Omelie

XIX Domenica del Tempo Ordinario 13 Agosto 2017


XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO [SCARICA]

13 Agosto 2017

Dopo la “moltiplicazione dei pani” (cfr. Mt 14, 13-21), “Gesù costrinse i Discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, Egli se ne stava lassù, da solo”.

I gesti terapeutici-prodigiosi compiuti da Gesù sono marcati dall’attenzione verso le relazioni umane: il Maestro parla alle persone che incontra e si prende cura di loro, ne riconosce ogni necessità, accoglie ogni infermità o debolezza. D’altra parte la Sua vita è radicata su una profonda relazione con Dio, il Padre: Egli cerca costantemente “spazi e tempi” di silenzio e solitudine per pregare. E’ un contemplativo

E mentre è sul monte, in disparte a pregare, la barca dei discepoli è agitata dalle onde: “il vento infatti era contrario”.

L’evangelista Matteo intravede già il cammino difficile della “barca” che è la Chiesa, sballottata tra ostilità esterne ed interne, ma fissa nel racconto che la barca con i discepoli non è abbandonata alle forze del male perché il Signore Gesù “sul finire della notte andò verso di loro camminando sul mare”. Gesù è l’Emmanuele, il Dio con noi, fino alla fine della storia, ci è sempre accanto anche quando “le onde della vita” si gonfiano in mezzo alla “tempesta dell’esistenza”.

Riconosciamo la  Sua presenza nella nostra vita? Ci affidiamo a Lui con fiducia?

“Vedendolo camminare sul mare” i discepoli “furono sconvolti e dissero: «è un fantasma!» e gridarono dalla paura”. Essi avevano pur visto placare la violenta tempesta con la Sua parola (cfr. Mt 8, 23-27), eppure non riconoscono ancora la presenza del Signore accanto a loro. Gesù li tranquillizza con parole straordinarie per trasmettere loro fiducia: “coraggio, sono io, non abbiate paura!”. “Io sono” è il Nome impronunciabile di Dio rivelato a Mosè (cfr. Es 3, 14).

Molte sono le paure dell’uomo, generalmente generate dalla “paura madre”, quella della morte, ma Dio esorta tutti coloro che sono alla sua sequela, i credenti, a non avere paura, a fidarsi di Lui come testimoniano in abbondanza le Sacre Scritture, dalla Genesi (cfr. Gen 15, 1) fino all’Apocalisse (cfr. Ap 2, 10). L’invito di Gesù a non avere paura ha, come momento apicale, la Resurrezione (cfr. Mt 28, 10), l’accadimento che segna in maniera definitiva la vittoria dell’amore sulla morte.

Eppure siamo sempre tentati di chiedere un segno tangibile per fidarci del Signore, come fa Pietro che dice: “Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque”. Allora accade che l’impossibile diventa possibile grazie alla Parola di Gesù che invita Pietro a raggiungerlo camminando sull’acqua. Così Egli invita anche noi a tenere fisso lo sguardo su di Lui e non avere alcun timore di affondare.

Pietro, però, nuovamente impaurito dal vento impetuoso, viene preso dallo scoraggiamento e, cominciando ad affondare, grida: “Signore salvami!”. Come ci appartiene questa esperienza di Pietro!

E Gesù tende la mano Pietro, lo afferra e gli dice: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?” La domanda è rivolta a ciascuno di noi, oggi, ed è una provocazione per la nostra incredulità.

Appena Gesù sale sulla barca il vento cessa e allora i discepoli si prostrano davanti a Lui con una solenne confessione di fede: “Tu sei veramente il Figlio di Dio!”

E noi siamo disposti ad aderire a Lui senza paura, credendo al Suo amore?

Auguro a tutti una buona Domenica di fiducia e di rinnovata convinzione che Dio non ci abbandona mai.

   Francesco Savino