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GIOVANI E INTERNET
Dispersi
digitali?
Ricerca Censis in Calabria: il rischio da evitare
GIOVEDÌ 05 LUGLIO 2012
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Intervista rilasciata al SIR da don Giovanni Maurello,
responsabile della pastorale giovanile della diocesi di Cassano
Jonio e delegato regionale della Conferenza episcopale calabra,
su GIOVANI E INTERNET. Dispersi digitali? Ricerca Censis in
Calabria: il rischio da evitare |
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“Un sito nazionale dedicato, sul quale i ragazzi possano trovare
tutto ciò che li riguarda o può essere di loro interesse,
impostato con l’obiettivo di arricchirli e farli crescere
umanamente, culturalmente e anche interiormente”. Questo il
“sogno” che don Giovanni Maurello, responsabile della pastorale
giovanile della diocesi di Cassano Jonio e delegato regionale
della Conferenza episcopale calabra, confida al Sir all’indomani
della presentazione, il 4 luglio a Roma, di una ricerca del
Censis sui nativi digitali e l’impatto delle nuove tecnologie
sui sistemi di apprendimento, promossa dalla Regione Calabria
(Assessorato alla
cultura).
I dati. Dall’indagine, condotta su 2.300 studenti delle
scuole medie e superiori calabresi e 1.800 genitori, emerge che
per il 72% di questi studenti (11-19 anni di età) l’uso del pc e
del web ha effetti positivi sull’apprendimento. Ma il 40%
considera negativi gli effetti sulla voglia di studiare e il
33,5% sulla concentrazione. Il 76% guarda video su YouTube, il
73% usa Facebook. Per i giovani “è importante saper usare le
tecnologie digitali e disporre delle applicazioni più
innovative, che possono essere utilizzate sia per svago sia per
motivi di studio”. Secondo la ricerca, per il 60% degli studenti
delle superiori l’utilizzo praticamente quotidiano del computer
è finalizzato alle relazioni e all’accesso ai social network. Il
56% è convinto che così si faciliti la frequentazione degli
amici al di fuori della scuola. Il 44% naviga quasi tutti i
giorni alla ricerca d’informazioni. Le quattro applicazioni più
importanti per i ragazzi sono: i motori di ricerca, i social
network, la visione di video, la possibilità di scaricare
musica. L’indagine parla inoltre di “convergenza di opinioni”
tra genitori e figli sugli effetti dell’utilizzo delle
tecnologie digitali. Fra i docenti emerge invece “una certa
resistenza culturale”.
Stili di vita buona. “Per forza!”, è il commento di don
Maurello, che “tocca con mano” e conferma l’altissimo tasso di
diffusione di Internet tra i giovanissimi nella sua Regione.
“Questa resistenza degli insegnanti – spiega – non riguarda, a
mio avviso, solo la questione dell’utilizzo delle tecnologie
digitali nella didattica, ma in senso più ampio lo scarso
livello culturale e formativo dell’offerta della Rete, e ad
esserne consapevoli, più dei genitori, sono paradossalmente i
docenti che sanno benissimo che cosa fa un ragazzo davanti a un
computer”. Di qui il suggerimento/auspicio del sacerdote di “un
investimento maggiore da parte dei gestori e dei provider della
Rete affinché vengano offerti più contenuti ‘significativi’
anziché l’attuale diluvio di banalità e frivolezze che agli
occhi dei meno ‘attrezzati’ risultano oltretutto molto più
accattivanti”. Secondo il delegato regionale, occorre “un
progetto educativo più alto, che non si pieghi/adegui ai livelli
inconsistenti dell’attuale società liquida e piatta, a
proiezioni e proposte formativo/culturali di bassa lega e
dominate dalle logiche pubblicitarie e di mercato”. I new media,
“ormai ‘cittadini’ ineludibili del nostro mondo, possono
costituire formidabili opportunità di crescita e maturazione per
i ragazzi, a patto che abbiano il coraggio di veicolare valori e
stili di vita buona”.
Educare alle cose grandi. Ulteriore elemento di
preoccupazione di un uso della Rete da parte di giovanissimi
“privi del necessario discernimento critico” e
“dell’indispensabile guida degli adulti”, “il bombardamento di
stimoli e dati, una sorta di stordimento che non si accompagna a
un’adeguata riflessione e interiorizzazione”. Per don Maurello,
sarebbe “interessante elaborare una sorta di legenda, un indice
ragionato al quale i ragazzi possano accedere per essere
consigliati e orientati nella navigazione”. “Non una censura –
chiarisce –, piuttosto una sorta di bussola che li incoraggi a
frequentare siti ‘intelligenti’ che offrano loro prospettive,
input, proposte di accompagnamento e educazione alle cose
grandi”. E cita un esempio molto concreto: “Di fronte
all’odierna crisi dell’amore e dell’affettività vissuta in modo
drammatico e disorientante da molti di loro, non esiste un sito
che mostri con esempi e testimonianze che cosa significhi
veramente amare, mentre abbondano quelli con immagini erotiche
e/o informazioni esplicite su come vivere la sessualità”. Oggi,
secondo don Maurello, “le agenzie educative come la scuola, la
Chiesa, le parrocchie, le associazioni – e non solo quelle
ecclesiali ma anche quelle sportive – si occupano in maggioranza
dei bambini o dei giovani dai 18 anni in su, mentre i
preadolescenti e gli adolescenti sono i più abbandonati. A loro
invece, che si pongono mille domande spesso inespresse e hanno
le maggiori difficoltà di approccio, bisogna iniziare seriamente
a rivolgere proposte di senso sollecitandone l’intelligenza, la
capacità di pensare, l’interiorità. Un compito che spetta
principalmente a formatori/animatori all’altezza, ma nel quale
anche Internet può in molti casi costituire l’inizio di un
percorso”.a cura di Giovanna
Pasqualin Traversa |
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