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VIDEO: Mons. Galantino a Papa Francesco, “Grazie per la chiarezza della condanna pronunciata a giugno in Calabria”


Il vescovo di Cassano all’Jonio, mons. Nunzio Galantino, segretario generale della CEI, all’udienza con Papa Francesco riservata alla diocesi di Cassano e alla Comunità Emmanuel sabato 21 febbraio 2015, fa riferimento alle parole pronunciate dal Pontefice il 21 giugno 2014 a Sibari: “Lei ha voluto dirci con chiarezza quanto lontano dal Vangelo e quanto inconciliabili con un’autentica vita cristiana siano i comportamenti mafiosi, da quelli esplicitamente tali a quelli che ne trasferiscono lo stile nelle relazioni più ordinarie. Il testo integrale del saluto pronunciato nell’aula Paolo VI a Città del Vaticano


Beatissimo Padre,

“Grazie” per averci concesso questo incontro. “Grazie” perché, dopo essere venuto a trovarci a casa nello scorso Giugno, ci permette oggi di incontrarLa qui, a casa Sua.

Siamo venuti innanzitutto per confermarLe, assieme alla Comunità Emmanuel – accompagnata da P. Mario Marafioti [Leggi il testo del saluto di padre Marafioti] – tutto l’affetto filiale che nutriamo per la Sua persona e tutta la disponibilità a lasciarci raggiungere dal Suo Magistero; fatto di gesti, prima, oltre che di parole. Gesti e parole che, non solo conserviamo nel cuore, ma che dal 21 Giugno dello scorso anno costituiscono costante punto di riferimento e richiamo per tutti noi.

Quel giorno, con un occhio attento alla nostra bella ma anche maltrattata terra di Calabria e con affetto di padre, Lei ha voluto dirci con chiarezza quanto lontano dal Vangelo e quanto inconciliabili con un’autentica vita cristiana siano i comportamenti mafiosi, da quelli esplicitamente tali a quelli che ne trasferiscono lo stile nelle relazioni più ordinarie. Quel 21 Giugno Lei ha trovato ed usato parole di condanna senza riserve per comportamenti di sopraffazione e per scelte sistematiche di illegalità che umiliano l’uomo e uccidono ogni speranza; soprattutto quella dei nostri giovani. «Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi – affermava Lei quel giorno – non sono in comunione con Dio: sono scomunicati».

La chiarezza di quella condanna, Santità, non ha attraversato solo la nostra terra. Non sappiamo quanto quelle parole abbiano toccato il cuore di chi ha scelto di seguire in maniera sistematica la strada del malaffare; sappiamo però che quelle parole hanno contribuito a fare chiarezza anche al nostro interno. Hanno certamente contribuito a purificare sempre di più le nostre scelte pastorali e ci hanno spinto a intensificare la nostra vigilanza sulle manifestazioni popolari della nostra fede, vero tesoro al quale non vogliamo rinunziare. «La “libertà della Chiesa” – hanno scritto di recente i Vescovi calabresi nella Nota pastorale sulla ‘ndrangheta – è la via necessaria per una “nuova evangelizzazione”  della pietà popolare, poiché, fedele agli insegnamenti di Cristo, essa diventi fermento di verità per ogni famiglia, ogni comunità religiosa e ogni Istituzione civile».

Grazie, Santità. Abbiamo tutti bisogno di avere occhi e cuore vigilanti, come ci viene chiesto soprattutto in questo tempo di Quaresima. Abbiamo tutti bisogno di percorrere vie di conversione. Siamo tutti chiamati a fare esperienza dell’amore riconciliante del Padre per farci a nostra volta strumenti di riconciliazione, accogliendo uomini e donne desiderosi di tornare a battere le strade del Vangelo.

La nostra Diocesi e la Comunità Emmanuel mettono nelle Sue mani, Santità, un piccolo contributo. In continuità con quanto le nostre realtà fanno, vogliamo con questo contributo sostenere i luoghi e le strutture di accoglienza che stanno arricchendo la Basilica di San Pietro ed il suo Colonnato: dalle docce, alla barberia, alla erigenda struttura di accoglienza. Queste realizzazioni, Beatissimo Padre, fanno della Basilica e del Colonnato di san Pietro non solo il luogo in cui vengono celebrati i santi misteri e accolti i pellegrini; ma ne fanno anche – e oserei dire, di più e più visibilmente – il luogo in cui viene accolto Cristo che soffre nelle membra doloranti dei senza fissa dimora. Un monito per noi tutti – Vescovi, sacerdoti e fedeli laici –  e per le nostre Chiese perché diventino sempre di più luoghi nei quali non solo si celebra il Cristo; ma anche luoghi nei quali quello stesso Cristo viene accolto ed accudito.   Insomma, un monito perché anche le nostre chiese sia luoghi nei quali il culto diventa vita e la vita diventa culto.