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Il vescovo della Diocesi di Cassano all’Jonio celebra l’Eucaristia all’Hospice. È nell’Hospice che nasce Gesù


Sono felice di tornare qui all’Hospice dopo lo stop forzato dovuto al COVID.
L’Hospice è una scelta di civiltà soprattutto quando viene stabilito che per alcuni ammalati la scienza non può fare più nulla.
L’Hospice a Cassano deve diventare la Betlemme di cui parla il Vangelo.
Cerchiamo di cogliere il senso più vero e spirituale dell’Avvento e del Natale soprattutto in un luogo di sofferenza qual è L’Hospice.
Ci si pone una domanda: Dio c’è o non c’è? Perché Avvento significa cogliere la presenza di Dio.
L’ Avvento colloca l’esistenza del credente tra il già e il non ancora, il già della prima incarnazione di Dio nella fragilità della carne umana e il non ancora, la parusia, l’ultima è definitiva venuta di Cristo nella gloria, che coinciderà con la fine di tutto.
La consapevolezza della fine ci pone la domanda di senso sulla morte, che per noi cristiani è l’incontro con il Risorto.
L’Hospice è un luogo teologico perché è qui che Gesù si incarna, perché è qui che si tocca la carne viva del Crocifisso. Qui Gesù nasce e rinasce!
Le cure palliative sono un approccio globale all’ammalato e comprendono anche l’attenzione alla famiglia dell’ammalato. Le cure palliative sono la terza strada tra l’accanimeto terapeutico e l’eutanasia.
Il mio augurio per voi che lavorate qui è che non dimentichiate mai che qui avete la possibilità di incontrare ogni giorno Gesù. Gli ammalati sono per tutti coloro che l’incontrano una possibilità di conversione.

Caterina La Banca 

Direttore UCS