Ufficio della Pastorale della Salute

XXX Giornata Mondiale del Malato Mons. Savino visita le strutture sanitarie


Ripensare la pastorale della salute in chiave profetica

Il Vescovo della diocesi di Cassano All’Ionio, Mons. Francesco Savino, in occasione della XXX Giornata Mondiale del Malato, ha scelto tre luoghi per celebrare questo momento: l’Ospedale di Castrovillari, di Trebisacce e la Casa di riposo per anziani “Casa Serena” di Cassano, per concludersi nella Basilica Minore Cattedrale, con la celebrazione eucaristica, organizzata dall’Ufficio per la Pastorale della Salute e della Disabilità, affidati alla cura dei rispettivi direttori, Don Nicola De Luca e dal dott. Vincenzo Stivale. Nel corso della visita al nosocomio di Trebisacce, è stata scoperta una targa in memoria del Dott. Giuseppe De Vita, in servizio al 118. Presenti i familiari del sanitario.
“Quando entrate in un ospedale – ha affermato il presule -, fatelo inginocchiandovi, perché in questo luogo c’è la carne viva di Cristo. Occorre passare dal vedere al toccare. La civiltà di un Paese – ha ammonito -, si misura dall’attenzione che si da alle politiche socio – sanitarie”. Agli ammalati, agli operatori sanitari e a tutti fedeli della diocesi, ha consegnato il messaggio i cui contenuti sono racchiusi in una nuova visione della pastorale della salute in chiave profetica. “Occorre promuovere una cultura della sofferenza – scrive mons. Savino -, che non sia una mera liturgia consolatoria ma un compendio di gratuità, cura e condivisione, un volto della normalità che non ghettizzi ma includa, segno e strumento dell’abbandono totale, tra le braccia di Dio”. Una cultura come quella che stiamo edificando, protesa all’immediato e al rapido raggiungimento dei propri scopi di efficienza e guadagno, non può rappresentare un “modello simultaneo di sviluppo e di cura”. La cultura “progressocentrica” si basa su un concetto opposto a quello di cura, che è il concetto di scarto. Lo scarto è il prodotto del consumo; quando non c’è più niente da consumare –sottolinea-, si produce lo scarto. Le persone non sono più un valore primario da rispettare e tutelare, specie se povere o disabili, se “non servono ancora” – come i nascituri – o “non servono più” – come gli anziani. Questa cultura dello scarto è stata – secondo il vescovo Savino -, in alcuni casi, protagonista anche della fase pandemica che abbiamo e stiamo ancora attraversando; basti pensare a cosa è stata l’esperienza della morte per alcune persone, soprattutto anziani, morti in completa solitudine e senza il conforto dei propri cari. La cultura dello scarto isola le generazioni ed espone soprattutto le nuove a privarsi “del necessario contatto con le loro radici e con una saggezza che la gioventù da sola non può raggiungere”. La cultura dello scarto è figlia di una cultura della crescita che ha dimenticato la giustizia come condizione necessaria affinché la crescita sia finalizzata ad uno sviluppo umano integrale. La pastorale della salute, promuove uno sviluppo umano integrale che si fonda sul concetto di cura e rappresenta un antidoto efficace contro quella cultura del non serve ancora, non serve più, che molte volte disorienta anche molti credenti. La pastorale della salute quindi è un ambito imprescindibile ed indispensabile per l’annuncio della salvezza che il cristiano riceve in eredità per mezzo di Gesù Cristo. Tutta la comunità deve essere investita di questa missione, pur adempiendo alla necessità di avere una adeguata formazione che tenga conto di due pilastri imprescindibili per essere dei buoni operatori di pastorale della salute: Scienza e Carità. La Scienza senza la Carità si gonfia, mentre la Carità senza la Scienza vaneggia! Le ardite esigenze cliniche e le tecniche biomediche che la scienza oggi ci fornisce, non devono mai entrare in contrasto con la necessità di assicurare la dignità della ed alla persona umana in tutte le fasi della sua esistenza terrena. La pastorale della salute, quindi, delinea e mette in atto quel processo di umanizzazione delle cure che è espressione della Carità di Cristo verso le persone sofferenti, fornendo alla Scienza una “coscienza del limite” che molte volte sembra aver dimenticato.  Cosi come per mons. Savino, il profilo del direttore diocesano di pastorale sanitaria, sia un uomo di fede e di comunione e che sappia abitare i luoghi della sofferenza, Abbia la capacità di dialogare con altri saperi e altre professionalità che accompagnano il percorso terapeutico dei malati e delle famiglie; abbia curiosità verso i progressi della scienza clinica e soprattutto dei nuovi problemi etici che si pongono alla coscienza credente con l’avanzare di tali progressi; sia capace, in seno alle strutture socio-sanitarie soprattutto di ispirazione cattolica, di insegnare il senso della gratuità attraverso la cura dei volontari e degli operatori socio-sanitari; sappia coadiuvare il ministero nella promozione di una pastorale della salute integrata con la vita pastorale delle comunità; sappia promuovere con opportune progettualità la crescita della carità pastorale verso gli ammalati e le loro famiglie nei diversi contesti; coordini il lavoro degli operatori di pastorale della salute all’interno dell’intera comunità diocesana; sia un missionario della salute ossia esca dalla logica burocratica dell’ufficio e visiti in prima persona i contesti socio-sanitari della diocesi.

 

Cassano All’Jonio, 11-02-2022   

Addetti stampa della diocesi                                                
Francesco Garofalo
Rocco Gentile

 

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