Omelie

Domenica delle Palme 2022


Passione del Signore

Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Lc 22,14-23.56

Domenica 10 Aprile 2022

La Domenica delle Palme è porta d’ingresso alla Settimana Santa, la “Grande Settimana”.

Siamo invitati in questi giorni a rivivere intensamente i misteri della vita, passione, morte e resurrezione di Gesù, per immergerci profondamente nella comprensione di chi sia Lui, chi siamo noi, di chi è la chiesa che nasce dal costato trafitto di Cristo e dalla sua resurrezione.

Entriamo, con lo sguardo contemplativo, in questa Domenica, lasciandoci accompagnare da qualche pensiero, che scegliamo tra i tanti suggeriti dall’ingresso di Gesù a Gerusalemme e dal racconto della Passione secondo l’evangelista Luca. Ci poniamo due domande: qual è il messaggio permanente di questa Domenica? E qual è il messaggio per noi oggi, qui e ora, per la nostra vita?

Primo. Gesù è consapevole ormai che la sua “ora” è giunta, quel tempo di cui aveva detto a Cana, rivolgendosi a Maria: “Non è ancora giunta la mia ora”; quel tempo di cui aveva più volte anticipato ai discepoli la difficoltà, salendo con loro verso Gerusalemme.

Per l’evangelista Luca l’ora della Passione è anche “il tempo fissato” (Lc 4, 13), in cui il diavolo sarebbe tornato da Lui per tentarlo.

Non era riuscito a vincere Gesù nel deserto (cfr. Lc 4, 1-12), ma adesso rieccolo a mettere in bocca ai persecutori di Gesù le sue stesse parole, la sua logica ripetitiva, sin dall’inganno di Adamo: “Se tu sei il Cristo, salva te stesso …”.

Al monte degli ulivi Gesù prega per non cedere alla tentazione e chiede al Padre se può allontanare da Lui tutto ciò che sta per accadere, ma poi afferma il primato della volontà del Padre più che la sua. Egli infatti sa che la volontà del Padre è sempre trionfo della vita, fecondità persino della morte. La paura della morte, così pesantemente avvertita da Gesù, attesta senza equivoci la sua appartenenza in tutto alla fragile e debole condizione umana. Gesù come ogni uomo prova angoscia di fronte alla morte, anche se l’aveva annunciata come esito necessario di una vita conforme alla volontà di Dio. Gesù vede in essa l’ora del più radicale affidamento: è il Figlio.

Per questo, nella consapevolezza del compiersi dei suoi giorni si manifesta, entrando in Gerusalemme, «non come un Messia guerriero, bensì il Messia dei poveri, dei semplici, della gente comune, e la sua regalità è di ordine religioso, non politico. Viene sì per salvare la sua città, che Gesù chiama “figlia”, ma non contrapponendo una violenza all’altra, bensì riconciliandola a Dio nella sua morte. Viene nella città per esortarla: “Non temere”; viene come portatore di speranza» (Carlo Maria Martini).

Tutto avviene nel mistero: i discepoli, sul momento, non comprendono: capiranno quando Gesù sarà glorificato che esiste un modo di vivere nuovo, divino e per questo più radicalmente umano di qualunque altro.

“I discepoli non avevano ancora intuito che la liberazione di Cristo consisteva nel distruggere la radice profonda della schiavitù da cui derivano tutte le altre servitù politiche e sociali, nel distruggere la servitù del peccato” (Carlo Maria Martini).

Seconda questione: in che modo tutto questo è oggi per noi? A me sembra che questa Domenica ci insegni come Gesù viene incontro al nostro territorio, alle nostre città, ai nostri paesi: non entra per giudicare nelle nostre case, nelle nostre chiese, nelle contraddizioni culturali ed economiche delle nostre comunità, ma in modo aperto, benevolo, mite. E tuttavia chiaro, non ambiguo, non colluso con il potere che uccide. Gesù vede in ciascuno e in ogni nostra città una “Figlia di Sion” da amare, a cui donare la vita, così come ha fatto per Gerusalemme. E crede negli effetti trasformativi di un amore a tale prezzo.

La sua “ora” è per ciascuno e per tutti!

“Venne uccisa una carne mortale, ma con la morte venne uccisa la morte, e a noi venne offerta una testimonianza di pazienza e presentata una prova anticipata, come un modello, della nostra resurrezione” (Sant’Agostino).

Donaci, Signore, alla tua sequela, di salutare nella tua croce l’alba della vita e della gioia.

E aiutaci a trovare la pace dentro di noi, per costruire pace e giustizia attorno a noi.

Buona Domenica.

✠   Francesco Savino