Omelie

Epifania del Signore


 

 

Is 60,1-6; Sal 71; Ef 3,2-3a.5-6; Mt 2,1-12

 

6  Gennaio  2024

 

La liturgia della Chiesa, ancora una volta, ci fa compiere un movimento veramente significativo: dal Natale all’Epifania, dalla presenza alla manifestazione.

Quando Dio si manifesta (ricordiamolo: epifania significa “manifestazione”) genera delle reazioni che rivelano chi siamo noi nel più profondo di noi stessi.

Infatti, in questa solennità, entrano in scena dei personaggi che ci raccontano l’uomo dinanzi a Dio che vuole rivelarsi e La Sua manifestazione porta a  verificare le reazioni del loro cuore.

I primi ad entrare in scena sono i Magi, personaggi indubbiamente misteriosi che nel tempo hanno generato simpatia e curiosità, che provengono da un misterioso oriente, che tradizionalmente sono tre, ma il Vangelo non ci dà alcun numero, semplicemente si dice che sono “alcuni Magi”. Chi sono? Non importa la provenienza geografica e culturale, ciò che conta e che ce li rende affascinanti è che sono cercatori appassionati dell’”oltre” e cercando l’“oltre” cercano Dio che è sempre al di là di ogni nostra visione o aspettativa. Cercando Dio cercano “il Re dei Giudei che è stato partorito” e proprio perché appassionati ed entusiasti commettono ingenuamente l’errore di rivolgersi a un re, a un potente, di questo mondo. Questa ingenuità, questo errore genererà purtroppo morte per tanti bambini innocenti e tanta paura per Giuseppe, Maria e il piccolo Gesù. Proprio questo errore, però, ironia della sorte, anzi della provvidenza, consentirà ai Magi di sapere il luogo preciso della nascita del “re partorito”. Infatti gli Scribi indicheranno un percorso!

I Magi sono stati messi in movimento dalla stella perché la stella attesta in maniera significativa il loro desiderio dell’“oltre”. Infatti, non a caso, la parola desiderio, in latino contiene la parola sidera, “stelle”! Il desiderio spinge, motiva e guida la ricerca, ma non fa giungere alla meta, alla quale si giunge solo se ci si pone in ascolto di Dio, delle sue Scritture che contengono la Sua Parola. Quando i Magi rivedono la stella è perché il loro desiderio è stato indirizzato dalla Scrittura e per questo in essi esplode la gioia.

Dopo di loro entra in scena Erode che è schiavo di due principi di morte: il potere e la paura. E l’uno dipende dall’altro! Erode, dominato dalla volontà di potere, passa tutta la vita a difendere quel potere che era riuscito a ritagliarsi dalla onnipotenza di Roma e lo difende fino alla morte perché ha paura di perderlo. I Magi hanno fatto esplodere in lui una profonda paura perché un piccolo Messia, re dei Giudei da adorare, come essi dicono, lo hanno radicalmente sconvolto. Un Messia-bambino in giro per il suo regno fa paura perché ridesta speranze e gioia di vivere e lottare.

Tutti gli “Erode” hanno paura nel momento in cui percepiscono o intravedono la possibilità di perdere il potere, sono uomini dominati dalla paura che è capace di tutto. Quando i Magi partiranno e non passeranno più da lui perché scelgono un’altra via, non quella dei potenti, Erode si scaglierà contro i bambini di Betlemme sperando di uccidere tra i tanti quel “bambino-Messia” che lo paralizza. Erode, come loro, cerca quel “bambino”, ma i Magi per adorarlo, Erode per togliergli la vita. “Questo Erode ipocrita che impugna la fede («perché anch’io possa andare ad adorarlo!», dice ai Magi!) mi fa pensare irresistibilmente agli “Erode” che vogliono cancellare le tracce del Signore dalla storia, che vogliono cancellarlo, cancellando i poveri che ne hanno il volto, cancellando la pietà e l’accoglienza; vogliono cancellare il Signore sostituendolo con comode figurine di gesso … queste ci vogliono, ma senza il vero volto del Signore sono contraddizione dell’Evangelo! Ci sono ancora gli Erode che vogliono cancellare il vero Natale! C’è ancora chi osa impugnare Dio o la morale dell’Evangelo per giustificare guerre e stragi … lo abbiamo visto allo scoppiare della guerra in Ucraina dove degli ecclesiastici hanno giustificato quegli orrori con la difesa dei valori cristiani e della morale cristiana” (P. Fabrizio Cristarella Orestano).

Dopo i Magi ed Erode entrano in scena gli Scribi che hanno il compito di rispondere alle domande che vengono poste loro. Sono dei professionisti della Sacra Scrittura! In loro c’è molta “testa” e niente vita! Non si lasciano minimamente toccare il cuore, la loro interiorità. Sono immobili dinanzi a ciò che la Sacra Scrittura racconta. Sono la testimonianza di quelli che non si lasciano minimamente smuovere da nulla. Conoscono ma non fanno, sanno ma non vivono davvero. Sono il contrario dei Magi! Può capitare anche a noi, credenti di oggi, che conosciamo tutto sul Natale ma non abbiamo il coraggio di lasciarci smuovere dalle domande di senso, dagli interrogativi che il Dio fatto bambino pone a noi. I Magi, al contrario, portano al piccolo re dei Giudei tutto ciò che sono: le loro domande, le loro inquietudini, le insicurezze, direi tutto se stessi. Non soltanto spesso noi non ci lasciamo interpellare da Dio ma non gli poniamo le domande, non perché non vogliamo scomodarlo, semplicemente perché abbiamo paura delle sue risposte.

Così facendo rischiamo di essere osservatori estranei dell’evento del Natale e, come quegli Scribi, possiamo diventare complici degli omicidi infami che Erode, il potere di ogni tempo, organizza. Essi, purtroppo, negano la fede che pure professano. Stiamo attenti, oggi più che mai, che può accadere a noi di uccidere la fede che professiamo se non accettiamo la fatica di passare dalla “religione” alla fede, dalla “religione” che rassicura come una polizza di assicurazione alla fede che inquieta e che mette in movimento.

Chiediamo, in preghiera, in questa solennità di essere come i Magi, uomini dalla fede inquieta e mai sazi per incontrare il senso più profondo della vita.

Giustamente, come scriveva P. Davide Turoldo, i Magi sono i santi più cari, perché ci insegnano questa santa e direi necessaria inquietudine che è la vera caratteristica di ogni credente nel Dio di Gesù Cristo.

“Magi, voi siete i santi più nostri,
i pellegrini del cielo, gli eletti,
l’anima eterna dell’uomo che cerca,
cui solo Iddio è luce e mistero”.

 (Padre D. M. Turoldo)

 

Buona Epifania!
   Francesco Savino

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