Omelie

III Domenica di Avvento 11 dicembre 2016




III DOMENICA DI AVVENTO [SCARICA]

11 dicembre 2016

E’ la III Domenica di Avvento, la “Domenica Gaudete”, Domenica della gioia. Molte volte risuona nella liturgia l’invito a gioire, a rallegrarsi perché è vicino il Natale, la celebrazione dell’evento più imprevedibile della storia: Dio-bambino che viene adagiato in una mangiatoia. Dio che si fa uno di noi, ci accompagna nel nostro processo di umanizzazione e lo dilata a tal punto da rendere la vita l’avventura più bella.

Domenica scorsa, siamo stati abbacinati da Giovanni il battezzatore che annunciava il regno di Dio invitando alla conversione per accogliere il Messia e il Giudice della fine dei tempi (cfr. Mt 3, 1-12). Oggi è sempre Giovanni Battista che parla non più dal deserto ma dal carcere dove viene colto da un dubbio suscitato in lui dal modo di vivere di Gesù (Mt 3, 2). Egli invia, infatti, una delegazione “a dirgli: sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?” (Mt 3, 3). Il precursore si aspetta un messia dalla connotazione fortemente etica, un giudice inviato a separare grano e paglia (Mt 3, 12) e a tagliare ogni albero che non dà frutto (Mt 3, 10). La sua aspettativa è messa in crisi da Gesù che manifesta un Dio, “buona notizia” per ogni dannato della terra. Un Dio compassionevole e misericordioso che salva e non condanna, un Dio che include tutti e non esclude nessuno. E’ lo scandalo della Misericordia! Gesù scandalizza perché, con i gesti e con le parole, testimonia Dio che tutto ricompone e ricrea, che dà a tutti una chance, una possibilità di vita riscattata.

La risposta di Gesù a Giovanni è chiara e inequivocabile: “Andate e riferite ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti resuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo” (Mt 11, 4-6).

Sì, per Gesù è beato chi non si scandalizza della Misericordia di Dio!

“Gesù è un Dio che non misura i meriti ma guarisce il cuore; che invece di bruciare i peccatori, come annunciava il Battista, siede a tavola con loro. E’ lo scandalo della piccolezza. Le sei opere di amore che Gesù elenca non hanno cambiato il mondo, per un lebbroso guarito milioni di altri si sono ammalati; nessun deserto si è coperto di gigli; anzi, il deserto con i suoi veleni si espande e corrode le terre più belle del nostro paese. Ma quelle sei opere sono l’utopia di un tutt’altro modo di essere uomini, ed è sempre l’utopia che fa la storia. Sono le mani di Dio impigliate nel folto della vita. Sono il centro della morale cristiana, che consiste proprio nel fare anche noi ciò che Dio fa, nell’agire io come agisce Dio” (cfr. E.Ronchi).Con il suo originalissimo messianismo, Gesù risponde con trasparenza anche al Battista che vive un’“ora di smarrimento”. Egli è un messia povero, fragile, umile; è una “potenza” di amore che, come un fuoco, cade nel cuore delle persone che lo incontrano e lo seguono, un fuoco che va alimentato anche quando langue, perché soltanto così possiamo essere “santuari” che irradiano amore: “Chi crede in me compirà opere ancora più grandi” (Gv 14,12).

“Perciò, se riesco ad aiutare una sola persona a vivere meglio, questo è già sufficiente a giustificare il dono della mia vita. E’ bello essere popolo fedele di Dio. E acquistiamo pienezza quando rompiamo le pareti e il nostro cuore si riempie di volti e di nomi!” (Evangelii Gaudium, n.274)

Nel tempo di Avvento abbiamo l’opportunità di aprirci con stupore al Dio di Gesù, avendo Giovanni il battezzatore come “compagno di strada” : nel deserto come nella prigione, nella predicazione autorevole come nella domanda umile, lui è l’uomo dell’attesa. Come Gesù stesso dice: “Fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista”.

La testimonianza del Battista, la sua attesa con il suo interrogarsi inquieto, apre i luoghi di morte e di chiusura alla vita e alla libertà. “La sua attesa diviene speranza per le folle che andavano a lui nel deserto e per i discepoli che andavano a trovarlo in prigione” (cfr. L.Manicardi).

Nel tempo esistenziale delle nostre attese siamo chiamati a discernere la presenza di Dio dove si compiono gesti di vita per questo nostro “povero mondo”. Il Natale sostenga il nostro impegno e produca il miracolo di trasformare il “sei tu?” di Giovanni Battista in “sì, sono certo che sei tu”: il Messia, la risposta di senso al nostro cuore che desidera e cerca la felicità.

Buona Domenica a tutti.

✠ Francesco Savino