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Il Vescovo: “Riscopriamo il nostro Battesimo, facciamo della nostra vita un Dono” 


Sintesi Omelia  Martedì 24 Marzo 2020 [LEGGI]

«S’impone oggi alla nostra attenzione – ha detto stamani il vescovo Francesco Savino durante la messa del mattino –  il simbolismo dell’acqua. Sia nella “visione” di Ezechiele (prima lettura) sia nel Vangelo, nell’incontro tra Gesù e l’ammalato presso la piscina di Betzadà. L’acqua è un tema tipicamente quaresimale. È il simbolo della vita! Immaginate una vita senz’acqua! È Impossibile vivere. Ma l’acqua, oltre ad essere simbolo di vita, è anche simbolo di distruzione, di morte. Pensiamo allo tsunami, al diluvio. L’acqua, dunque, dice vita, benedizione ma anche distruzione. In quaresima. Anticamente, in quaresima, i catecumeni, quelli che volevano diventare cristiani, ricevevano il battesimo la notte di Pasqua durante la veglia. L’acqua ci riporta al fonte battesimale!

Ho in me – ha proseguito Savino – la convinzione che forse non abbiamo ancora compreso la bellezza del sacramento del Battesimo. Domandiamoci: quando siete stati battezzati? Festeggiamo il compleanno, il dono della vita, ma dovremmo festeggiare, con le nostre comunità di appartenenza, il giorno del nostro Battesimo. Chiediamo al Signore di darci sempre la gioia per aver ricevuto il Battesimo e ringraziamo i nostri genitori per aver fatto questa scelta per noi quando eravamo piccoli. Occorre vivere una vita da battezzati alla sequela di Cristo, morto e risorto per noi. Nel Vangelo di oggi si parla di un incontro, dico sempre che la fede è un incontro, una relazione con Gesù, non è una filosofia. Questo del vangelo di oggi è un incontro particolare avvenuto presso la piscina di Betzadà. C’erano un gran numero di ammalati: ciechi, zoppi, paralitici. Aspettano di immergersi nelle acque della piscina per guarire. Si trovava lì un uomo, ammalato da trentotto anni. Gesù era a conoscenza. Si avvicina e gli pone la domanda: vuoi guarire? Io, al posto suo, avrei subito detto di sì. Invece la sua reazione mi sembra strana. Si lamenta. Ma di cosa si lamenta? “Signore non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me”. Alla domanda di Gesù lui si lamenta. È il tipico atteggiamento nostro. Ci lamentiamo di tutto e di tutti. E quando ci troviamo in una situazione di bisogno la colpa è sempre degli altri. Noi siamo bravissimi a trovare un capro espiatorio. Gesù ha capito che lui oltre ad essere ammalato fisicamente ha un un’altra malattia. La sua malattia è l’accidia, oggi parleremo di paranoia. Cos’è la paranoia? Essere sempre annoiati, insoddisfatti di tutto, pigri … e colpevolizziamo gli altri. Non facciamo nessun passo per cambiare la nostra condizione di vita. L’accidia è una malattia del cuore, dell’anima. Spesso anche noi siamo ammalati di accidia. Proseguendo la lettura del Vangelo, Gesù lo invita ad alzarsi, a prendere la sua barella e a camminare. In quell’istante quell’uomo guarì. Io mi sarei aspettato un ringraziamento, gioia, esultanza. Invece in quell’uomo persiste l’accidia. Il suo cuore è incapace di gioire, esultare. 

A questo punto, ci dice il Vangelo, su Gesù si scatena da parte dei giudei la contestazione, il giudizio per aver guarito l’uomo di sabato. 

Il malato non sa chi l’ha guarito, come la samaritana, come il cieco nato. I Vangeli di questi giorni sono una sorta di catechesi, un accompagnamento alla persona che piano piano riconosce Gesù. Non dimentichiamo che il verbo della fede è “Riconoscere”.

Poco dopo Gesù – ha concluso il vescovo – incontra l’ammalato guarito nel tempio e gli dice: “ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio”. Gesù lo invita a cambiare vita, come per dire “datti una mossa”, mettiti in gioco e non lamentarti sempre. Gioisci e non peccare più. “Quell’uomo se ne andò e riferì ai giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù perché faceva tali cose di sabato”. Si vengono a creare gradualmente le condizioni che porteranno  Gesù alla sua uccisione. Noi diciamo che Gesù è morto, ma prima di dire questo dobbiamo dire che Gesù è stato ucciso. 

Chiediamo al Signore due cose importanti: aiutaci a capire il grande dono del Battesimo e liberaci dalla malattia dell’anima, del cuore, dall’accidia.»