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“Non perdiamo tempo”: l’omelia del Vescovo Francesco durante la messa del mattino


Omelia 21 Marzo 2020 [LEGGI]

Nell’omelia della messa celebrata al mattino in diretta streaming su Facebook, il Pastore della chiesa cassanese, mons. Francesco Savino ha detto: «Quando ci piace una persona spesso utilizziamo questa affermazione: sei proprio un amore di persona. Oggi il profeta Osea, come ieri, ci scuote, ci aiuta a capire come deve essere la nostra relazione con Dio. Il profeta Osea – ha proseguito il presule – è proprio un “amore di profeta”. Amo molto questo profeta, il suo linguaggio di grande tenerezza e passione ci aiuta a fare verità, anche nel nostro rapporto con Dio. Ancora una volta Osea riprende il verbo tornare, ritornare. Ritornare al Signore. La conversione è tornare al Signore, volgersi a Lui, per recuperare la sua immagine dentro di noi. Siamo stati creati a sua immagine, il peccato ci deturpa, violenta la sua immagine dentro di noi. La conversione recupera l’immagine di Dio dentro di noi. È bello sentire questo invito rivolto dal profeta Osea: dobbiamo ritornare al Signore. Poi Osea aggiunge un’altra esortazione: affrettiamoci a conoscere il Signore, che vale a dire “non perdiamo tempo”.» 

«Se pensiamo un attimo, prima di questo tempo di isolamento a causa del coronavirus – ha poi continuato il vescovo –  la vita scorreva velocemente. Non avevamo nemmeno il tempo di accorgerci del volto dell’altro, dei bisogni della persona che ci stava accanto. In questi giorni invece tutto è “lentezza”, sembra quasi che il tempo sia sospeso. Sono convinto che questo invito di Osea “AFFRETTIAMOCI”, può essere l’impegno di questi giorni. Affrettiamoci a conoscere il Signore!» 

«Cosa significa conoscere il Signore? – ha poi chiesto Savino – Quando noi nella bibbia troviamo il verbo conoscere, non dobbiamo pensare alla conoscenza che avviene attraverso l’intelletto, l’intelligenza. Nella Bibbia il verbo conoscere significa avere una relazione con qualcuno. Vi faccio un esempio chiaro: nella Bibbia si dice che Abramo conobbe Sara e nacque Isacco. Abramo ebbe un relazione intima con Sara, questa è la conoscenza, questo significa entrare in relazione profonda con Dio.
Entrare in relazione con il Signore non significa conoscerlo solo con la testa, in maniera teorica. Questa è una conoscenza teologica, filosofica, che pure sono importanti. 
Il profeta ci dice che dobbiamo affrettarci ad entrare in una relazione profonda con il Signore, dobbiamo entrare in un dialogo intimo con lui. Il “mio cuore e il cuore di Dio” in dialogo.»

«Possiamo comprendere la conoscenza di Dio – ha spiegato il presule – solo se ripensiamo all’innamoramento. Diceva Carlo Maria Martini: “uno scopre di essere innamorato quando s’accorge che l’altro diventa più importante di se stesso”. Questa è un chiave di lettura dell’innamoramento. Ricordate la canzone di Lucio Battisti che diceva: “Io non dormo e penso a te …”, ecco in cosa consiste l’innamoramento: la persona di cui si è innamorati diventa il centro della vita. Domandiamoci: siamo innamorati del Signore? Lui è il tutto della nostra esistenza? É l’interlocutore più importante? Per conoscere il Signore abbiamo una grande strada la preghiera! »

«Il Vangelo di oggi – ha spiegato mons. Savino – ci fa capire che la nostra preghiera è malata di narcisismo, egoismo, autoreferenzialità, è malata di “egoite”. Spesso la preghiera invece di essere relazione con Dio diventa come un specchio, come se ci rivolgessimo a uno specchio, cioè a noi stessi. La preghiera invece è entrare… abbandonarsi nel grembo di Dio, come un bimbo nel grembo della madre.» 

«La preghiera del fariseo di cui ci parla il Vangelo non ha come interlocutore Dio, ma se stesso perché non fa altro che ringraziare Dio per la sua bravura; il fariseo nella preghiera dice io sono bravo, migliore degli altri. Il pubblicano, al contrario, nella preghiera riconosce i suoi peccati, le sue miserie. Dice “o Dio abbi pietà di me”, io sono un peccatore, un “povero a me”, sono misero. La preghiera è la cartina di tornasole per comprendere il nostro IO. Il fariseo è malato di un IO ipertrofico! Il pubblicano invece riconosce i suoi sbagli. La conclusione è decisiva: chiunque si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato!» 

«Allora – è, in conclusione, l’invito del vescovo di Cassano – affrettiamoci a conoscere il Signore attraverso la preghiera, attraverso la meditazione della parola di Dio ogni giorno. Oggi vi affido un’altra parola: Umiltà, che significa riconoscere i nostri limiti. Umiltà, ricordiamocelo, deriva dalla parola latina “humus”, terra. Siamo polvere! In questi giorni, nelle nostre case, dovunque ci troviamo, cerchiamo di esercitiamoci nell’umiltà. Signore concedici il dono, la virtù dell’umiltà.»