BASILICA CATTEDRALE


Basilica Minore  Pontificia  Cattedrale “Santa Maria del Lauro”
Piazza S. Eusebio, 1 – 87011 Cassano allo Ionio (CS)
Rettore: don Nicola Arcuri 

Orario Messe 
Periodo Estivo 
Sabato ore 19.00
Domenica ore 19.00

Cattedrale _Esterno                  INT (1)

La Chiesa Cattedrale di Cassano all’Jonio, dedicata alla Natività della Beata Vergine, da novembre 2014 è stata elevata da Papa Francesco a Basilica minore. La lettura del “breve”, il decreto di elevazione a Basilica, è avvenuta da parte del vescovo di Cassano, mons. Nunzio Galantino, segretario generale della CEI, il 23 dicembre 2014.


La Cattedrale di Cassano all’Ionio

di Gianluigi Trombetti

La Chiesa Cattedrale di Cassano, dedicata alla Natività della Vergine, sorge ai piedi di una rupe, sulla cui sommità sono ancora visibili i resti di un castello che dalle strutture superstiti delle torri sembra risalire ai tempi della dominazione normanna e innalza la sua elegante facciata costruita in un sobrio barocco sotto il Vescovo Coppola nel 1795, bipartita in due ordini, ornati da decori in pietra e stucco. Sul coronamento si vede inserita una pregevole statua della Madonna col Bambino, che con l’altra di S. Pietro, posta oggi sull’ingresso laterale, risale ai tempi del Vescovo Marino Tomacelli (1491-1519), sotto il cui governo si ebbe la riconsacrazione della chiesa avvenuta il 3 maggio 1491 dopo lunghi anni di lavori iniziati sin dal vescovado di Gioacchino Suare (1440-1463), il quale riuscì ad ottenere dal papa Callisto III una bolla, datata il 17 novembre 1454, che garantiva l’indulgenza plenaria a coloro che avessero contribuito alla costruzione del Tempio. Il Suare fu poi il primo Vescovo ad essere sepolto nella chiesa in via di rinnovamento, dove ancora si può osservare la sua lapide tombale nella cappella di S. Giovanni.

Basilica Cattedrale Cassano
Foto di Annalaura Arcidiacono

Sulla piazzetta antistante insistono una graziosa fontana un tempo abbellita da leoni in pietra, forse facenti parti del monumento funerario di qualche illustre personaggio, o reggenti il protiro dell’antica cattedrale, attribuibili a ignoto artista della fine del XV secolo, se non, forse a Francesco da Sicignano, attivo in altri centri della Diocesi come Maratea e Laino Castello nei primi anni del ‘500, (attualmente sulla fontana, dopo il furto dei leoni originari sono state poste delle sculture di taglio moderno).
Il palazzo vescovile, più volte rifatto e ampliato, e la massiccia e imponente torre campanaria elevata in gran parte a cura del Vescovo Bonifacio Gaetani (1599-1613) del quale si vede lo stemma con l’iscrizione.
I tre portali immettono all’interno, ripartito in altrettante navate divise da pilastri e risultante dall’ultimo rifacimento avvenuto dopo un disastroso incendio che nel 1706 fece crollare gran parte del tempio – tranne l’area del presbiterio – che era stato già ampiamente ristrutturato, come si è detto, nel 1491 e ridecorato nel 1561.1 lavori, terminati nel 1722 sotto il presulato di Mons. Nicola Rocco (1707-1726), diedero al sacro luogo l’aspetto che ha ancora oggi, anche se la decorazione ad affresco venne portata a termine solo nel 1934-36 dal pittore Mario Prayer chiamato all’uopo dal Vescovo Bruno Occhiuto (1921-1937).
Nella navata centrale, ampia e solenne, dominata dalla ricca cantoria che sorregge un sontuoso organo in stile barocco, si mostra a sinistra l’altare della Madonna del Lauro, che racchiude in un fastigio marmoreo con gli stemmi della casa ducale dei Serra, un’antica immagine della Vergine dipinta su pietra e molto venerata dal popolo di Cassano, databile al XIV sec.
Appoggiata in una nicchia dell’altare si vede una preziosa statuetta in marmo della Madonna, simile nell’impostazione alla Madonna della Libertà del Duomo di Tropea assegnata dal Frangipane alla fine del XVI secolo e a Scuola Siciliana. La balaustrata, in elegante lavoro e traforo, ha invece gli stemmi di Mons. Gennaro Fortunato (1729-1751) alla cui munificenza si deve anche il bellissimo altare maggiore realizzato in preziosi marmi policromi, con sportello in argento con la figura simbolica del pellicano, e sormontato da un parato completo di candelabri e croce in bronzo dorato; l’altare è poi completato da una grande recinzione in marmo, il tutto fatto realizzare da Agostino Fortunato, marmoraio in Napoli e forse suo parente. Davanti all’altare maggiore è situato il trono episcopale, pure in marmi colorati, dovuto a Mons. Michele Bombini (1829-1871) il cui stemma compare anche sul fastigio marmoreo che ricopre la parete di fondo del coro, che contorna uno stupendo tondo con la Madonna della Purità, fatta lì collocare, secondo padre Francesco Russo dal Vescovo Fortunato in preziosa cornice in bronzo e lapislazzulì o, forse, fatto venire da Napoli, come credo, ai tempi di Mons. Gregorio Carata (1648-1664), teatino, il quale nel sinodo diocesano del 1651 caldeggiò il culto mariano derivante da una raffigurazione del tutto simile venerata nella chiesa napoletana di San Paolo Maggiore, casa generalizia dei seguaci di San Gaetano Thiene.
Questa iconografia è conosciuta in Calabria anche attraverso gli esemplari di Rende e di Paola del XVI secolo e quello di Saracena, più modesto del XVII secolo.
Gli stalli lignei del vasto coro, datati 1750 e forse della bottega dei Fusco attiva nella Diocesi, si devono al Vescovo Fortunato, mentre il pulpito, retto da colonne in marmo, a Mons. Coppola. Il pavimento, un tempo in laterizi, venne rifatto in lastroni di marmo dal Vescovo De Milia (1888-1899). La navata di sinistra si apre con la Cappella del Fonte Battesimale che risulta composto da pezzi di fattura e datazione diversa. La vasca vera e propria mostra scolpiti gli stemmi del già ricordato vescovo Gioacchino Suare, una grande stella, affiancato a quello dei Sanseverino, in quel tempo signori feudali di Cassano.
Quest’ultimo stemma è del tutto simile a quello scolpito sul muro superstite della cosiddetta “casa de lo Conte” a Morano Calabro e si può assegnare quasi certamen¬te ad Antonio Sanseverino, Conte di Tricarico.
Il Suare fu per la Diocesi un presule di grande importanza visto l’intervento fattivo per la ricostruzione della Cattedrale e la sua positiva politica nei confronti di numerose altre chiese e conventi, così come testimonia il p. Francesco Russo. La colonna rigonfia, a cui manca la base, riporta scolpite, invece, le armi del vescovo inglese Uldevico o Ludovico Audoeno (Lewis Owen) 1589-1595, riportato anche su una formella lignea applicata nella parte bassa del vicino altare.
La parte superiore in legno è invece asse¬gnabile alla fine del settecento. Il retrostante altare, come quasi tutti gli altri , rifatto in marmo ai tempi di Mons. Rovetta (1911-1922), è ornato da una tela settecentesca raffigurante la Madonna col Bambino e Sant’Anna di chiara ispirazione solimeniana. Di seguito è l’altare di San Gaetano con sta¬tua lignea del santo che regge in braccio il piccolo Gesù. Sorvoliamo sull’altare della Madonna Immacolata, molto recente, e ci soffermiamo davanti al dipinto raffigurante l’abbraccio di San Francesco d’Assisi e San Domenico al cospetto di vari membri dei rispettivi ordini. L’opera è di qualche pregio ed è da assegnare a pittore meridionale della prima metà del XVIII secolo.
Chiusa da una balaustra è la vasta cap¬pella delle Reliquie o di San Biagio, che risale a Mons. Bonito (1899-1907). Oltrepassati la scala che conduce alla cripta, della quale si dirà in seguito, e l’arco ogivale quattrocen¬tesco, si apre a sinistra la sacrestia con begli armadi, dovuti ancora a Mons. Fortunato (1729), e la Cappella del Capitolo dove si ammira un notevole dipinto del ‘600 avente per soggetto la Madonna del Rosario incoro¬nata da angeli, che il Frangipane ritiene di epigono di Fabrizio Santafede. Sulla porta della sacrestia è collocato il busto in marmo di Mons. Occhiuto e su di esso l’affresco che riproduce la cerimonia di consacrazione della chiesa restaurata da questo presule, opera del Prayer.
La navata si chiude con la cappella di San Giovanni Battista fondata da Achille Castriota Scanderberg nel 1580, come attesta lo stem¬ma e la relativa iscrizione. La cappella, serra¬ta da un pregevole cancello in ferro battuto, è stata di patronato dei Duchi di Cassano per passare poi a quello della Famiglia Lanza, il cui stemma si può notare anche sul dipinto dell’altare, di modesto pittore forse dei primi anni del secolo scorso raffigurante la Sacra Famiglia del Battista. Ai lati, in due armadi, sono custoditi altrettanti presepi napoletani: a sinistra del tardo Ottocento e fortemente manomesso nei vestiti, a destra, più piccolo e meglio conservato, della fine del Settecento.
Ripassiamo davanti all’altare maggiore osservando il grande arco trionfale sorretto da pilastri con colonne binate in stile gotico, ai quali si innestano gli archi ogivali a capo delle navate minori, tutti realizzati in conci di pietra giallina. Questo è tutto quello che rima- ne delle architetture della chiesa rifatta, come già detto, nel corso del ‘400.
Sul lato sinistro, su una lapide di marmo, è l’elenco, più o meno completo, dei presuli che si sono avvicendati sulla cattedra cassanese, che risale, in base a notizie storiche certe, alla metà del X secolo.
La navata di destra si apre con l’altare della Madonna Addolorata che nel paliotto ha un pregevole rilievo con il Cristo Morto ese¬guito dall’artista cassanese Giacinto Di Vardo nel 1900. A fianco è l’altare dell’Assunta con tela riproducente questa iconografia della Vergine sotto la cui maestosa figura com¬paiono quattro Santi tra i quali si riconoscono Sant’Andrea e San Biagio Vescovo. Uautore è Giuseppe Picone che ha eseguito l’opera nel 1714. Alla base del quadro è visibile lo stemma del Capitolo della Cattedrale dato da un Agnello Mistico. Dello stesso autore si conserva un’altra tela, raffigurante S. Carlo Borromeo che rende omaggio a S. Filippo Neri, nel Santuario di S. Maria del Castello a Castravi Ilari. Di seguito troviamo un modesto dipinto con la morte di San Giuseppe del tardo periodo barocco e, proseguendo, chiu¬sa da balaustra del 1791 in marmo e cancel¬lata in ferro battuto, la cappella del Santissimo Sacramento dominata da un altare barocco sormontato da una notevole “Ultima Cena” dipinta da Cristoforo Santanna di Rende. Alle pareti laterali due dipinti di mediocre fattura illustrano scene della vita di Cristo. Dopo essere passati sotto l’arco di testa del transetto incontriamo l’altare di Sant’Antonio con scultura lignea del Santo del XVIII secolo e sciupati affreschi con episodi della Passione di Cristo del XV-XVI secolo e ancora, in fondo, la cappella di San Francesco di Paola sul cui altare è un retablo con la figura del Santo attorniata da piccole scene illustranti episodi della sua vita; il tutto dipinto da pittore attivo ai principi del ‘600. La cappella, che è di patronato .della Famiglia Noia, è chiusa da un notevole cancello in ferro battuto con stemmi araldici.
Ci dirigiamo adesso a visitare la cripta che è il cuore nascosto della Cattedrale e il più antico monumento della fede della città di Cassano, se non della diocesi intera, giunto sino a noi. Vi si accede per una scala nella navata sinistra ed è costituita da uno spazio, non certo ampio, nel quale due colonne fornite di rozzi e sproporzionati capitelli ionici sorreggono sei campate caratterizzate da volte a crociera assai pesanti. Al centro, in un’abside ricoperta da un mosaico è un altare moderno di dubbio gusto, dietro il quale è esposta un’interessante statua del Crocifisso scolpita in legno da un ignoto artista del XVI-XVII secolo. Lungo le pareti una serie di stalli elaborati secondo il gusto del 700, riservati ai membri della Confraternita, completano la decorazione del luogo, affidata anche a due lembi di affresco con le figure di Santa Lucia e San Biagio, poste ai lati dell’abside, che, pur nell’ancora evidente tradizione bizantina, non possono ascriversi ad epoca anteriore al XVI secolo. Per la datazione di questa cripta non si è ancora riusciti a trovare delle prove decisive per cui gli studiosi sono divisi propendendo alcuni per il periodo bizantino e altri per quello normanno, che sembra anche a chi scrive la collocazione più esatta, vista anche la piccola finestrella oggi murata, in conci di pietra dalla caratteristica sagoma strombata, che dimostra inoltre come un tempo la cripta fosse almeno parzialmente, allo scoperto, considerando pure che l’iconografia generale risente dei modi costruttivi occidentali, più pesanti e rozzi rispetto a quelli provenienti dalla cultura orientale.
Maggiori lumi si attendono dai lavori in corso che hanno riportato alla luce un altro grande vano sotterraneo vicino alla scala che attualmente conduce all’esterno del tempio.

 

BIBLIOGRAFIA
Minervini Antonio, Cenno storico della chiesa cattedrale di Cassano e la sua Diocesi, Napoli 1847.

Lanza Biagio, Monografia della Città di Cassano e dei rioni di Lauropoli e Doria, Prato 1884.

Frangipane Alfonso, Elenco degli edifici monumentali, Calabria, Roma 1938 – Inventario degli oggetti d’arte, Calabria, Roma 1933.

Cappelli Biagio, La Cattedrale in “La nostra Cattedrale” Messina 1936- Recensione

Frangipane A., Elenco degli edifici monumentali, in “Archivio Storico per la Calabria e la Lucania”, X.

Russo p. Francesco, Storia della Diocesi di Cassano al Jonio voi. I/IV Napoli 1964-1969, passim.

Saletta Vincenzo, Storia di Cassano Ionio, Roma 1966. AA. VV, Memorie riscoperte, Castrovillari, 1995, passim.


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