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Giubileo della Pastorale della Salute Santuario di San Francesco di Paola


 Giubileo della Pastorale della Salute Santuario di San Francesco di Paola
20 Aprile 2016 [SCARICA]

 Varcando la Porta Santa, in questo anno giubilare della Misericordia, corriamo il rischio di pensare che il passaggio in quanto tale possa cambiare la nostra vita: è una beffa!

Il Giubileo della Pastorale della Salute, che celebriamo qui a Paola oggi,  è un’occasione propizia per rispondere ad una domanda sia personalmente sia a livello comunitario. La domanda è: che dice lo Spirito a tutti gli operatori del mondo della salute? Che cosa il Vangelo e la Chiesa dicono a tutti coloro che si impegnano ogni giorno a custodire il bene della salute di tutti?

Soffermiamoci sul passo del Vangelo proclamato poc’anzi. Siamo nella parte finale del Libro dei ‘segni’, in cui l’evangelista Giovanni fa un bilancio. Molti avevano aderito a Gesù, avendo il coraggio di manifestare pubblicamente la loro fede. Altri credevano ma non avevano il coraggio di manifestare  la loro fede perché temevano di essere espulsi dalla Sinagoga. Molti altri, invece, non credevano, sebbene Gesù avesse compiuto tanti ‘segni’ in loro presenza.

Dopo questa constatazione, Giovanni riassume i temi centrali del suo Vangelo. E questa sintesi si offre a noi come richiamo prezioso alla  verità basilare della nostra fede.  Credere in Gesù è credere in Colui che lo ha mandato.  Gesù è una sola cosa con il Padre e non parla mai a nome proprio ma sempre a nome del Padre. Chi vede Gesù vede il Padre e chi vuole conoscere il Padre deve incontrare Gesù. Dio è Gesù! Giovanni sostiene ancora che Gesù è la luce  venuta nel mondo, tema che già espresso ampiamente nel prologo: “la luce brilla nelle tenebre”, ma le tenebre non l’hanno accolta (Gv 1,5). Ora  ritorna sul contrasto luce/tenebre con la frase di Gesù stesso: “Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre”. Alla ricerca di senso di ogni uomo, spesso avvolta da caligine e finanche di tenebra, la proposta di Gesù, che Lui “è venuto come luce”, rischiara l’orizzonte. L’evangelista Giovanni annota ancora un altro tema, a lui caro: Gesù non è venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Dio ama il mondo e Gesù è il dono più bello che il Padre ha fatto all’umanità. L’uomo di ogni tempo è libero di fronte alla proposta di salvezza che Dio fa in Gesù: il giudizio consisterà nel modo in cui la persona si definirà dinanzi alla propria coscienza. Nella parte conclusiva del Vangelo di Giovanni, Gesù ribadisce che ha parlato solo di ciò che il Padre gli ha ordinato di annunziare e  dice di sapere che “il  suo comandamento è la vita eterna”. Pertanto se la vita biologica è destinata alla morte, essa appartiene alla penultima realtà, perché l’ʺoltreʺ della morte è la vita eterna.

E’ pur vero che la vita  biologica, fragile e debole per costituzione, necessita di essere  custodita e curata. E questa è la grande responsabilità di tutti coloro che sono preposti alla tutela della salute nei ruoli più diversi,  come afferma Papa Francesco quando dice “Proprio il rispetto per il valore della vita, è, ancor di più, l’amore per essa, trova un’attuazione insostituibile nel farsi prossimo, avvicinarsi, prendersi cura di chi soffre nel corpo e nello spirito: tutte azioni che caratterizzano la pastorale della salute”. Nella Lettera Enciclica Evangelium Vitae di San Giovanni Paolo II, possiamo rintracciare gli elementi costitutivi della ‘cultura della salus’ che sono: accoglienza, compassione, comprensione e perdono. Atteggiamenti, questi, abituali in Gesù nei confronti della moltitudine di persone che ogni giorno incontrava: malati di ogni genere, pubblici peccatori, indemoniati, emarginati, poveri, stranieri… E  ancora Papa Francesco afferma  che “curiosamente questi, nella nostra attuale cultura dello scarto, sono respinti, sono lasciati da parte. Non contano…La cultura dello scarto non è di Gesù. Non è cristiana” (discorso di Papa Francesco ai partecipanti alla Conferenza Internazionale promossa dal Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, 19/11/2015).

Non è compito della Chiesa definire quali modelli economici e quali sistemi sanitari possano meglio risolvere i problemi insiti nel rapporto economia-salute, ma è sua missione adoperarsi perché essi vengano affrontati e risolti alla luce di quei valori etici che favoriscano il rispetto e la tutela della dignità di ogni essere umano, a partire dai più deboli e poveri (cfr. Giovanni Paolo II il 19/11/1999 ai partecipanti alla XIV conferenza internazionale del pontificio consiglio degli operatori sanitari).

Urge un nuovo patto di solidarietà per la salute. Se è vero che dal welfare state si è passati al welfare community, è oltremodo vero che siamo in ritardo sull’ora del welfare della rigenerazione. La sanità  è cambiata e sta ancora  cambiando. Corriamo il serio pericolo che il diritto alla salute venga evaso da un’eccedente aziendalizzazione della sanità che, attesa la crisi economico-finanziaria, soffoca i bisogni di chi è malato.

Constatiamo che ancora si ammalano  più frequentemente e muoiono prima i poveri, le persone meno istruite, i profughi, gli immigrati, coloro che abitano in case disagiate e in quartieri degradati, che vivono da soli o in situazioni familiari non protette. E questo  non dovrebbe accadere in uno Stato  democratico.

In quanto  Chiesa, come Diocesi della Calabria, non possiamo né tacere, né sottrarci alle nostre responsabilità. Il farci prossimo, il farci carico dell’altro nei suoi bisogni di fragilità, il prenderci cura della vita del fratello, lo stile del buon Samaritano della Parabola evangelica  contraddistinguono quanti sono impegnati nella Pastorale della Salute.
L’augurio per noi tutti che celebriamo il Giubileo della Misericordia è che il lamento anche fievole, oppure gridato, di ogni persona ammalata possa trovare un’eco sincera nel nostro cuore e che, nell’ esercizio  delle Opere di Misericordia corporali e spirituali, secondo le diverse responsabilità di ciascuno, possiamo accogliere il dono della Grazia di Cristo diventando noi stessi “Misericordia in uscita”.

Chiediamo a Maria, Madre della Misericordia, e a San Francesco di Paola, il santo della Carità, di accompagnarci e di sostenerci nell’essere accanto ai “crocifissi di carne”  che incontriamo.

Alle Istituzioni impegnate quotidianamente nell’attuazione di politiche sanitarie giuste, mi sia consentito di rivolgere  una sollecitazione pastorale perché  la “Carta dei Diritti del Malato” non si riduca, nella realtà, in una somma di “diritti di carta”.

†  Francesco Savino