Omelie

Mercoledì delle Ceneri 1 Marzo 2017 | VIDEO


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 1 Marzo 2017

“La Quaresima è un nuovo inizio, una strada che conduce verso una meta sicura: la Pasqua di Risurrezione, la vittoria di Cristo sulla morte. E sempre questo tempo ci rivolge un forte invito alla conversione: il cristiano è chiamato a tornare a Dio «con tutto il cuore» (Gl 2,12), per non accontentarsi di una vita mediocre, ma crescere nell’amicizia con il Signore. Gesù è l’amico fedele che non ci abbandona mai, perché, anche quando pecchiamo, attende con pazienza il nostro ritorno a Lui e, con questa attesa, manifesta la sua volontà di perdono” (Papa Francesco, Messaggio per la Quaresima 2017).

Il Tempo Liturgico Quaresima-Pasqua è desiderato ed atteso con gioia perché è preparato per me, per noi: anche quest’anno l’accogliamo come dono.

Come vivremo la Quaresima 2017?

Non sarà superfluo raccogliere pensieri sul presente consegnandoli ad uno sguardo che oltrepassa la realtà attuale. Edgar Morin scrive: “se fossi guidato solo dal lume della ragione, dovrei dire che il mondo va verso la catastrofe, che siamo sull’orlo dell’abisso. Tutti gli elementi che abbiamo sotto gli occhi ci prospettano scenari apocalittici. Ma nella storia dell’umanità esiste l’imprevisto, quel fatto inatteso che cambia il corso delle cose. Ecco perché, in fondo, sono ottimista”.

Noi crediamo che esiste un imprevisto e manteniamo forte l’attesa di qualcosa di grande: è l’urgenza della speranza che non è pia illusione, desiderio di un miracolo improvviso. Mentre si fa sentire il bisogno di speranza, siamo colti da una terribile paura, dominante come nuova ideologia. La paura abbraccia tutti, ci abita tra rassegnazione e fatalismo, pessimismo ed indifferenza, sudditanza e illegalità. Per andare oltre tale deriva, è fondamentale attivare processi di conversione personale e comunitaria.

La parola forte della Quaresima è “conversione”, una parola chiave che attiene all’esistenza quotidiana di ciascuno di noi. Se ci convertiamo, torniamo a sperare.

Spesso ci sentiamo talmente smarriti che non sappiamo da dove cominciare. Un’indicazione possiamo leggerla nel diario di Etty Hillesum, un’ebrea olandese prigioniera e uccisa ad Auschwitz; è una pagina che mi ritrovo spesso ad aprire, particolarmente a conclusione della giornata: “Non vedo nessun’altra soluzione, veramente non ne vedo nessun’altra che quella di raccoglierci in noi stessi e di strappare via il nostro marciume. Non credo che si possa migliorare qualcosa nel mondo esterno senza aver prima fatto la nostra parte dentro di noi. E’ l’unica lezione della guerra: dobbiamo cercare in noi stessi, non altrove”. Ecco da dove iniziare: da ciò che sta dentro di noi, dall’interiorità, e “strappare via il marciume”.

Questo è l’esodo pasquale della nostra vita: dal di dentro al di fuori. Avventurarsi in questo percorso è possibile per tutti: “dall’Egitto delle idolatrie e delle schiavitù, verso la pasqua della libertà che è figlia della verità”. Il “marciume” di cui parla la Hillesum è il risultato della sindrome psicologica e spirituale di cui siamo affetti, l’egoite. Essa determina il ripiegamento dell’“io” su se stesso e ne compromette l’esistenza “con” e “per” gli altri, nella logica del dono.

La Quaresima-Pasqua, novanta giorni, quaranta del tempo di Quaresima e cinquanta del tempo di Pasqua, è un periodo tanto ampio da consentirci di riconoscere i danni del narcisismo personale ed assumere una disciplina necessaria per la rigenerazione dell’“io malato”. La Liturgia del mercoledì delle Ceneri ci indirizza nel riconoscimento della  nostra peccaminosa fragilità offrendoci tre suggerimenti.

La preghiera, il primo di essi, ci consente di ascoltare nel silenzio la volontà di Dio a partire dai segni che il mondo presenta. E’ fondamentale chiudere “la stanza del nostro cuore”, staccando tutti i collegamenti compulsivi, per connetterci con Dio. Il digiuno, il secondo suggerimento, è una pratica utile per la liberazione da ogni forma di dipendenza o di abitudini che ci alienano dalla realtà: digiuniamo dalla vita virtuale per abitare quella reale, dedicando attenzione all’estetismo dell’anima più del corpo. Il terzo suggerimento è l’elemosina da vivere piuttosto come condivisione di quanto possediamo, per costruire una società più giusta e più equa, sperimentando la gioia del dare più che del ricevere. Scopriamo così che vivere per la ricchezza sfigura la bellezza del cuore.

La Quaresima è tempo del risveglio. In tutte le parrocchie, santuari e rettorie della Diocesi, potrete trovare la lettera “La gloria di Cristo nella liquidità del mondo”, scritta per voi come segno della Chiesa che cammina. Invito tutti a leggervi l’invito a rinunciare alla gloria del mondo per scegliere la gloria di Cristo, che vince la morte passando dalla croce. Proseguiamo, secondo il Progetto Pastorale Diocesano, nell’impegno di “abitare nel mondo” con responsabilità e di vivere in famiglia come in una “comunità di volti”.

Dietrich Bonhoeffer, alla domanda su che cosa è la vita, risponde indicando “chi” è la vita. “La vita non è una cosa, un’entità, un concetto, ma una persona, è una persona unica e ben determinata, non in quello che essa ha in comune con gli altri ma nel suo “io”: l’“io” di Gesù. Egli pone questo suo “io” in drastica contrapposizione con tutti i pensieri, i concetti e le vie che pretendono di costituire l’essenza della vita. Non dice: io ho, ma io sono la vita”. “Io sono la vita” (Gv 14, 6; 11, 25). E’ ormai impossibile separare la vita dall’“io” di Gesù, dalla sua persona”.

E’ l’incontro con Cristo che cambia il nostro “io”, trasformandoci uomini e donne radicalmente nuovi.

Buona Quaresima, buon cammino di conversione del nostro “io”.

   Francesco Savino