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Omelia III Domenica di Pasqua 26 Aprile 2020


 III DOMENICA DI PASQUA

At 2,14a.22-33; Sal 15; 1 Pt 1,17-21; Lc 24,13-35

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Domenica 26 Aprile2020

“In quello stesso giorno” due discepoli andavano da Gerusalemme verso Emmaus, stanchi e disorientati. È lo stesso giorno della Resurrezione, un giorno carico di eventi, indubbiamente sconvolgenti. È il “giorno unico” della nuova creazione (cfr. Gen 1,5), il giorno senza fine, che dura ancora oggi per noi, il giorno che va dalla Resurrezione di Gesù alla Sua venuta nella gloria. È “il primo giorno della settimana” (Lc 24,1), il giorno del Signore, la Domenica, giorno in cui la comunità cristiana è radunata per celebrare la Pasqua del Signore.

I due discepoli, uno chiamato Clèopa e l’altro senza nome, pensano che l’esperienza di Gesù sia stata un’illusione, si sia conclusa con una sconfitta. Essi parlano tra loro degli ultimi giorni della vita di Gesù e, mentre discutono, Gesù si avvicina e cammina con loro che non lo riconoscono perché manca loro lo sguardo della fede.

Alla domanda “che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?”, i due rispondono con una presentazione di Gesù che ha i caratteri di un necrologio: “fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo”; la sua crocifissione ha segnato anche la morte della nostra speranza riposta in lui. Essi, proprio a sigillo della loro profonda delusione, aggiungono che “sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute” e tralasciano proprio la parte finale degli annunci della passione e morte fatti da Gesù: “il figlio dell’uomo deve soffrire, essere messo a morte e risorgere il terzo giorno” (Lc 9, 22).

Infine aggiungono che “alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto”. 

A questo punto il “forestiero” che è Gesù risorto, con la sua solita pedagogia di maestro, prende l’iniziativa e cerca di suscitare nel cuore dei due discepoli una lettura “altra” degli eventi accaduti a Gesù di Nazareth: “stolti e lenti di cuore nel credere la parola dei profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria? E cominciando da Mosè e dai profeti spiegò loro in tutte le scritture ciò che si riferiva a lui”. Il Risorto compie l’esegesi della Sacra Scrittura che illumina gli eventi ultimi di Gesù così come gli eventi ultimi trovano corrispondenza nella Sacra Scrittura che conduce a Cristo, alla sua passione, morte e resurrezione, compimento di tutta la rivelazione. 

A questo punto del cammino “lo sconosciuto” fa come se dovesse andare oltre ma i due discepoli insistono per trattenerlo perché il loro cuore arde grazie all’ascolto delle sue parole: “resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto”. 

Gesù entrò per rimanere con loro e, “quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro”. 

Gesù compie gli stessi gesti dell’ultima cena, gesti che hanno riassunto tutta la sua vita, offerta nella liberà per amore e soltanto per amore: sono i gesti custoditi e ripetuti in memoria del Signore, come tesoro prezioso della Chiesa.

“Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista”. Clèopa e l’altro discepolo “partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone»”. 

L’incontro tra i discepoli di Emmaus e il Risorto genera il loro ritorno alla comunità dove riprendono, con un cuore diverso e rinnovato, il cammino di fede pasquale insieme agli altri. 

Questa pagina straordinaria dei racconti della Resurrezione ci indica che i tre luoghi privilegiati della presenza del risorto sono la Parola contenuta nella Scrittura, l’Eucaristia e la Comunità.

Lungo i sentieri della nostra vita sappiamo per certo che il Risorto cammina con noi, è carezza per chi prova dolore, boccone di pane per chi sta per venir meno, consolazione per gli afflitti, misericordia per tutti.

Buona Domenica!     

   Francesco Savino