(Di seguito, il testo
integrale del comunicato
diffuso al termine dei lavori
della Cec, svoltisi oggi a
Paola
CONFERENZA EPISCOPALE
CALABRA
Sessione straordinaria - Paola
(CS), 17 luglio 2014
1- Oggi 17 luglio si è svolta
a Paola una seduta
straordinaria della CEC
convocata dal Presidente Mons.
Salvatore Nunnari per
dibattere su alcuni temi
pastorali di particolare
urgenza.
Erano presenti tutti gli
Arcivescovi e i Vescovi della
Calabria, compresi il Vescovo
eletto di Locri-Gerace e il
Vescovo eletto di
Rossano-Cariati.
Ad inizio di seduta il
Presidente Mons. Nunnari ha
espresso a nome di tutti i
Vescovi della Calabria il
saluto più devoto e fraterno
al Santo Padre Francesco,
sottolineando la comune
gratitudine dei Pastori delle
Chiesa Calabresi per
l’indimenticabile Visita
compiuta in Calabria, nella
diocesi di Cassano allo Ionio;
e per il forte messaggio che
–in quella circostanza- si è
levato dal cuore di Francesco
sia per sostenere il cammino
di conversione e di rinascita
dei detenuti; sia per dare
speranza ai giovani e a quanti
si ritrovano feriti nella loro
dignità per la mancanza di
lavoro; sia, soprattutto, per
esprimere il dolore della
Chiesa per quanti –adorando il
dio denaro ed esercitando una
persistente e diabolica
delinquenza– si pongono di
fatto, con la loro pubblica e
peccaminosa condotta di vita,
fuori dalla comunità
ecclesiale.
Considerando, inoltre, che
proprio le forti parole del
Papa contro la ‘ndrangheta
sono apparse ancora più
profetiche in seguito ad
alcuni episodi verificatisi in
qualche diocesi –episodi che,
clamorosamente riportati dai
mezzi di comunicazione, hanno
causato un diffuso generale
sgomento– il Presidente ha
esortato tutti i Confratelli
Vescovi ad offrire ciascuno la
propria riflessione sui
problemi legati al fenomeno
della mafia in Calabria e
sugli atteggiamenti che le
comunità ecclesiali devono
manifestare di fronte a questa
“disonorante piaga della
società” che deturpa da fin
troppo tempo la vita dei
calabresi.
Il tutto al fine di prendere
“decisioni condivise”, da
offrire a tutti, in modo che
uno stesso stile di
testimonianza cristiana venga
vissuto ed incarnato
all’interno di tutte le chiese
calabresi.
2- La franca e approfondita
discussione tra i Pastori ha
portato alla determinazione
della necessità di una
ponderata Nota Pastorale, le
cui linee progettuali, già
concordate, vengono qui
anticipate e verranno
ulteriormente approfondite e
approvate entro il prossimo
mese di ottobre.
Si intende ribadire che la
’ndrangheta è negazione del
Vangelo. Essa non è solo
un’organizzazione criminale
che come tante altre vuole
realizzare i propri illeciti
affari con mezzi altrettanto
illeciti, ma – attraverso un
uso distorto e strumentale di
riti religiosi – è una vera e
propria forma di religiosità
capovolta, di sacralità atea.
È un fatto: a partire dagli
anni Settanta - riprendendo
interventi e pronunciamenti
precedenti - , la Chiesa
tutta, ha reso esplicita la
condanna delle mafie,
accompagnata dall’invito al
pentimento ed alla conversione
evangelicamente intese. Su
questa stessa linea si era già
mossa, assieme a diversi
documenti delle singole
diocesi, la nota Cec
“Annunciare il Vangelo della
vita nella nostra terra per un
futuro di giustizia e carità”,
del 2007. Ad essa sono seguiti
numerosi interventi collegiali
e di singoli vescovi, di
grande spessore spirituale e
sociale. Tuttavia, dal momento
che la questione mafiosa ha
assunto nuovi riflessi in
questi nostri tempi, i Vescovi
calabresi sono convinti della
necessità di un intervento
ancora più chiaro e deciso:
l’orologio della storia segna
l’ora in cui – per la Chiesa -
non è più solo questione di
parlare di Cristo, quanto
piuttosto si essere testimoni
credibili di Cristo, luogo
della sua presenza e della sua
parola. Cosa, questa, che dà
ancor più forza al monito del
Santo Padre: la mafia non ha
nulla di cristiano ed è dunque
fuori dal Vangelo, dal
cristianesimo, dalla Chiesa.
Nella Nota pastorale
troveranno spazio indicazioni
concrete che accompagnano
scelte e prassi pastorali.
Sono indispensabili
regolamenti più incisivi che
prevedano preparazione remota
e prossima ai gesti che si
compiranno, soprattutto
prevedano una formazione
cristiana vera e permanente.
E’ stata espressa con ferma
chiarezza condanna assoluta
della ’ndrangheta e di ogni
altra organizzazione che si
opponga ai valori del Vangelo:
rispetto per la vita, dignità
di ogni persona e impegno per
il perseguimento del bene
comune.
3- L’atteggiamento pastorale
che la Chiesa deve conservare
e promuovere nei confronti di
quanti appartengono a
organizzazioni mafiose va
collocato nel quadro di quanto
Papa Francesco ha affermato
nel corso della visita ai
detenuti di Castrovillari. In
quella circostanza, il Papa ha
ribadito che il carcere (anche
quello a cui si devono
sottomettere i criminali e gli
aderenti a organizzazioni
illegali) viene irrogato dalla
società allo scopo
dell’effettivo reinserimento
nella società. Ne consegue
che, come per qualsiasi
peccatore che, come qualsiasi
peccatore, nei confronti anche
di chi ha subito una condanna
definitiva, la Chiesa deve
svolgere la sua opera di
accompagnamento verso la
conversione. Dio, infatti, ha
continuato papa Francesco,
«mai condanna. Mai perdona
soltanto, ma perdona e
accompagna. ll Signore è un
maestro di reinserimento: ci
prende per mano e ci riporta
nella comunità sociale. Il
Signore sempre perdona, sempre
accompagna, sempre comprende;
a noi spetta lasciarci
comprendere, lasciarci
perdonare, lasciarci
accompagnare». Ecco disegnato
e definito il compito della
Chiesa.
4- Con riferimento a tutte le
espressioni della pietà
popolare, occorre ribadire che
il Vescovo competente
territorialmente, con i suoi
Organismi collegiali di
partecipazione e
corresponsabilità, è l’unico
idoneo a valutare la realtà
dei singoli fatti ed episodi.
I Vescovi della regione sono
determinati a darsi e a
seguire criteri pastorali
comuni, a partire dalla
convinzione che la tradizione
popolare è un tesoro da
custodire e valorizzare come
una genuina manifestazione di
fede. Eventuali incrostazioni
e deviazioni, rischierebbero,
se non rimosse di minarne
l’autenticità. Le nostre
diocesi hanno già discusso nei
loro Sinodi, ovvero hanno
inserito nei Piani pastorali,
gli opportuni antidoti alle
infiltrazioni criminali nelle
genuine forme della devozione
e pietà popolare. Bisogna
applicarli con tenacia, fin
dal primo momento
dell’adesione di fedeli a
confraternite e organizzazioni
di processioni popolari.
5- Solidarietà è stata
vivamente espressa alla Chiese
ed ai loro pastori chiamati a
rispondere a letture parziali
e forvianti, intensificatesi
in occasione degli ultimi
eventi che hanno – in questo
particolare momento – segnato
le Chiese di Oppido-Palmi e
Mileto-Nicotera -Tropea.
La Conferenza Episcopale
Calabra esprime gratitudine al
Santo Padre per aver
provveduto alle Chiese di
Locri-Gerace e Rossano Cariati
con la nomina dei nuovo
Pastori nelle persone di Mons.
Francesco Oliva e Mons.
Giuseppe Satriano.
Dal Santuario di San Francesco
di Paola (Patrono della
Calabria)
Gli Arcivescovi e Vescovi di
Calabria
|