News

VI DOMENICA DI PASQUA 1 maggio 2016


VI DOMENICA DI PASQUA [SCARICA]

1 maggio 2016

L’itinerario liturgico della Pasqua continua e ci aiuta ad essere consapevoli che la Pasqua deve  coincidere con la nostra esistenza.  Siamo ancora invitati a metterci in ascolto dei “discorsi di addio” contenuti nel Quarto Vangelo che riportano quanto Gesù  dice alla fine dell’ultima cena con i discepoli prima del suo arresto. Oggi abbiamo letto che, in modo perentorio e chiaro, Egli afferma: “se uno mi ama osserverà la mia Parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a Lui e prenderemo dimora presso di Lui“.

La Parola  cambia il cuore dell’uomo, gli conferisce una forma nuova. Dove c’è la disponibilità ad amare e ad accogliere la Parola di Gesù, c’è anche la presenza di Dio e del Suo Amore, cioè “prenderemo dimora presso di Lui”, se amiamo ed accogliamo il Figlio la nostra dimora sarà presso Dio, in Dio.

Nell’Antico Testamento il “tabernacolo”, la “tenda” che accompagnava gli Israeliti, in esodo attraverso il deserto,  era il segno concreto della presenza di Dio quando veniva piantata; così  nel “Tempio” di Gerusalemme, dove il tabernacolo era diventato fisso, c’è la presenza di Dio. Ora, quella presenza si realizza concretamente nel cuore del discepolo tutte le volte in cui si apre all’ascolto  della Parola di Gesù e pone la sua fiducia in Lui.

E la Parola di Gesù è del Padre che lo ha mandato.

Che brivido, che emozione constatare che ora non è più un “oggetto”, la tenda, il tabernacolo, il segno della presenza di Dio in mezzo al popolo, ma è la persona umana che diventa segno concreto e reale della presenza di Dio nella misura in cui  si lascia abitare dalla Parola e si fa obbedienza a questa Parola.

Gesù aiuta i suoi discepoli a capire ciò che di lì a poco accadrà nella loro vita: finché Egli è con loro, la relazione con Lui è immediata e diretta, ma quando Gesù, di lì a poco non ci sarà più, sarà lo Spirito Santo, il Paraclito, che il Padre manderà nel nome di Gesù, ad insegnare ogni cosa ai discepoli e sarà sempre il Paraclito a “custodire”, a “ricordare” tutto ciò che Gesù ha insegnato loro. Lo Spirito Santo, quindi, non apporterà un insegnamento nuovo e diverso, ma renderà viva ed attuale la Parola di Gesù, il suo insegnamento, perché il tempo non la cancelli e non la renda arida.

Allora, è chiaro che lo Spirito Santo non bisogna andare a cercarLo in luoghi misteriosi, ma Lo si trova nella Parola, nell’Eucarestia e laddove il cuore della persona si apre, nell’amore, all’incontro con l’altro.

Sant’Agostino, rivolgendosi ai cristiani suoi contemporanei, parla di “un Maestro che insegna al  cuore” per rafforzarli nella convinzione di quanto afferma Gesù, quando dice che “il consolatore, lo Spirito Santo, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto“. I termini “consolatore”, “difensore” sono la traduzione di “Paraclito”. Si può dire che, al tempo stesso, lo Spirito Santo è colui che ci consola, che ci difende, ogni qualvolta la vita ci mette alla prova.

In questo “discorso di addio”, Gesù ci invita a non avere paura, a non lasciarci rattristare. Egli ci consegna quella pace che non è il risultato di logiche del “mondo” ma è la vita piena che Lui ha vissuto e testimoniato. Il suo ritorno al Padre  è per Lui pienezza di vita, Dal suo ritorno al padre consegue la Sua pienezza di vita. I discepoli, per questo, devono essere nella gioia: “se mi amaste vi rallegrereste che io vado al Padre”.

La conseguenza del ritorno al Padre diventa per noi tutti condizione necessaria per la pienezza di vita.

In questa Domenica ci vengono offerte parole profonde, di senso. Lasciamoci avvolgere dalla seduzione con cui Gesù pronuncia queste parole di addio e, fidandoci di Lui, lasciamoci sempre amare da Lui.

Che sia una Domenica in cui siamo “attratti” completamente da Lui.

  Francesco Savino