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Giubileo dei Lavoratori Basilica Cattedrale , Domenica 1 maggio 2016


Giubileo dei Lavoratori [SCARICA]

Basilica Cattedrale, Domenica 1 maggio 2016

Quest’anno il  primo Maggio che, per tradizione, è la festa di San Giuseppe lavoratore ed anche la festa del lavoro, coincide felicemente con la VI Domenica di Pasqua. E’ un buon inizio del mese dedicato alla Madonna, cui affidiamo le difficoltà di quanti lavorano e di quanti purtroppo sono disoccupati.

Anche oggi la Parola di Dio ci suggerisce qualcosa che illumina e incoraggia la nostra esistenza e ci offre la  giusta prospettiva  per vivere il Giubileo dei Lavoratori che  celebriamo.

Soffermiamoci brevemente sul  Vangelo: siamo nei discorsi di addio di Gesù dopo l’ultima cena. La parola forte che emerge  è che Gesù non ci lascia soli o abbandonati agli accadimenti, perché il Padre ci manda lo Spirito Santo Paraclito che insegna ogni cosa ai discepoli. Il Paraclito è inviato per  ʺcustodireʺ, per ʺricordareʺ tutto ciò che Gesù  ha insegnato loro. Egli rende viva e attuale la Parola di Gesù, il suo insegnamento, perché il tempo che passa non la cancelli e non la renda arida. Sant’Agostino ebbe una bella intuizione quando  invitava i suoi contemporanei a convincersi di avere un Maestro che insegnava al loro cuore. Lo Spirito Santo è il Maestro interiore, il Consolatore, il Difensore, attributi che sono significati nel termine  ʺParaclitoʺ.

E’ lo Spirito Santo che viene incontro alle nostre fragilità, ai nostri tentennamenti, ai nostri cedimenti, è Lui che ci abbraccia e ci avvolge con la sua consolazione e al tempo stesso, difendendoci, ci fa sentire ʺprotettiʺ, ʺcustoditiʺ. E’ lo  Spirito Santo il grande protagonista della Chiesa e di ogni esperienza cristiana. Ed è questo dono dello Spirito Santo che oggi, come Vescovo, vorrei che inondasse di consolazione e di incoraggiamento tutto il mondo del lavoro, nelle sue diverse articolazioni.

Se la Costituzione Italiana, nel suo primo articolo, dice che “la Repubblica Italiana è fondata sul lavoro“,  è anche vero che quotidianamente uomini e donne, giovani e adulti, vedono negata la propria dignità nella perdita del posto di lavoro  o nella ricerca occupazionale, purtroppo infruttuosa. I dati statistici sull’occupazione in Italia  sono spesso contradittori indicandoci continuamente segnali negativi cui si giustappongono piccoli segnali di inversione di tendenza.

Per noi cristiani il lavoro  risponde ad una chiamata che Dio ha rivolto sin da principio all’uomo, perché ʺcoltivasse e custodisseʺ la casa comune (cfr. Gn 2,15). Non possiamo venire meno a questa vocazione: tradiremmo il Suo mandato che è all’origine della storia umana. Papa Francesco afferma, a giusta ragione, che “Occorre formare a un nuovo “umanesimo del lavoro”. Perché viviamo in un tempo di sfruttamento dei lavoratori; in un tempo dove il lavoro non è proprio al servizio della dignità della persona. Dobbiamo formare, educare, ad un nuovo umanesimo del lavoro, dove l’uomo, e non il profitto, sia al centro; dove l’economia serva l’uomo e non si serva dell’uomoʺ.

Siamo dominati da un’economia speculativa e finanziaria che uccide l’uomo perché non ha a cuore la promozione della vita stessa ma soltanto la ricerca sfrenata ed eccedente del  profitto e  non  del bene comune. Segni eloquenti di un’economia che uccide sono il caporalato, forma contemporanea di schiavitù, e il lavoro nero, paradigma della negazione della giustizia. Siamo chiamati, invece, a superare l’individualismo e l’indifferenza che determinano marginalità ed esclusione.

Le parole forti di una politica ʺaltaʺ e ʺaltraʺ non possono che essere inclusione, giustizia e fraternità.

Dalla cultura dello scarto e degli avanzi si deve passare alla cultura della condivisione, alla cultura di una economia civile e di comunione.

I beni sono di tutti! La terra è di tutti!

E’ l’ora di una responsabilità collettiva, alla quale non possiamo sottrarci. Sono in gioco i grandi valori della civiltà e della democrazia. L’anno giubilare sollecita in modo particolare gli uomini delle Istituzioni alla riscoperta del senso e del valore del lavoro, al ripensamento di politiche più giuste e più eque.

Come Vescovo, insieme al popolo della Chiesa diocesana, non posso sottacere la mia solidarietà con tutti coloro che soffrono per la mancanza di occupazione, per un salario non idoneo o insufficiente a far fronte ai bisogni primari. La mia vicinanza è particolare  per tutti i giovani che, in cerca di lavoro, smarriti e impotenti, sono tentati di cedere alle proposte di facile guadagno offerti dalle organizzazioni criminali o, nel migliore dei casi, si allontanano dalla nostra  Calabria per cercare  lavoro  in altre Regioni o in altre Nazioni.

Vorrei incoraggiare tutti a dare una bella e coraggiosa testimonianza di coerenza con la fede in Gesù, il Signore, nello stile di vita personale e comunitaria.

San Giuseppe artigiano, insieme a  Maria,  Madre di Gesù, ci aiuti a non perdere mai la speranza  e la certezza che, da sempre, Dio prende a cuore la vita di ciascuno e fa fiorire germogli di cambiamento anche in terra deserta.

  Francesco Savino