luce della parola di Dio, nella Parola trovare forza ed azione per agire concretamente.

I catechisti e l’intera comunità cristiana sono chiamati ad avere un’attenzione particolare per la catechesi delle persone disabili e per le loro famiglie.

I genitori di figli con disabilità hanno bisogno e diritto di essere accompagnati nel loro difficile cammino di fede; hanno bisogno di trovare risposta nella fede alle loro domande angosciose. Hanno bisogno di essere aiutati a creare linguaggi adatti per annunciare il Vangelo e perché genitori sono anche per loro “i primi e principali maestri nella fede”. I genitori, infatti, nel loro rapporto di amore sanno trovare i canali di comunicazione e li possono trasmettere anche ai catechisti e agli insegnanti di religione. A maggior ragione noi Chiesa dobbiamo affiancare ancor di più la famiglia.

L’obiettivo è far crescere anche nei bambini con disabilità la fede ricevuta, il dono nel battesimo, far loro comprendere e vivere una normale vita sacramentale, per sviluppare quella relazione di comunione con Dio e con i fratelli, che è l’unico fine per cui Dio ha creato l’uomo.  Ricordiamoci le Guarigioni di Gesù)

La comunità cristiana si è realmente lasciata interrogare dalla disabilità, in questi ultimi anni in modo significativo. L’appello ad una speciale attenzione nei confronti dei figli posti nella condizione di un’umanità ferita da limitazioni debilitanti.

Sembra ben accolto dalle varie comunità .

Carismi individuali e collettivi hanno fortemente contribuito a creare uno specifico spazio di sensibilità e di accoglienza, che in molti casi, è divenuto anche parte integrante della normale attività pastorale e caritativa della stessa comunità parrocchiale.

La comunità cristiana , che è chiamata ad annunciare il Vangelo, è cosciente di essere comunità di vita, un luogo in cui si fa esperienza per affrontare concretamente e continuamente si cerca di seguire quelle scelte pastorali che siano significative per affrontare i problemi esistenziali.

La psicologia pastorale di Baungartner:

Bisogna domandarsi, se nel modo di accompagnare persone nel corso di tragiche crisi esistenziali… essa dica all’uomo in modo sufficiente e distintamente percettibile: Dio è dalla vostra parte! Egli previene il vostro agire con la sua grazia…

La pastorale segue, nella sua prassi, la sequenza della verità della fede ben chiara secondo la quale l’interesse primo e primario di Dio consiste nel dimostrare che egli ci tiene per mano”.

Evangelizzare significa annunciare la presenza di Dio nella storia degli uomini, svelare il volto di Dio che si è rivelato in Gesù Cristo, come colui che salva e libera.

È soprattutto il problema del dolore a mettere la fede alla prova (E.V.). Di fronte ad ogni sofferenza e ogni limite umano si verifica, cioè si rende vero, l’atteggiamento di Gesù di  Nazareth con il cieco nato (Gv.9,3)

Egli non risponde alla domanda sulla cecità, ma si 9impegna a dare senso a quell’evento .

L’esperienza di fede fa intravedere un cammino di liberazione ovunque la persona sia alle prese con l’errore , il limite e permette di accogliere l’annuncio-comandamento: «Alzati e cammina». È un invito a non rassegnarsi a rispondere al cammino, ad avvalersi di un rimedio che guarisce.

E guarire non equivale a riottenere la guarigione de corpo- anche se questo è l’obbiettivo da perseguire- una riottenere la forza di vivere e la capacità di dare senso alla vita, anche ad una vita segnata dal limite.

Il messaggio cristiano- come evento, annuncio, comunità cristiana è risposta alla domanda di senso: permette di trovare senso (motivo) anche là dove, ad una considerazione razionale non appare che non-senso (limite); apre prospettive che, fanno ritrovare l’amore alla vita, fiducia nel futuro, capacità da valorizzare e di dare significato alle possibilità rimaste.

È significativa la lettera di Mounier del 20/03/1940 alla moglie a proposito d3ella figlia gravemente disabile:

«Se noi non facciamo che soffrire, subire, sopportare, noi non resisteremo e falliremo in ciò che ci viene chiesto. Non pensiamo tutto il giorno a questo male come a qualche cosa che ci viene tolta, ma come a qualche cosa che ci doniamo, allo scopo di non demeritare di questo piccolo Cristo che è in mezzo a noi e di non lasciarlo lavorare solo con Cristo … Io non voglio che noi perdiamo questi giorni, perché dimentichiamo di prenderli per ciò che essi sono: giorni pieni di una grazia sconosciuta».

Alla luce di tutto questo bisogna sapere che se la comunità cristiana lasciasse sola una famiglia con un figlio disabile e trascurasse gli ammalati non risponderebbe alla volontà di Dio (cf. Lc 10,9 ; At 5,15) e peccherebbe. L’ammissione piena dei disabili con le loro famiglie alla vita della comunità cristiana comporta naturalmente il superamento di molti pregiudizi e la presa di coscienza di un vuoto nella comunità cristiana che escludesse i disabili, le sue assemblee non possono considerarsi complete, nel pieno senso evangelico, se non ci sono anche loro. La comunità se sa valorizzare la diversità si arricchisce così la famiglia con disabili assume un ruolo centrale.

La comunità cristiana per assolvere concretamente  questo impegno di solidarietà e di fraternità evangelica, deve essere sensibilizzata e coinvolta in tutte le sue componenti e in tutti i suoi servizi:

  • Anzitutto i parroci, formatori e guide delle loro comunità anche e soprattutto su questa problema;
  • Gli organismi parrocchiali esistenti e le persone responsabilizzate nell’attività pastorale (consigli9o pastorale, dirigenti parrocchiali delle varie associazioni e catechisti) devono conoscere la “vocazione” e “ missione” dei sofferenti:
  • Le famiglie cristiane: devono essere educante all’accoglienza e ad offrire la disponibilità:
  • Le comunità religiose, che possono essere aiutate a riscoprire e riattivare i loro carismi originari:
  • I laici cristiani che operano nelle istituzioni e che hanno l’opportunità e la responsabilità di applicare le normative esistenti per l’integrazione scolastica, lavorativa e sociale dei disabili. In particolare gli insegnanti per favorire l’integrazione scolastica; i responsabili della formazione professionale, gli imprenditori gli artigiani cattolici per l’inserimento lavorativo: gli amministratori degli enti locali per promuovere e sostenere le intese con la scuola e con il mondo del lavoro.
  • Così facendo come chiesa, popolo di Dio, sarà veramente sale della terra e luce del mondo, e i catechisti, che operano e riguardo abbiano una fede incrollabile- una coraggiosa obbedienza a Cristo- una forte speranza cristiana e sappiamo cogliere i segni dell’azione di Dio in modo da rimanere benevolmente provocati.[SCARICA LA RELAZIONE]

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