Spegnere
le luci del consumismo,
accendere la Luce della fede e della speranza
L’invito racchiuso nel messaggio di Natale
di monsignor Galantino
Dal vescovo della Diocesi di Cassano all’Jonio
anche un pensiero alle popolazioni colpite dal sisma
Il Natale sia occasione per
riscoprire la forza delle fede e l’autenticità dell’amore e
dell’impegno sociale e civile.
Lo scrive monsignor Nunzio Galantino, vescovo della Diocesi di
Cassano all’Jonio, nel primo messaggio natalizio che il Pastore
della Chiesa cassanese, insediatosi lo scorso marzo, rivolge
alle genti di Sibaritide e Pollino. «La fatica di accettare gli
effetti del terremoto che ha colpito il nostro territorio e
quella di conviverci – afferma il Presule, ricordando gli
effetti del sisma che da più di due anni interessa i centri al
confine tra Calabria e Basilicata – ci obbligano a recuperare un
modo essenziale di stare davanti al presepe e di vivere questo
Natale. All’eccesso di luci, di spese, di cibo, di chiasso e di
gioia a pagamento, il Vangelo oppone l’essenzialità di gesti, di
parole, di personaggi che popolano un evento destinato a seguire
la storia del mondo». Sottolinea monsignor Galantino: «Poche
persone e per giunta di poco conto, ma che portano con sé una
forza straordinaria: l’unica capace di orientare, l’unica capace
di rispondere ai tanti bisogni che ognuno di noi si porta
dentro».
Il riferimento è alla Sacra Famiglia. Anzitutto, Maria, che «per
la legge è solo un’adultera in flagranza di reato: è incinta
prima delle nozze e non di suo marito. Ma Maria è una donna
speciale: regge il peso di quel peso che vuole farla fuori,
regge il peso del rifiuto e dell’isolamento». E dal suo coraggio
e dalla sua fatica «nasce Gesù, il cui nome vuol dire “salvato”.
All’inizio e umanamente parlando Gesù non è un redentore: è un
salvato. Prima da Giuseppe, poi dall’avviso notturno dell’angelo
e dalla successiva fuga in Egitto, per sottrarlo alla strage di
Erode. Siamo abituati a un Gesù Salvatore. D’altra parte, ci
serve di più! Ma in quel presepe, per ora, ci sta un Gesù
salvato, che chiede ancora di essere salvato dalle
banalizzazioni, dentro e fuori dalla Chiesa. Che chiede di
essere accolto e messo al riparo dalla furia omicida e dallo
sfruttamento di chi, ancora oggi, i bambini, come quello che
mettiamo nel presepe, li vede solo come fonte di piacere a buon
mercato o fonte di guadagno a poco rischio». E poi, Giuseppe,
«il cui nome viene dall’ebraico e vuol dire “colui che
aggiunge”. In questa storia di Natale, abitata da Maria e da
Gesù, cosa aggiunge Giuseppe? Aggiunge la sua disponibilità
piena alla Parola di Dio, la sua grande fiducia in Maria,
aggiunge ancora il riconoscimento di paternità di quello strano
figlio spuntato tra loro».
Conclude monsignor Galantino: «Altro che buonismi natalizi.
Altro che Natale ridotto a musichette da carillon. Da quei nomi,
da quei volti viene un invito a rimetterci in cammino per
continuare quello che loro hanno iniziato e che, Natale dopo
Natale, consegnano a noi e al nostro impegno di pellegrini verso
la grotta di Betlemme».
Cassano allo Ionio, 19 dicembre 2012
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