Omelie

Domenica fra l’Ottava del Natale


Gn 15,1-6; 21,1-3; Sal 104; Eb 11,8.11-12.17-19; Lc 2,22-40

SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE

31 Dicembre 2023

 

Se nel giorno di Natale abbiamo contemplato l’evento puntuale della nascita di Gesù a Betlemme e la Sua adorazione da parte dei pastori, i poveri di Israele (cfr. Lc 2,1-20), la pagina evangelica odierna attira la nostra attenzione su un altro aspetto del mistero della Sua venuta nella carne. L’incarnazione comprende anche la crescita di Gesù, il suo divenire uomo nello spazio di una famiglia precisa e di un ambiente sociale e religioso determinato: è in questo contesto terreno e ordinario che “il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui” (E. Bianchi).

Celebrare, pertanto, la Santa Famiglia non deve farci cadere nel moralismo e in una ripetizione di stereotipi e di slogan “forzati” sulla famiglia in quanto tale perché la famiglia di Nazareth non è per nulla simile, per ovvietà, alle nostre famiglie.

Lasciamoci allora interrogare dalla Parola di Dio per contemplare sempre di più e sempre meglio il mistero del Dio fatto uno di noi, fatto carne. Partiamo dai protagonisti del Vangelo di oggi: due vecchi, Simeone e Anna; due genitori, Maria e Giuseppe; un bambino chiamato Gesù. Anche la prima e la seconda lettura hanno come protagonisti due vecchi che diventano genitori, Abramo e Sara, e un bambino, chiamato Isacco.

I quattro vecchi hanno tra di loro in comune oltre all’età avanzata una grande fede che si concretizza in una grande apertura di credito nei confronti di Dio, che è provvidenza. “Non temere, Abram: fidati e affidati a Dio, non ripiegarti soltanto su speranze umane e terrene, guarda il cielo” e Abram credette. Credette, nonostante la sua vecchiaia, Sara perché la possibilità di diventare madre si basava sulla fiducia in Colui che glielo aveva promesso. Credette anche Simeone, “uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione di Israele, e lo Spirito Santo era su di lui”. Un anziano ancora aperto al futuro, alla speranza, perché confidava in chi gli aveva promesso “che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore”. Riconobbe in quel bambino portato nel Tempio da Maria e Giuseppe la “salvezza”: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Anche la “profetessa Anna” credette e non smetteva mai di lodare Dio e di parlare del bambino.

 “Quattro vecchi che non sono rassegnati, che non si sono chiusi all’attesa, che hanno sperato nonostante i segni di morte presenti ormai nella loro vita: le nostre famiglie hanno bisogno degli anziani che invitano alla speranza e a rimanere aperti alle sorprese di Dio” (Sandro Ramirez).

E Maria e Giuseppe, i genitori di Gesù, cosa possiamo dire di loro? Senz’altro sono obbedienti, si fidano e si affidano continuamente a Dio, si stupiscono dinanzi alle parole di Simeone perché si lasciano toccare il cuore, ma per Maria c’è anche una profezia dolorosa perché per lei non sarà facile essere la madre di Colui che sarà segno di contraddizione: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». Le nostre famiglie hanno bisogno di genitori che vivano coerentemente il “sacramento” celebrato il giorno delle nozze. I due figli: Isacco, segno della benevolenza di Dio e al tempo stesso la messa alla prova della fede di Abramo che lo offrì fidandosi di quel Dio che gli aveva promesso una discendenza numerosa come le stelle del cielo; Gesù, “il Figlio ricevuto nella verginità, segnato dalla passione e dal rifiuto, chiamato ad essere luce e gloria” (Sandro Ramirez).

Anche le nostre famiglie oggi hanno bisogno di figli aperti al futuro e disposti a vivere il compito difficile ma esaltante della figliolanza. La famiglia, allora, come sempre, è il luogo dell’incontro ed è la convivialità delle generazioni: anziani, adulti, giovani e bambini chiamati ad essere nella reciprocità un dono, secondo le proprie capacità, i propri talenti e le proprie fragilità. La festa liturgica della Santa Famiglia, festa cristologica, pone alla nostra attenzione la domanda fondamentale: chi è Gesù per ciascuno di noi, per le nostre famiglie? Senz’altro un “segno di contraddizione”, una persona in cui riconoscere il Figlio di Dio, il Messia, fondamento, ragione e fine della nostra vita. In Lui, per Lui e con Lui la nostra vita diventa dossologia, glorificazione di Lui, e al tempo stesso una esistenza capace di non sprecare il tempo che ci viene donato.

Preghiamo con Santa Madre Teresa di Calcutta:

“Padre del Cielo, che ci hai dato un modello di vita

nella Santa famiglia di Nazareth,

aiutaci a fare della nostra famiglia

un’altra Nazareth, dove amore, pace e gioia regnino:

che sia profondamente contemplativa,

totalmente eucaristica e vibrante di gioia.

Aiutaci a rimanere insieme nella gioia e nel dolore,

grazie alla preghiera in famiglia.

Insegnaci a vedere Gesù

nei membri della nostra famiglia.

Fa che il Cuore di Gesù renda i nostri cuori

miti e umili come il Suo e aiutaci a svolgere santamente

i nostri doveri familiari.

Fa che possiamo amarci l’un l’altro,

come Tu ami ognuno di noi

e perdonaci scambievolmente

come Tu perdoni i nostri peccati.

Aiutaci, o Padre amabile, ad accettare

tutto quello che Tu ci dai e a donare

tutto quello che Tu ci prendi,

con un grande sorriso.

Amen”

Buona Domenica.

      ✠   Francesco Savino

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