Omelie

XIII Domenica del Tempo Ordinario 2 Luglio 2017


XIII  DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Domenica 2 Luglio 2017

Continuiamo ad ascoltare, in questa XIII Domenica del tempo ordinario, il discorso missionario di Gesù. Nella sezione del capitolo 10, proposta oggi, i primi versetti insistono sulla radicalità dell’amore che Gesù richiede a chi desidera seguirlo: l’amore per Lui dev’essere più che per il padre o la madre, più di quello per il figlio o la figlia! C’è un “più” e un “prima” che è fondante rispetto ad ogni altra relazione e il “più” e il “prima” della relazione con Lui, rende “buona” ogni altra relazione.

Già nel decalogo i primi tre comandamenti, che riguardano il rapporto tra l’uomo e Dio, precedono e fondano gli altri sette, che riguardano il rapporto tra uomo e uomo.

Chi ama veramente Dio, in Gesù, è reso capace di amare e rispettare gli altri, i propri genitori, i propri figli. Il discepolo di Gesù non solo deve amare Dio “prima” e “più” d’ogni altra creatura umana, ma deve amarLo anche “più” e “prima” di se stesso, della sua stessa vita! Anzi, è chiamato a donare tutto se stesso e la propria vita, proprio come Gesù: soltanto così può fare esperienza della vita in pienezza, solo così “troverà” la vita!

Dopo aver invitato gli Apostoli alla radicalità dell’amore per Lui, Gesù afferma: «Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato». Il discepolo inviato, l’apostolo, la comunità missionaria, è la presenza di Gesù tra gli uomini!

Gesù si fa presente ed opera attraverso coloro che Egli sceglie e manda: chi li accoglie, accoglie Gesù stesso! A chi li accoglie, Gesù promette una “ricompensa”.

Nella prima lettura, tratta dal secondo Libro dei Re, abbiamo ascoltato che alla donna di Sunet, la quale offre ospitalità al profeta Eliseo, viene promessa una “ricompensa”: “Che cosa si può fare per lei?”. Giezi disse: “Purtroppo lei non ha un figlio e suo marito è vecchio”. Eliseo disse: “Chiamala!”. A lei che si era fermata sulla porta, il profeta disse: “L’anno prossimo, in questa stessa stagione, tu stringerai un figlio fra le tue braccia”.

Oggi siamo noi i discepoli invitati ad amare Gesù più di ogni altra cosa, più di ogni altra creatura, superando anche gli stessi legami di sangue, a dare la vita, ad essere “segno” della Sua presenza nel mondo, a portare  la “ricompensa” che è Cristo stesso a chi accogliendoci, accoglie Dio.

San Francesco di Paola era solito salutare con un bellissimo augurio: «Ti accompagni sempre la grazia di Gesù Cristo benedetto, che è il più grande e il più prezioso di tutti i doni».

Con questo saluto auguro a tutti una buona Domenica.

   Francesco Savino