Omelie

XXXI Domenica del Tempo Ordinario 30 ottobre 2016


XXXI  DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO [SCARICA]

30 ottobre 2016

Non tutti gli incontri si equivalgono, alcuni sono particolarmente desiderati, cercati e voluti, perché nitida è la percezione che da essi dipende la nascita al divenire semplicemente ciò che dovremmo essere, la nostra verità in cui sta il senso e la gioia di esistere. Ciascuno è felice quando è se stesso (cfr. Giancarlo Bruni). E’ l’esperienza di Zaccheo, il protagonista del racconto del Vangelo di questa Domenica, XXXI del T.O.

In cammino verso Gerusalemme, Gesù arriva a Gerico, ultima tappa del percorso esistenziale del Maestro che ha dedicato tutta la sua vita a “salvare le pecore perdute della casa d’Israele”. Qui accade uno degli eventi più straordinari narrati da san Luca: la conversione di Zaccheo, un uomo arricchitosi grazie al suo mestiere di capo dei pubblicani: egli riscuote le tasse disonestamente. E’ una pecora perduta, è “scomunicato” e disprezzato, è un ladro e uno sfruttatore. Questo pubblico peccatore mostra un’incredibile curiosità: vuole vedere Gesù e, poiché gli viene impedito di avvicinarsi perché piccolo di statura ed inviso a tutti per la cattiva fama, si arrampica su un sicomoro per superare l’ostacolo della folla e poter vedere Gesù al suo passaggio. Zaccheo compie un gesto indubbiamente ridicolo ma che esprime il suo forte desiderio di cercare un contatto diretto con il Maestro. Luca annota: “quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse “Zaccheo scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua“”. E’ lo sguardo di Gesù che libera Zaccheo: come sempre, non si posa mai sui peccati di un peccatore ma sulla sua fragilità-povertà, su ciò che manca ad una vita per essere piena,risolta, felice. Il pubblicano Zaccheo, colui che cerca, è il cercato da Gesù. L’amante scopre di essere amato e, quando avviene l’incontro, è festa. “Devo oggi fermarmi a casa tua”: l’uomo disprezzato, pubblico peccatore, scende in fretta dall’albero e ospita Gesù pieno di gioia.

Qui potrebbe finire il racconto di un incontro che cambia l’esistenza di un uomo, invece, come, accade spesso nella vita di Gesù, i soliti benpensanti non “sopportano la sua libertà e non tollerano che egli si rivolga di preferenza ai peccatori manifesti, narrando così il desiderio di Dio di salvare tutti gli uomini (cfr. 1 Tm 2,4), a partire proprio da quelli additati come “perduti” (cfr. Lc 15). Più volte, nel Vangelo secondo Luca, Gesù è disprezzato dagli uomini religiosi, che mormorano perché Egli siede a tavola con i peccatori (cfr. Lc 5,30; 15,2) e lo definiscono “un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori” (Lc 7,34). L’evangelista registra che  in questa circostanza la condanna fu addirittura generalizzata: “tutti mormoravano: «è andato ad alloggiare da un peccatore!»”” (cfr.Enzo Bianchi). Eppure il cambiamento di Zaccheo è reale. Egli dice: “Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto”.

L’incontro tra Gesù e Zaccheo invita a pensare che il Cristianesimo non è una teoria buona sulla vita, una ideologia, una filosofia, una dottrina di precetti, ma una Persona, Gesù. Quando ci lasciamo incontrare da Lui, avviene un cambiamento radicale. Che meraviglia constatare che Zaccheo, perduto a causa del suo rapporto sbagliato con la ricchezza, si impegna a compiere un gesto concretissimo perché la sua vita, da quell’incontro, ha un altro senso! Gesù è l’«accadimento», l’«evento» più bello nella vita di ciascuno. Lo sguardo di Gesù su Zaccheo cambia il suo stesso sguardo sulla vita: gli altri non sono più un’ occasione di guadagno ma vittime della sua ingiustizia alle quali ora deve restituire tutto il maltolto . Inoltre vuole condividere con i poveri i suoi beni.

La conclusione di Gesù alla dichiarazione di Zaccheo non può non affascinarci e meravigliarci: “Oggi per questa casa è venuta la salvezza perché anch’egli è figlio di Abramo”: il Signore vede un uomo e un figlio di Abramo dove gli altri vedono solo un peccatore. E nell’”oggi” di quest’uomo accade la salvezza. Nell’oggi di ciascuno di noi, accade ciò che accade a Zaccheo, quando lo sguardo di Cristo e il nostro si incontrano.

“Bisogna essere guardati per guardare, essere amati per amare, prediletti per dire sì” (Sant’Agostino).

Non cediamo alla tentazione di pensare che non possa accadere, oggi, l’”incontro decisivo” che può ri-orientare la nostra vita dandole un senso compiuto. Zaccheo diventi paradigma per tutti noi, “mendicanti del cielo”.

Buona Domenica!

   Francesco Savino