Omelie

XXXIV  Domenica del Tempo Ordinario 25 Novembre 2018


XXXIV  DOMENICA  DEL TEMPO  ORDINARIO  [SCARICA]

25  Novembre  2018

L’anno liturgico si conclude con la celebrazione della regalità del Signore Gesù Cristo che ha ricevuto dal Padre “ogni potere in cielo e in terra” (Mt 28,18). È lui “l’Alfa e l’Omega, il Principio e la Fine” (Ap 21,6); è lui che “verrà nella gloria e il cui regno non avrà fine”, come affermiamo nella professione di fede.

In che cosa consiste la “regalità” di Cristo?

La risposta viene dal Vangelo di oggi.

Siamo nel contesto della narrazione della passione, secondo Giovanni (cfr. Gv 18, 1-19, 37): dopo essere stato interrogato, per volere delle autorità religiose di Israele, Gesù viene condotto nel pretorio dove ha inizio il processo romano. Pilato e Gesù sono di fronte: Pilato, pur circondato di legionari armati, è dominato dalle sue paure, Gesù è libero e disarmato; uno fonda il suo potere sulle armi e sulla forza, l’altro ha la sua forza nella verità. Chi dei due è più libero, chi è più uomo?

“È libero chi dipende solo da ciò che ama”(E. Ronchi).

Pilato pone subito a Gesù la domanda più importante per lui, rappresentante del potere politico romano: “Sei tu il re dei Giudei?”. Probabilmente era a conoscenza della speranza giudaica nella venuta di un re che, con la forza, avrebbe liberato Israele dal dominio straniero. 

Gesù viene definito “re d’Israele” da Natanaele (Gv 1,49) e dal popolo che acclama il suo ingresso a Gerusalemme (Gv 12,13), ma egli rifiuta di essere considerato un capo politico, rifugge la logica mondana del potere. Per questo, dopo la moltiplicazione dei pani, “sapendo che stavano per farlo re, si ritirò sulla montagna, tutto solo” (Gv 6,15). 

Ma non viene compreso neppure dagli apostoli che, all’indomani della sua morte in croce, oseranno chiedergli: “Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?” (At 1,6) (cfr. E. Bianchi).

A Pilato Gesù risponde con la domanda “Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?” E conclude: “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai giudei; ma il mio regno non è di quaggiù”.

Gesù “venuto per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10, 45), libera il campo da ogni equivoco precisando che la sua regalità non è un “potere terreno”. Davanti alla sua libertà, Pilato sembra impaurito ancora di più e chiede: “Dunque tu sei re?”. E Gesù risponde: “Tu lo dici: io sono re”.

Pilato non può capire. E’ una follia: sulla croce si manifesterà chiaramente la regalità di Gesù quando sul suo capo, lo stesso Pilato farà porre l’iscrizione trilingue “Gesù il nazareno, il re dei Giudei” (Gv 19, 20). 

Affermata la sua specialissima regalità, Gesù aggiunge: “per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per fare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce”. Per cui Pilato chiede: “Che cos’è la verità?” (Gv 19, 38). Ma Egli non dice nulla perché è tutta la sua vita, e soprattutto il momento conclusivo della sua passione, che testimoniano la verità.

Poco dopo, senza capire il senso delle sue parole, Pilato, presentando Gesù alla folla, dirà: “Ecco l’uomo!” (Gv 19, 5). Ecco l’uomo come Dio l’ha pensato e creato, l’uomo capace di amare fino alla fine, “fino all’estremo” (Gv 13, 1). Perché la regalità di Gesù è una regalità “altra”, “non è potere ma pienezza d’umano, accrescimento di vita, intensificazione di umanità” (E. Ronchi).

L’anno liturgico si chiude con la fine del nostro cammino in compagnia di un Gesù “come re nel senso di un Tu amico che con autorità fonda, regge e governa il nostro modo di pensare Dio, il nostro modo di pensare l’uomo e il nostro modo di pensare la Chiesa come popolo regale inviato a testimoniare, con il volto, la parola e la prassi, il volto vero di Dio e il volto vero dell’uomo apparsi in Gesù. Il volto dell’amore attento alle grandi opere regali del diritto, della giustizia e della pace, attento a ricordarlo ai governatori di questo mondo” (G. Bruni).

Buona Domenica!

   Francesco Savino