Venerdì Santo 2017
in Passione Domini [SCARICA]
Fissiamo il nostro sguardo in contemplazione e preghiera sull’“ecce homo”: davanti a noi c’è l’Uomo dei dolori, impotente dinanzi alla libertà dell’essere umano. Il Crocifisso, che campeggia sull’altare maggiore di questa Cattedrale, con quel volto abbandonato, quel corpo arreso alla morte, è espressione potente per noi tutti, accomunati come siamo dall’esperienza del dolore. Parla ancora di più a coloro che sono prigionieri di solitudini indicibili e di sofferenze taciute, spesso causate da violenze e soprusi.
Contempliamo Gesù e parliamogli del nostro cuore, della vita delle nostre famiglie, del nostro territorio con tutte le sue contraddizioni, della nostra chiesa locale.
Con Maria, Madre del dolore, sostiamo ai piedi della croce.
“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”
Dove sei, mio Dio? E’ il grido di tanti uomini e donne che vivono il silenzio di un Dio che sembra assente, lontano. Come ad Auschwitz.
Cogliamo in quel Crocifisso ogni dolore del mondo.
Nella “Leggenda del grande inquisitore” del romanzo “I fratelli Karamazov” di Fedor Dostoevskij, leggiamo che Cristo, nel carcere della inquisizione nella Siviglia del XVI secolo, è incessantemente contestato dal vecchio inquisitore che gli dice: “Perché sei venuto a disturbarci? Lo sai anche tu che sei venuto a disturbarci”. E la frase successiva, violenta, è: “Vattene e non venire più … non venire mai … mai, mai!”. Alla valanga di accuse di essere un pericolo per la quiete amorfa dell’umanità perché vi ha portato la libertà, la coscienza, la responsabilità, ha insegnato il senso segreto del dolore e ha lasciato il seme dell’amore, Cristo tace. Ma quel silenzio “pesa” a quell’inquisitore. “Il prigioniero l’ha ascoltato guardandolo fisso negli occhi con uno sguardo dolce e penetrante. Il vecchio inquisitore vorrebbe che gli dicesse qualcosa, anche di amaro, di terribile. Ma ecco, Cristo gli si avvicina in silenzio e lo bacia dolcemente sulle vecchie labbra esangui. E questa è tutta la sua risposta”.
Sconvolgente. E vero!
Lasciamoci anche noi “baciare” da Cristo, lasciamoci toccare dal suo corpo piagato, bagnare dal suo sangue e dall’acqua del suo costato, e adoriamo la sua croce, consapevoli dell’infinito Amore che in Lui, Dio ha rivelato per rimanere sempre tra noi, vivo e presente.
Solo l’amore ci offre il senso di ogni dolore.
Cassano all’Jonio, 14 aprile 2017
✠ Francesco Savino