Dt 26,4-10; Sal 90; Rm 10.8-13; Lc 4,1-13

I Domenica di Quaresima – anno C

09-03-2025

La Quaresima è tempo di grazia da vivere come occasione di conversione, di ritorno a Dio: siamo chiamati a liberarci dagli idoli alienanti che ci seducono per volgere lo sguardo all’unico Signore della nostra vita. È un tempo di lotta spirituale, di essenzialità, di autenticità verso noi stessi e verso Dio, volgendo lo sguardo su Gesù, mettendo la nostra lotta nella sua.

Ci dice la Lettera agli Ebrei: “Per essere stato tentato in prima persona, Egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova” (Eb 2, 18).

Nel Vangelo di questa prima Domenica di Quaresima viene narrata la prova e anche la lotta di Gesù contro le tentazioni.

La vita ci mette continuamente alla prova. Spesso ci troviamo in situazioni in cui dobbiamo scegliere, momenti in cui la fiducia in Dio è messa seriamente in discussione.

Ci capita di attraversare l’esperienza della sofferenza e del male. Tutta la vita è un essere messi alla prova, nel senso del verbo “peirazo”, il verbo della tentazione che viene usato nel brano del Vangelo di questa Domenica.

L’evangelista Luca colloca la narrazione delle tentazioni tra il battesimo di Gesù e l’inizio del suo ministero a Nazareth. Il battesimo è il momento in cui Gesù riceve l’ammissione del Padre, il tempo delle tentazioni è il tempo in cui Gesù si prepara a intraprendere il suo ministero. Luca vuole farci capire che tipo di messia Egli sia. Molte erano le attese, anche sbagliate, sulla Sua Persona e spesso gravano anche sulle nostre persone, per questo è fondamentale fermarsi per decidere di sé stessi.

Gesù è spinto nel deserto dallo Spirito Santo: ha bisogno di prendere le distanze da tutto ciò che lo può far deviare dalla volontà, dal progetto del Padre, e quindi sente il bisogno di riconoscere che cosa c’è nel suo cuore.

Gesù rimane nel deserto quaranta giorni, un tempo che ricorda i quarant’anni nel deserto del popolo di Israele. Le risposte che Gesù dà al tentatore sono tratte dal libro del Deuteronomio. Egli rivive l’esperienza del suo popolo e il deserto, anche per Lui, non è soltanto un tempo di paure e tradimenti, ma è anche un tempo di profonda comunione, intimità con Dio. Le tre tentazioni raccontate dall’evangelista Luca sono i tre atteggiamenti emblematici della nostra relazione con noi stessi, con gli altri e con Dio.

La prima tentazione riguarda la fame: “Il diavolo gli disse: ‘Se tu sei il Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane’. Gesù gli rispose :                                                                                              «Sta scritto non di solo pane vivrà l’uomo»”.                                                                                                                                                                                                                                                                        Se ci pensiamo un attimo non ci sarebbe nulla di male a mangiare dopo un lungo digiuno. Gesù ha il potere di trasformare le pietre in pane. Eppure Egli decide di aspettare perché quel potere non gli è dato per il suo interesse, ma per sfamare gli altri. È la tentazione di tutti coloro che vivono il potere, grandi o piccoli che siano, che cercano di soddisfare i propri interessi e tradiscono la logica del servizio.

Gesù rifiuta la logica del privilegio e la tentazione di pensare prima a se stesso. Anche la seconda tentazione è molto ricorrente: “Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: «Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio. Perciò, se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo». Gesù gli rispose: «Sta scritto: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a Lui solo renderai culto”»”.

Spesso diciamo di fare il male al fin di bene e ci alleiamo con logiche perverse con il pretesto che può servire a operare qualcosa di buono, ma non è così, perché, al di là di ogni apparenza, esso non è mai buono. Il tentatore propone a Gesù di conquistare il mondo, l’umanità, passando attraverso la sua logica. Gesù sceglie di “conquistare l’umanità attraverso la logica della croce, che è la logica della umiliazione”.

La terza tentazione mette in gioco il rapporto con Dio: “Lo condusse a Gerusalemme, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù di qui; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo affinché essi ti custodiscano”; e anche: “Essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «È stato detto: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”»”.

Il tentatore chiede a Gesù di buttarsi dal pinnacolo del tempio, perché se è vero che Dio lo ama, non lo lascerà cadere. Gesù ci insegna ad essere e a vivere da figli adulti che sono consapevoli di essere amati.

Dio c’è e ci sarà sempre accanto a noi.

Nelle tre tentazioni la risposta di Gesù è sempre una risposta che fa appello alla Parola di Dio. Quanto è importante ascoltare e vivere la Parola di Dio, che costituisce sempre un argine a tutto ciò che ci porta lontano da Lui e ci fa cedere alle tentazioni idolatriche della vita.

Sia nella vita di Gesù come nella nostra, la “tentazione” ritorna soprattutto nei momenti di debolezza, di maggiore vulnerabilità.

La tentazione tornerà nella vita di Gesù nell’orto degli ulivi, nel Getsemani, mentre è in agonia, e sulla croce, quando tutto sarà perduto.

Gesù tentato e provato in questa prima Domenica di Quaresima ci insegna a rispondere alle tentazioni della vita abbandonandoci e mettendoci con fiducia e umiltà nelle braccia di Dio, il Padre. “ Vidi tutte le reti del Maligno distese sulla terra e dissi gemendo: – Chi mai potrà scamparne? E udii una voce che mi disse: – l’umiltà” (S. Antonio Abate da Vita e detti dei Padri del deserto).

Buona Domenica.

 

   Francesco Savino

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