Siamo giunti alla fine del capitolo VI del Vangelo di Giovanni e in quest’ultima parte ci viene presentato lo scandalo che le parole di Gesù hanno generato non soltanto nelle folle dei Giudei ma anche nei suoi discepoli.
“Questa crisi nelle relazioni tra Gesù e la sua comunità è testimoniata da tutti e quattro i vangeli al momento di una parola decisiva di Pietro che confessava, anche se non pienamente, l’identità di Gesù come Messia (cf. Mc 8,29 e par.) e come inviato dal Padre quale Figlio. Perché questa crisi? Perché le parole di Gesù a volte erano dure e urtavano anche gli orecchi di discepoli che lo seguivano con devozione ma non riuscivano ad accettare, ritenendola una pretesa, che Gesù fosse “disceso dal cielo” e che nella carne di un corpo umano fragile e mortale raccontasse il Dio vivente. Nel suo discorso Gesù aveva detto più volte: “Io sono il pane vivente disceso dal cielo” (Gv 6,51; cfr. 6,33.38.41-42.58), ma proprio quelli che lo avevano acclamato come “il grande profeta che viene nel mondo” (cfr. Gv 6,14) e che avevano voluto farlo re (cfr. Gv 6,15), di fronte a queste parole si sentono scandalizzati nella loro fede. Profeta sì, ma disceso dal cielo e corpo consegnato (verbo paradídomi) fino alla morte violenta, corpo da mangiare e sangue da bere (cfr. Gv 6,51-56), questo proprio no: sono parole che suonano come una pretesa insopportabile, impossibili da ascoltare!” (Enzo Bianchi).
Gesù, a questo punto delle mormorazioni contro di sé, a costo di provocare ulteriori divisioni, rivolgendosi ai mormoratori, ai contestatori, afferma: “Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’Uomo salire là dov’era prima?”. Gesù, in altri termini, vuole dichiarare che cosa accadrà quando sarà completamente svelata la sua identità. Allora sarà un grande scandalo! Gesù soffre per tutta l’incredulità, l’incomprensione da parte soprattutto di quelli che erano stati coinvolti da Lui nella sua predicazione e nelle sue scelte di liberazione.
Come mai questo comportamento? Gesù constata che in realtà nessuno può venire a Lui se Dio, il Padre, non lo attira. Questo dono non è dato da Dio arbitrariamente ma va cercato. Anche questo scandalizza le persone religiose, che pretendono sempre che Dio faccia doni non solo secondo i loro desideri ma anche secondo quanto hanno meritato e conseguito. Ciò che di Gesù scandalizza è proprio il suo essere uomo, “il figlio di Giuseppe”. Si fa fatica a credere in Gesù perché in Lui si manifesta “Dio al contrario”.
Ci troviamo di fronte allo scandalo della umanizzazione di Dio!
Spesso la nostra fede diventa “docetismo”, cioè si preferisce un Dio che non può diventare umano, se non apparentemente. Ancora una volta Gesù, manifestando tutta la sua libertà, si rivolge a quei pochi che erano rimasti e dice: “Volete andarvene anche voi?”. Gesù non teme di rimanere solo perché la verità va sempre anteposta ad ogni facile e pseudo consenso o adesione.
Possono venire meno le persone, ma Dio resta fedele!
A volte mi chiedo perché nella Chiesa non si abbia il coraggio di far risuonare ancora oggi queste parole di Gesù, perché si insegni sempre il successo, si guardi al numero dei credenti, si compiano sforzi mirando alla grandezza della comunità cristiana e non alla qualità della fede. Siamo tutti “gente di poca fede”! La crisi invece, che è sempre fallimento, la allontaniamo il più possibile, la dissimuliamo, la tacciamo, affinché non appaia che a volte perdiamo, cadiamo, falliamo anche nelle nostre imprese ecclesiali e comunitarie più conformi alla volontà del Signore. D’altronde, Gesù userà l’immagine della potatura della vite, per dire che vi sono tralci che vanno potati (cfr. Gv 15,2): determinante, però, è che la potatura la compia il Padre, non noi e neppure chi nella comunità cristiana presiede o la lavora come un operaio. Di per sé il Vangelo ha la forza di attrarre e di lasciar cadere: basta che sia annunciato nella sua verità e con franchezza, senza essere edulcorato. Sì, il Vangelo è la Parola di vita eterna, come Pietro risponde a Gesù, confessando che la fede della Chiesa è fede nel “Santo di Dio”, cioè fede che in Gesù vive la Shekinah, la Presenza di Dio. Dov’è Dio in questo mondo? Non nel Santo del tempio di Gerusalemme, ma nell’umanità fatta carne e sangue di Gesù, il Figlio (cfr. Enzo Bianchi).
In questo modo termina il discorso di Gesù sul pane della vita.
Lasciamoci attrarre da Gesù che è maestro di verità e di libertà e non di aride imposizioni.
Buona Domenica.
✠ Francesco Savino