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Omelia V Domenica di Quaresima 29 Marzo 2020


V DOMENICA DI QUARESIMA (anno A) [LEGGI]

Ez 37, 12-14; Sal 129; Rm 8,8-11; Gv 11,1-45

29 Marzo 2020

“Io sono la resurrezione e la vita”: è la solenne autodefinizione di Gesù riportata dal Vangelo di Giovanni sulla resurrezione di Lazzaro.

Gesù Messia (I Domenica di Quaresima), Gesù-gloria di Dio (II Domenica di Quaresima), Gesù-acqua viva (III Domenica di Quaresima), Gesù-luce (IV Domenica di Quaresima) e Gesù-vita (V Domenica di Quaresima): sono le tappe della catechesi biblica quaresimale.

Al Vangelo della resurrezione di Lazzaro siamo introdotti dalla visione del profeta Ezechiele nella Prima Lettura. È lo Spirito di Dio che irrompe sulle ossa secche, aride e morte, e genera vita. Scheletri calcificati e ossa inaridite sono la metafora della umanità peccatrice, ribelle come l’antico popolo di Israele. “Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti perché rivivano” (Ez 37, 9). Anche nella Lettera di Paolo ai Romani leggiamo l’inno allo “spirito di vita” che richiama al messaggio di vita e di speranza: “Lo spirito di colui che ha resuscitato Gesù dai morti darà vita anche ai vostri corpi mortali” (Rm 8, 11).  

Il contesto del racconto della resurrezione di Lazzaro è il villaggio di Betania. Gesù attende che in Lazzaro si compie il ciclo della vita così da lasciare spazio alla iniziativa di Dio: “questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinchè per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato”.

Ci sono due scene. Innanzitutto il dialogo del Maestro con Marta: alla rivelazione “tuo fratello risorgerà” segue l’incomprensione di Marta “so che risusciterà nell’ultimo giorno”. Poi la rivelazione ancora più luminosa: “Io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?”. Marta, che qui rappresenta il fedele illuminato, risponde con la solenne professione di fede: “Si, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo”.

Nella seconda scena campeggia la resurrezione di Lazzaro. Gesù dopo che “scoppiò in pianto” per la commozione a causa della morte dell’amico e del dolore delle sorelle, andò al sepolcro. Il cadavere di Lazzaro era da “quattro giorni”. Secondo le credenze rabbiniche, al quarto giorno il corpo ritornava in modo definitivo alla polvere e il “soffio vitale” veniva completamente ritirato da Dio che lo aveva donato all’inizio. 

Gesù in preghiera “alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato, io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno perché credano che tu mi hai mandato»”.

Poi gridò a gran voce: “Lazzaro, vieni fuori!”.

È la parola che ogni battezzato riceve emergendo dal fonte battesimale quando passa dall’“uomo vecchio” all’“uomo nuovo”.

Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberatelo e lasciatelo andare»: con questo “segno” Gesù anticipa la forza liberante della resurrezione. 

Ora, come dice san Giovanni Crisostomo, Gesù “procederà verso la sua morte che sarà poi la gloriosa vita per lui e per noi, i battezzati in lui risorti”.

Siamo resuscitati perché amati!

Questa V Domenica di Quaresima è una vera e propria catechesi cristiana sulla morte che è penultima realtà, perché ultima è la comunione con Cristo Risorto. È una speranza certa che dobbiamo sempre proclamare.

Buona Domenica.

✠ Francesco Savino