Omelie

Omelia Natale del Signore Messa della Notte 24 dicembre 2019


NATALE DEL SIGNORE 2019 [SCARICA]

 Is 9,1-6; Sal 95; Tt 2,11-14; Lc 2,1-14

MESSA DELLA NOTTE

… Ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”: nel tempo delle paure, spesso più propagandate che reali, nel tempo dell’insicurezza e dell’incertezza, ci viene comunicata una bella notizia, che è gioia: Dio  si fa carne, uno di noi, un uomo tra gli uomini, l’Immanu-El, il Dio con noi (cfr. Mt 1, 23; Is 7, 14), solidale in tutto con noi nella  fragilità umana  fino alla morte.

È il cuore della nostra fede.  Ciò che ci viene annunciato è veramente inaudito: un dio-uomo, carne mortale, un dio che non si limita ad avere cura di noi ma, facendosi uno di noi, ci rende simili a Lui, “divini”.

 L’incontro con Dio è l’incontro con un bambino.

 Eppure, come scrive Leonardo Boff, “Tutti vogliono crescere nel mondo, ogni bambino vuol essere uomo. Ogni uomo vuole essere re. Ogni re vuole essere «Dio».   Dio, invece, sceglie di “essere bambino” 

Dio è piccolezza ed è proprio questo il paradosso del Natale. Alle azioni preferite dall’uomo, che sono salire, comandare, avere potere, prendere a tutti i costi, si contrappongono i verbi di Dio che sono scendere, abbassarsi, servire, donare.

Il Natale sconvolge l’ordinamento delle cose. Stabilisce altre priorità.  La logica di Dio non è la nostra logica.

   Cristo nasce perché io rinasca dall’incontro con Lui e rinasca diversamente uomo.

E la gioia del Natale è generata proprio dal fatto che l’incontro tra Dio e l’uomo    è possibile per ciascuno.

A Natale possiamo contemplare l’ “admirabile commercium”,  di un Dio fatto uomo, dell’ Eterno fatto mortale, dell’ Onnipotente fatto infante, del tre volte Santo diventato  mortale come noi.

    I primi destinatari dell’annuncio sono i pastori, considerati ai margini, fuori dalle regole, impuri, perché mangiavano senza lavarsi le mani, perché non andavano mai alla sinagoga ma vivevano a contatto con  il loro gregge. Ad essi per primi è rivelato il compimento delle promesse messianiche. Ai pastori appare la gloria di Dio nell’incontro con quel bambino deposto nella mangiatoia, che per loro è un segno. 

Essi   comprendono che quella nascita non è una nascita qualunque e se ne ritornano alle loro occupazioni “glorificando e lodando Dio”.

In questa Notte Santa voglio consegnarvi alcune indicazioni che possano orientare la vostra vita.

Memoria. Che non sia romantica e sentimentale, ma memoria liberatrice:  Gesù Cristo viene a cambiare ragione e cuore, pensiero e sentimento.

Silenzio. Urge ed è opportuno, perché i rumori, i tanti rumori esterni ed interni ci distraggono dalla Verità  e possono impedire che Dio nasca dentro di noi.

Umiltà. Nel tempo della egolatria e del narcisismo esponenziale, decidiamo definitivamente di abbandonare la presunzione e l’arroganza, di eliminare ogni muro di separazione perché l’“io”, nell’incontro con il “tu”, diventi “noi”.

Andare. Andiamo anche noi a “Betlemme”, alle periferie esistenziali dove c’è la carne viva di Cristo: gli ultimi e i dannati della terra. Gli scartati. “Il viaggio è faticoso, lo so. Molto più faticoso di quanto sia stato per i pastori i quali, in fondo, non dovettero lasciare altro che le ceneri del bivacco, le pecore ruminanti tra i dirupi dei monti, e la sonnolenza delle nenie accordate sui rozzi flauti d’Oriente. Noi, invece, dobbiamo abbandonare i recinti di cento sicurezze, i calcoli smaliziati della nostra sufficienza, le lusinghe di raffinatissimi patrimoni culturali, la superbia delle nostre conquiste… Il viaggio è difficile, lo so. Per noi, disperatamente in cerca di pace, ma disorientati da sussurri e grida che annunziano salvatori da tutte le parti, e costretti ad avanzare a tentoni dentro infiniti egoismi, ogni passo verso Betlemme sembra un salto nel buio” (don Tonino Bello).

E rivolgo a tutti voi le parole del testo dal titolo “Fino a te stesso” del vescovo teologo Klaus Hemmerle: 

“Lui non rimane al portone chiamandoti.

Non sale sul podio.

Ti viene incontro,

viene fino a te.

Vagli incontro,

va’ incontro a Colui per il quale

non c’era posto in nessuna locanda.

Vagli incontro

sino a quel luogo

che sta fra te e me.

Vagli incontro

fino a te stesso” 

Buon incontro con  Dio. 

   Francesco Savino