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II Domenica di Avvento 10 Dicembre 2017


II  DOMENICA  DI  AVVENTO [SCARICA]

10  Dicembre 2017

 

“Questa domenica segna la seconda tappa del Tempo di Avvento, un tempo stupendo che risveglia in noi l’attesa di Cristo e la memoria della sua venuta storica” (Papa Francesco). Un messaggio di speranza è espresso dal profeta Isaia: “consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro Dio” (cfr. Is 40, 1). Il profeta si rivolge al popolo di Israele in esilio e annuncia con gioia la liberazione: l’esilio è finito, il dolore superato, la tristezza è passata, la paura è solo un brutto ricordo; per il popolo di Israele si apre un futuro di fiducia: sta per ritornare in patria. Il ritorno in patria è il tempo della consolazione. Dio non abbandona mai alle forze del male il suo popolo. Egli è “come un pastore che fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri”.

La consolazione si compie nell’incontro con il Veniente che è già venuto e che ritornerà glorioso: Gesù. Lo comprendiamo dal primo versetto del Vangelo di Marco: “inizio del Vangelo”, cioè della bella notizia, che è Gesù, Cristo. Il vocabolo “inizio” (archè) è la stessa prima parola della Genesi, il primo libro della Bibbia. In Gesù s’inaugura una nuova storia, una nuova creazione. Siamo ad un nuovo inizio.

Il progetto di salvezza è giunto a compimento; l’Antico Testamento, il primo patto, che era gravido del Messia, si è compiuto. L’attesa messianica delle genti si conclude in Gesù, l’Atteso delle genti il cui nome Jeshu’a significa “il Signore salva”. Gesù è l’unto del Signore, il messia, il Cristo e, come tale, è il figlio di Dio, acclamato dalla sua comunità quale Signore risorto, kyirios; è il figlio di Dio proclamato alla fine del Vangelo dal centurione romano, ai piedi della croce (cfr. Mc 15, 39).

Giovanni, il battezzatore, con Maria di Nazareth è l’altra icona dell’Avvento, conforme a quanto Isaia dice sulla “voce che grida nel deserto” (cfr. Is 40, 3) e Malachia che annuncia un “messaggero inviato davanti al Signore” (cfr. Mal 3, 1).

Giovanni Battista rivela che il Signore è ormai presente nella storia, discepolo tra i suoi discepoli, non ancora manifestato nella sua identità. Il Battezzatore è una voce che grida nel deserto “preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri” richiamando tutti alla conversione, a prendere coscienza delle proprie fragilità e a ritornare al Signore. Secondo la tradizione giudaica, il profeta Elia era il messaggero che annunciava la fine dei tempi e la venuta del Signore, Giovanni è il nuovo Elia che, nella regione circostante al Giordano, il deserto, “vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, nutrendosi di “cavallette e miele selvatico” , richiama l’attenzione su Colui che ormai é presente.

La vita di Giovanni Battista, ascetica e ruvida, è quella di un uomo coerente e responsabile, che non frequenta né i potenti né i luoghi prestigiosi della città, eppure, come dice il Vangelo, “accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme”, facendosi battezzare nel fiume Giordano, confessando i loro peccati.

Domandiamoci: “perché preparare una strada al Signore? Perché il Signore non chiede mai che apriamo una strada davanti a noi e la percorriamo per andare da Lui, ma esattamente il contrario: chiede di sgomberare la strada sulla quale Egli raggiunge noi, viene verso di noi. La strada non è la nostra, ma la Sua, del Signore! L’incontro è dovuto alla Sua grazia, alla Sua ricerca di ciascuno di noi, non ad una nostra iniziativa” (Enzo Bianchi). La strada del Signore è la via della misericordia e del perdono e noi possiamo incontrarlo soltanto se riconosciamo e confessiamo il nostro peccato.

Il richiamo di Giovanni Battista di “ritornare al Signore”, trova nel battesimo una dichiarazione precisa di impegno nel “girare le pagine storte” della propria vita ed incontrare il “Veniente”. Giovanni, nel Vangelo di Marco, a differenza degli altri sinottici, scompare subito dalla scena: l’evangelista Marco riporta solo queste sue parole: “Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo”. Compiuto il suo ministero di precursore, il Battista si mette da parte perché c’è un altro, di cui il nome non è ancora rivelato che è il Messia. Il discernimento di Giovanni su Gesù si compie quando egli afferma “la differenza tra il suo battesimo e quello che sarà dato da Gesù, due immersioni differenti: l’uno nell’acqua, l’altra nello Spirito Santo, nello spirito di Dio che il Messia detiene, in abbondanza e pienezza (cfr. Is 11, 2), quello spirito di Dio che Gesù donerà a quanti credono il Lui” (Enzo Bianchi).

Lasciamoci prendere per mano da Giovanni Battista che ci prepara la strada su cui proseguire nell’Avvento.

 

   Francesco Savino