Omelie

VIDEO | Quaresima 2016, Mercoledì delle Ceneri Mons. Savino: “Lavorare su noi stessi”


Quaresima 2016

mercoledì delle Ceneri [SCARICA]

La Quaresima, che la Chiesa chiama “sacramento”, cioè realtà che ci  fa partecipare al mistero, è un tempo caratterizzato da un impegno spirituale profondo, orientato ad un mutamento radicale del nostro pensare, parlare ed operare. Un tempo durante il quale siamo chiamati a fare verità nella nostra vita per un esercizio vero e autentico di libertà. Tempo, quindi, di disciplina per un risveglio della nostra coscienza nella consapevolezza che siamo peccatori e quindi sempre bisognosi di essere abbracciati dalla misericordia del Signore e dal perdono.

Il percorso quaresimale inizia con il rito dell’imposizione delle ceneri sul capo accompagnato dalle parole che ne esprimono il significato: “Sei un uomo che, tratto dalla terra, ritorna alla terra, dunque convertiti e credi alla buona notizia del Vangelo di Cristo!”.  Nei 40 giorni che seguono dovremo intensificare l’ascolto della Parola di Dio e la preghiera; dovremo imparare a digiunare per affermare che “l’uomo non vive di solo pane”; dovremo educarci alla prossimità all’altro, a discernere il suo bisogno, a maturare sentimenti di compassione verso di lui e a condividere con lui quello che siamo e tutto quello che abbiamo.

Papa Francesco, nel messaggio quaresimale di quest’anno, richiama il versetto 13 del capitolo 9 del Vangelo di Matteo: “Misericordia io voglio e non sacrificio” ritornando sulle indicazioni del cammino giubilare. Significativi due puntualizzazioni: la prima su Maria, icona di una Chiesa che evangelizza perché evangelizzata, la seconda sull’alleanza di Dio con gli uomini come storia di misericordia.

Per questa mia prima Quaresima con voi, anche io ho raccolto  alcune riflessioni in una lettera (che vi sarà distribuita) per il Popolo di Dio della Diocesi di Cassano allo Jonio. Ho dato come titolo “Una nuova fantasia della Carità” e mi sono soffermato sul rapporto fra Chiesa e Misericordia, un rapporto che tocca l’identità stessa della Chiesa di Gesù. Possiamo dire, anzi, che la missione della Chiesa si realizza “come Misericordia”.

La missione della nostra Chiesa diocesana, dunque, erompe da una motivazione teologica che è la Misericordia del Padre e cerca di uniformarsi all’agire salvifico di Gesù Cristo, derivante dalla Pasqua.

Come vogliamo vivere questa Quaresima, dono che, anche quest’anno, la vita ci regala?

Vorrei cercare una risposta a partire dalla realtà storica che viviamo, così espressa da un grande pensatore contemporaneo, Edgar Morin: “Se fossi guidato solo dal lume della ragione, dovrei dire che il mondo va verso la catastrofe, che siamo sull’orlo dell’abisso. Tutti gli elementi che abbiamo sotto gli occhi ci prospettano scenari apocalittici. Ma nella storia dell’umanità esiste l’imprevisto, quel fatto inatteso che cambia il corso delle cose. Ecco perché, in fondo, sono ottimista”.

La paura attanaglia tutti! Ha preso il posto di ogni ideologia! Per tentare almeno di contrastare la deriva della disperazione, figlia della paura, possiamo dare fiato alla speranza che è figlia della conversione.

Questo è il paradigma quaresimale che propongo: “Liberiamo in noi la speranza che è figlia della conversione, attivando la fantasia della carità”.

Impegniamo tutte le nostre risorse in un percorso di conversione, alla sequela di  Cristo, per vivere veramente Pasqua.

Quante volte dichiariamo di voler cambiare ma non sappiamo bene cosa, come, da dove cominciare!

Un ottimo suggerimento l’ho trovato in una pagina del diario del cammino interiore di Etty Hillesum, ebrea olandese perseguitata, prigioniera e uccisa ad Auschwitz. Ella scrive: “Non vedo nessun altra soluzione, veramente non ne vedo nessun’altra che è quella di raccoglierci in noi stessi e di strappare via il nostro marciume. Non credo che si possa migliorare qualcosa nel mondo esterno senza aver fatto prima la nostra parte dentro di noi. E’ l’unica lezione della guerra: dobbiamo cercare in noi stessi, non altrove”.

Lavorare su noi stessi è il compito più difficile ma il più liberante e significante. E’ la vera etica di responsabilità che deve incrociare la grazia di Cristo.

Se vogliamo fare pasqua, cioè passaggio, “andare oltre”, dobbiamo “fare esodo” dal di dentro al di fuori di noi, disintossicarci dall’egoite (narcisismo acuto) per maturare la logica del dono e dell’amore, alla sequela di Gesù Crocifisso e Risorto.

La conoscenza di noi stessi, dice la beata Madre Teresa di Calcutta, ci mette in ginocchio.

Il cammino della Pasqua comprende i 40 giorni del tempo di Quaresima e i 50 del tempo di Pasqua, che si conclude con la Pentecoste, con una certezza possibile: la conformazione della nostra vita a Cristo.

Buon cammino quaresimale, buon esodo di liberazione, a me, a tutti, nella fiducia che “Cristo è la nostra vita” (Fil.1,21).

+ don Francesco Savino