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Il Vescovo Francesco ai detenuti: “Siate come Maria, riflettete sulla vostra vita”


Il Vescovo della Diocesi di Cassano all’Jonio, mons. Francesco Savino, visita i detenuti e le detenute della Casa Circondariale “Rosetta Sisca” di Castrovillari e in prossimità del Natale celebra l’Eucarestia.

Ieri il Vescovo, accompagnato dal Vicario per la Carità, don Luigi Gianni Di Luca, da alcuni operatori della Caritas diocesana, dai giovani in Servizio Civile in Caritas, e dal Cappellano della Casa Circondariale, don Francesco Faillace, ha celebrato il Natale con tutta la comunità della Casa Circondariale.

Al suo arrivo, il Vescovo ha salutato la polizia penitenziaria, gli educatori e tutto il personale, incoraggiandoli, e subito dopo ha presieduto la celebrazione Eucaristica.

Introducendo la celebrazione ha salutato affettuosamente tutti i detenuti affermando che «sono contento di essere qui con voi per celebrare la Nascita di Gesù, sono contento di essere in questa comunità. Ricordate che la società vi aspetta per una vita nuova, bella, legale, senza violenza. Papa Francesco ci ha suggerito per questo Natale di: “andare da Gesù Bambino e affidargli le nostre ferite, le nostre preoccupazioni, le nostre angosce e anche i nostri sogni”. Anche a voi dico di non smettere di sognare un futuro migliore.»

Nell’omelia il Vescovo ha ricordato che «io sono contro la retorica del Natale. Mi da fastidio quando a Natale sento dire alcune cose, cedendo al facile “buonismo”, perché, poi, trascorso il Natale, torna tutto come prima e non cambia niente.» Il Vescovo citando don Primo Mazzolari ha affermato: «”non si può essere buoni un giorno su 365.”» Tra l’altro, – sempre ricordando don Primo Mazzolari -, il Vescovo ha affermato che «un anno don Mazzolari fece il presepe in Chiesa solo con le stelle, le piante e gli animali ma senza statue che rappresentavano le persone perché don Primo diceva che a Natale Dio si fa uomo per l’umanità e l’uomo rischia di essere il grande assente».

Mons. Savino ha poi posto la domanda: «”quando è veramente Natale? Natale è il giorno e l’ora in cui facciamo spazio dentro di noi all’Emmanuele, al Dio con noi. Nel racconto della nascita di Gesù, secondo l’Evangelista Luca, mi ha fatto sempre pensare, – prosegue il Vescovo -, ma direi di più, mi ha mandato in crisi lì dove nel racconto Evangelico si dice: “Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo.” (Lc 2, 7)

Oggi accade la stessa cosa. Stiamo vivendo la cultura dell’aporofobia, cioè viviamo il tempo del disprezzo per l’altro, impoverito, diverso, immigrato, o dell’altro che ha sbagliato …». Il Vescovo rivolgendosi all’assemblea dei detenuti ha detto: «la vita di una persona, come la vostra vita, può soltanto riassumersi in un errore compiuto, in un reato commesso? Oggi viviamo un tempo in cui non diamo all’altro la possibilità di riscattarsi, di recuperarsi e di iniziare una vita nuova». Il Vescovo con molta passione dice basta con la cultura della disumanizzazione, dell’indifferenza e, ricordando la bellissima esperienza educativa di don Lorenzo Milani, ha affermato che «due sono gli atteggiamenti che possiamo avere nei confronti degli altri: o il “me ne frego” o “tu mi interessi, mi stai a cuore”».

«Dunque cari amici, – ha proseguito Mons. Savino -, è Natale quando facendo spazio a Dio facciamo spazio all’altro. Avete sentito cosa è accaduto in un ospedale di Sondrio? Può una madre nigeriana urlare il proprio dolore perché l’è stata comunicata la morte della figlia? Solo perché sei nigeriana non puoi urlare il dolore? Perché le è stato detto: tu sforni ogni anno un figlio. Qui abbiamo la versione moderna della frase evangelica “Non cera posto per loro nell’Albergo”. »

«Chi sono, – continua il Vescovo -, i primi che fanno visita a Gesù Bambino? I pastori. Sapete perché? I pastori all’epoca erano considerati “impuri”, tant’è che non potevano andare né nel tempio e né in sinagoga. Inoltre erano considerati dei “fuorilegge” perché quando transumavano, non facevano distinzione tra ciò che era proprio e ciò che era del territorio che attraversavano. “Impuri e fuori legge”: i primi che vanno a fare visita a Gesù. E che cosa fanno i pastori dopo aver incontrato Gesù? Vanno a riferirlo agli altri, che reagiscono con stupore e meraviglia».

Inoltre il Vescovo ha detto ai detenuti di avere lo stesso atteggiamento di Maria che, come racconta sempre l’evangelista Luca, “da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore.” (Lc 2, 19).
«Vi invito, in questo Natale, ad essere proprio come Maria. La Madonna meditava e cercava di capire. Rifletteva. Come Maria, entrando dentro di voi e nei vostri cuori, riflettendo sulla vostra vita, potete chiedere perdono per ciò che avete commesso e nell’incontro con Gesù Bambino potete aprirvi con fiducia e speranza al futuro prossimo.
Con premuroso affetto il Vescovo ha aggiunto: «Per questo Natale abbiamo pensato di regalarvi una tuta. Un dono da parte del Vescovo, della Caritas, della diocesi tutta. Quando indosserete la tuta che vi stiamo regalando, sentitevi abbracciati e custoditi da noi.

Auguri di buon Natale a voi tutti e sappiate che per noi siete delle persone e quando uscirete da questa casa circondariale, sappiate che per noi sarete sempre delle persone e mai degli ex – detenuti».