Non c’è dubbio! Le letture di questa XXXII domenica ci invitano
ad alzare lo sguardo e a gettare cuore e mente oltre questa
vita. Al centro della Liturgia della Parola di oggi infatti vi
sono quelli che, con linguaggio tecnico, vengono chiamati i
Novissimi; cioè le verità ultime e tutto ciò che ci attende dopo
la morte. Ma – come ci insegna la prima lettura e come ci
conferma la risposta data da Gesù ai Sadducei – volgere lo
sguardo ai Novissimi, credere cioè – come proclamiamo nel Credo
- «la resurrezione dei morti e la vita che verrà» implica
decisioni forti e coraggiose. Come quella presa dai sette
fratelli Maccabei, sostenuti dal coraggio e dalla fede della
mamma ....... A te,
Maurizio, che oggi vieni ordinato Diacono rivolgo l’invito ad
avere tra i tuoi santi protettori questi giovani e la loro
mamma. Ti invito a invocarli quando forte si fa sentire la
tentazione di considerare, il tuo Diaconato, un ministero
“transeunte”. Sì, lo so, tu sei orientato al Presbiterato.
Attento però che il Diaconato che oggi ricevi non è un ministero
"transeunte", nel senso che viene cancellato dall’Ordine
Presbiterale. Non sarai mai un buon prete se non continuerai ad
essere permanentemente Diacono; se il tuo Sacerdozio cioè non lo
vivi come servizio.
Il tempo che ti separa dall’Ordinazione presbiterale è tempo in
cui tu sei chiamato a esercitare il ministero del Diaconato. E
il Diaconato che vieni chiamato a esercitare non può avere come
spazio solo il presbiterio della Cattedrale o quello di altre
chiese. Il Diaconato, caro Maurizio, sei chiamato a esercitarlo
anche - oserei dire soprattutto - per strada, cercando e
conoscendo, a nome della Chiesa e come parte viva e responsabile
di questa nostra Chiesa, i poveri e i loro bisogni.
Dopo la tua ordinazione diaconale la nostra Diocesi deve poter
contare – non su un burocrate del sacro in più – ma su un
operatore della carità in più. In una Chiesa non saranno mai
troppi gli operatori della carità!
Ordinandoti Diacono mi aspetto che tu cresca davvero nel
servizio, ma non solo in quello liturgico. Mi aspetto che la tua
preghiera sia più intensa e più prolungata perché se non
preghiamo, difficilmente i nostri occhi vedranno i bisogni degli
ultimi; se non preghiamo, difficilmente le nostre orecchie
ascolteranno il grido di chi è senza voce; se non preghiamo, non
ci accorgeremo di quanti vengono calpestati nella loro dignità.
Se non preghiamo, ci accorgeremo subito se una cerimonia
liturgica è fatta male, ma ci mancheranno gli strumenti per
accorgerci della sofferenza, non solo materiale, di quanti il
buon Dio ci ha affidato.
Fra poco dirai la tua volontà di impegnarti nel celibato e
nell'obbedienza. Voglio ricordare a te, ma anche a me, che solo
la preghiera ci può dare la grazia necessaria per vivere con
entusiasmo, anche se non senza fatica, gli impegni derivanti dal
celibato e dall’obbedienza.
...
continua>>
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