Omelie

 XVIII  Domenica del Tempo Ordinario 5 Agosto 2018


 XVIII  DOMENICA  DEL TEMPO  ORDINARIO [SCARICA]

5  Agosto  2018

Domenica scorsa, con la “moltiplicazione dei pani”, abbiamo iniziato la lettura del VI capitolo del Vangelo di Giovanni, lasciando da parte il Vangelo di Marco per cinque domeniche consecutive. Nel racconto giovanneo, questo capitolo, definito anche “del pane di vita”, sembra ad alcuni studiosi aggiunto più tardi come catechesi sull’Eucarestia, il cui racconto manca nel IV Vangelo ed è sostituito dalla “lavanda dei piedi” (cfr. Gv 13, 1-17). Esso assume particolare rilevanza proprio per il tema trattato e per la sua conclusione: per i Giudei Gesù è il figlio di Giuseppe, un galileo come tanti (cfr. Gv 6, 42) che opera miracoli, ed invece Gesù dice che è il Padre Suo che opera continuamente e che Egli, il Figlio, fa “la volontà di Colui” che lo ha “mandato”(cfr. Gv 6, 39).

Dopo il segno della moltiplicazione dei pani, Gesù si ritira di nuovo sul monte da solo perché la gente vuole acclamarlo re. Egli si sottrae ai desideri di quanti lo seguono per manifestare che “il suo regno“ non è di questo mondo, ma essi non si arrendono e ostinatamente si rimettono alla ricerca di Lui e, una volta trovatolo al di là del mare della Galilea, gli chiedono: “Rabbì quando sei venuto qua?”.

Gesù risponde rivelando le motivazioni per cui lo cercano: “In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati”. Poi prosegue: “datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’Uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”. 

Con l’atteggiamento di coloro che sono convinti di dover conquistare la propria salvezza facendo opere meritorie, gli chiedono: “che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?”. E Gesù risponde che “all’uomo è chiesto solo di saper accogliere un dono, di rispondere con la fede al dono per eccellenza fatto al mondo dal padre, quello del figlio amato” (E. Bianchi); dice infatti: “Questa è l’opera di Dio: che crediate in Colui che egli ha mandato”. 

La folla non riesce a passare dall’ascolto delle parole di Gesù alla fiducia in Lui perché resta “prigioniera” del desiderio di vedere dei “miracoli” rassicuranti. Chiedono, dunque: “Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai?”. E ricordano “l’evento straordinario della manna donata a Israele nel deserto” (cfr. Es 16, 11-36) citando anche un salmo: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”. Gesù, il Maestro, li ascolta e pazientemente offre ai suoi interlocutori una profonda comprensione delle Scritture aprendo i loro cuori alla fede. Egli afferma: “In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane del cielo, ma è il padre mio che vi dà il pane del cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo”.

Allora i presenti finalmente iniziano ad aprirsi all’ascolto e alla fiducia; dicono: “Signore, dacci sempre questo pane”, E’ la stessa richiesta della samaritana, anche lei accompagnata gradualmente ad una consapevolezza altra: “Signore, dammi di quest’acqua perché non abbia più sete e non continui a venire al pozzo ad attingere” (Gv 4, 15).

Il dialogo tra Gesù e la folla si conclude con la sua autorivelazione: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!”. 

In questa Domenica, chiediamo anche noi questo pane che si offre nell’Eucarestia rinnovando la certezza che senza l’Eucarestia domenicale non possiamo esistere perché crediamo che l’essere umano non è solo “pancia”, “affettività”, “sessualità”, “godimento” ma è desiderio di pienezza, di assoluto.

Buona Domenica a tutti!

   Francesco Savino