Omelie

XX Domenica del Tempo ordinario 20 Agosto 2017


XX  DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO [SCARICA]

 20 Agosto 2017

 

Gesù “si ritira verso la zona di Tiro e Sidone” lasciando Genesaret, in terra d’Israele, dopo aver discusso con i farisei su ciò che veramente rende impuro l’uomo (cfr. Mt 15, 1-20). Egli prende le distanze dalle autorità religiose che lo rifiutano e si dirige verso il Nord, il territorio pagano, come già aveva fatto il profeta Elia (cfr. 1 Re 17, 2-24).

Qui riceve una preghiera da una donna cananea, dunque pagana, che l’evangelista Marco definisce “sirofenicia” (Mc 7, 26). Ella dice: “Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio”. La donna pagana acclama Gesù come Messia e le sue parole testimoniano una grande fiducia nella Sua capacità di guarire. Gesù non parla, sono i discepoli a intercedere per la donna chiedendoGli di  rivorgerle almeno una parola di congedo, visto che ella continua a gridare il suo bisogno di aiuto. Nell’incontro tra Gesù e la donna cananea si riflette, solo per un momento, l’antica inimicizia tra il popolo di Israele e le popolazioni di Canaan che erano idolatriche e abitavano la terra dove Israele si era installato. L’identità giudaica di Gesù costituisce un ostacolo reale all’incontro con la donna, la quale riceve prima il Suo silenzio e poi la risposta secca ai discepoli: “Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa di Israele”. Costitutivo dell’identità di Gesù è l’ascolto della sofferenza dell’altro, infatti si lascia interpellare dalla grande sofferenza di quella donna. Egli accoglie anche la domanda di aiuto del centurione pagano che gli dice: “il mio servo giace in casa e soffre terribilmente” (Mt 8, 6). La sofferenza, che accomuna ogni essere umano ci rende tutti connazionali ed è occasione di relazione positiva. La storia della salvezza trasforma l’incontro con la sofferenza in una prassi umana che sana le storie concrete delle persone. Infatti quando Gesù, rispondendo alla cananea, dice che “non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini” la donna, dà pienezza allo stile del Signore, affermando che nell’unica casa e attorno ad un’unica tavola vi è la possibilità che un pasto venga contemporaneamente consumato da i figli di Israele e dagli stranieri: il primato di Israele è riconosciuto ma anche ridimensionato. Gesù vede la grande fede della cananea e le assicura che il suo desiderio si avvererà (cfr. Mt 15, 28).

L’incontro con la cananea segna l’apertura ai pagani e tra questi ci siamo anche noi.

Il banchetto del Regno è aperto a tutti! (cfr. Mt 8, 11)

Nella comunità cristiana “non c’è più né giudeo né greco … ma tutti sono uno in Gesù Cristo” (cfr. Gal 3, 28).

Un augurio di una Domenica in cui scopriamo di essere “una cosa sola” in Gesù.

   Francesco Savino