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Omelia XVII Domenica del Tempo Ordinario 28 Luglio 2019


XVII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO [SCARICA]

Gn 18, 20-21. 23-32; Sal 137; Col 2, 12-14; Lc 11, 1-13

28  Luglio  2019

Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni il Battezzatore ha insegnato ai suoi discepoli”: questa è la domanda che anche noi rivolgiamo oggi a Gesù per ascoltare la sua risposta che è una catechesi. 

I discepoli vedono spesso il Maestro che prega nel deserto, di notte, sul monte, al mattino presto: Egli si ritira in disparte a pregare per entrare in relazione con Dio, il Padre.

L’evangelista Luca insiste su questo aspetto soffermandosi sul particolare della preghiera di Gesù in alcuni momenti salienti: durante il battesimo (cfr. Lc 3, 21), sulla croce quando invoca dal Padre il perdono per i suoi carnefici (cfr. Lc 23, 34) e quando consegna il suo respiro nelle mani del Padre (cfr. Lc 23, 46). 

L’insegnamento del Maestro è sempre coerente con il suo comportamento: la sua è una preghiera personale, Egli si rivolge a Dio chiamandolo “papà” come dice di fare nella preghiera del “Padre Nostro” che, secondo Tertulliano, è la “sintesi” di tutto il Vangelo.

Nel Padre Nostro troviamo la preghiera cristiana nella sua articolazione essenziale. Scrive Enzo Bianchi: “Innanzitutto si prega per Dio, chiedendogli che il suo Nome sia santificato, che tutti possano cioè riconoscerlo quale Dio tre volte Santo. Domandando: «Venga il tuo Regno», si invoca che la signoria di Dio si manifesti sulla terra attraverso la pace, la giustizia, la riconciliazione; nel contempo, si chiede la venuta escatologica del Regno, inaugurato da Gesù (cf. Lc 11,20; 17,21), ma non ancora realizzato compiutamente. Solo in un secondo momento il cristiano prega per i propri bisogni: il pane quotidiano, frutto della benedizione di Dio sul lavoro dell’uomo; il perdono dei peccati, condizionato dal perdono accordato ai fratelli (cf. Mt 6,14-15); l’aiuto di Dio per non soccombere nell’ora della tentazione”. 

Quasi a commento del Padre Nostro, leggiamo la parabola di un tale che, nel cuore della notte, disturba un amico per chiedergli del pane: la preghiera è sempre contraddistinta da perseveranza e insistenza fiduciosa, come quella di Abramo (cfr. Gn 18, 20-32) e di Mosè (cfr. Es 32, 11-14.30-32). A conclusione della parabola, Gesù, infatti, dice: “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” . 

E in un altro passo del Vangelo, Egli dice: “Tutto ciò che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo già ottenuto e vi sarà accordato” (Mc 11, 24); “il Padre sa di quali cose abbiamo bisogno ancor prima che gliele chiediamo” (Mt 6, 8).

Nessuno può pensare che Nostro Padre, ci dia pietre al posto del pane, anche se siamo cattivi: Dio è buono e la nostra preghiera di figli si misura sulla fiducia salda in Lui. Gesù dice: “Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre Vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!”.

Lo Spirito Santo è davvero il dono più grande che possiamo e dobbiamo chiedere nella preghiera e Dio ce Lo offre sempre.

Noi non sappiamo cosa domandare per pregare come si deve, ma lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza e intercede per noi con gemiti inesprimibili” scrive san Paolo ai Romani (Rm 8, 26): lo Spirito Santo opera in colui che prega donandogli la facoltà di ascoltare Dio e di comprendere la Sua volontà. 

Se sono affetto da una malattia grave e chiedo a Dio la guarigione, non è detto che questa si verifichi come io mi aspetto, ma sono certo che Dio mi darà lo Spirito Santo, “forza e amore”, per vivere la malattia in modo da sentirmi amato e di amare, anche in quella condizione.

E’ lo Spirito Santo, allora, il vero e autentico dono di cui abbiamo bisogno.

Buona Domenica a tutti.

   Francesco Savino