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XXX Domenica del Tempo Ordinario 25 Ottobre 2020


XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (anno A) [Scarica Omelia]

Es 22,20-26; Sal 17; 1 Ts 1,5c-10; Mt 22,34-40

25  Ottobre  2020

Nel brano del Vangelo di questa Domenica leggiamo la terza controversia tra Gesù e i capi religiosi di Gerusalemme. I farisei, tentando ancora di coglierlo in contraddizione, attendono la risposta alla domanda di un esperto della Torah “Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?”. La questione esprime una preoccupazione molto frequente nella tradizione rabbinica del tempo, in quanto dieci erano le parole per eccellenza della Legge, ma moltissime le prescrizioni, addirittura se ne contavano 613, secondo la tradizione dei maestri. Per questo si avvertiva l’esigenza di un orientamento per un credente osservante che volesse compiere la volontà di Dio.

Gesù, che conosceva bene la Torah, richiama lo Shemà Jisra’el (cfr. Dt 6, 4-9), la professione di fede nel Signore Dio che il credente ebreo ripeteva due volte al giorno. Questa preghiera afferma innanzitutto che Dio è uno e unico, e che ascoltare Lui, conoscerlo, significa aderire a Lui e amarlo con tutto il cuore, con tutta la vita, con tutta la mente. La professione di fede presenta un dinamismo che passa dall’ascolto alla fede, dalla fede alla conoscenza, dalla conoscenza all’amore.

Cosa significa amare Dio che non si vede, che non parla le lingue umane e la cui presenza è mistero?

Può accadere che l’amore per Dio sia soltanto una proiezione psichica, per cui l’oggetto del nostro amore è soltanto un idolo, tanto più amato perché è costruito da noi. Nella professione di fede del popolo ebraico troviamo invece l’affermazione del primato dell’ascolto che conduce all’amore.

L’amore per Dio consiste nel realizzare la sua volontà e, perciò, l’amore per il prossimo ne deriva direttamente. Gesù dice che l’amore per il prossimo è simile al primo comandamento, ne rivela la concretezza.

L’evangelista Matteo aggiunge: “Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”.

“E così, secondo Matteo, questo due comandi, letti insieme, diventano ricapitolazione di tutta la Legge (cfr. Rm 13,8-10; Gal 5,14; Gc 2,8), mentre il primo da solo non è sufficiente a sintetizzarla. Purtroppo noi contrapponiamo facilmente i due comandamenti o li mettiamo in concorrenza, ma guai a chi attua mefitiche distinzioni! Noi umani abbiamo un solo modo di amare in verità, e l’amore per il prossimo è il criterio per verificare il nostro amore per Dio. Lo esprimerà mirabilmente ancora l’apostolo Giovanni: “Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (1Gv 4,20). E potremmo anche parafrasare: chi non sa ascoltare il fratello che vede, non può ascoltare Dio che non vede; chi non sa dare fiducia al fratello che vede, non può dare fiducia a Dio che non vede!” (Enzo Bianchi).

Secondo Sant’Agostino, “L’amore di Dio è primo nell’ordine dei precetti, l’amore del prossimo è primo nell’ordine della prassi … Amando il prossimo rendi puro il tuo sguardo per poter vedere Dio” (Commento al vangelo secondo Giovanni 17, 8).

Buona Domenica.

                                                                         ✠   Francesco Savino