Omelie

Natale del Signore


 

Is 52,7-10; Sal 97; Eb 1,1-6; Gv 1,1-18

 

Lunedì  25  Dicembre  2023

 

Natale è giorno di luce, di gioia intensa e profonda, perché il “Natale di Dio”, l’incarnazione di Dio, ci dice che sulla nostra bella ma fragile terra, gravida di contraddizioni, è esploso un evangelo, una notizia mai ascoltata: Dio si è fatto come noi!

Comprendiamo: come noi!

Solo “contemplando” possiamo immergerci in questa grande scelta di Dio nei nostri confronti.

Dio ha scelto di farsi “un frammento” di questa umanità di cui siamo parte. La natura umana non solo è salvata, non solo non è più destinata alla solitudine, ma è anche nobilitata.

Questa decisione di Dio non può non riempirci di stupore!

Il Natale ci racconta che Dio è assetato di comunione con l’uomo, sua creatura, con ciascuno di noi.

Tommaso d’Aquino, filosofo e santo, così sostiene: “Assunse la nostra natura, affinchè, fatto uomo, facesse gli uomini dei”.

È il “sublime scambio” di cui parla la liturgia di questo giorno, tutto santo, nel Prefazio III: “La nostra debolezza è assunta dal Verbo, la natura mortale è innalzata a dignità perenne, e noi, uniti a te in comunione mirabile, condividiamo la tua vita immortale”.

Il Natale, dunque, è la festa della nostra divinizzazione!

Se è vero che a Natale siamo “divinizzati” è anche vero che le tenebre esistono, il male esiste e spesso anche la libertà dell’uomo tragicamente non riconosce e rifiuta Dio e la sua presenza: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto”.

Lo stesso Vangelo, comunque, ci incoraggia nel farci prendere coscienza che le tenebre non vincono. Che è sempre la luce a vincere lo scontro decisivo e finale con le tenebre. Non è una benevola illusione, o forse ingenua, di coloro che inevitabilmente si autodeterminano all’ottimismo ma è la consapevolezza e al tempo stesso la certezza di chi si lascia raggiungere, illuminare e abbracciare dalla presenza del Dio fatto Bambino.

E ancora il Vangelo, sempre il prologo di San Giovanni, ci dice che: “A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati”.

Il Natale è anche la festa della nostra figliolanza divina.

Sant’Efrem così cantava: “Quel giorno è simile a te; è amico degli uomini. Esso ritorna ogni anno attraverso i tempi; invecchia con i vecchi, e si rinnova con il bambino ch’è nato… Sa che la natura non potrebbe farne a meno; come te, esso viene in aiuto degli uomini in pericolo. Il mondo intero, o Signore, ha sete del giorno della tua nascita… Sia dunque anche quest’anno simile a te, porti la pace tra il cielo e la terra”.

Il Natale quest’anno ci trova immersi in un’ora buia, tenebrosa: guerre, indifferenza, disuguaglianze sempre più crescenti, solitudine, inverno demografico sempre più assurdo, anziani in difficoltà, poveri che aumentano, … eppure il nostro cuore celebra e deve celebrare il Natale, una festa che cambia il nostro modo di pensare, di sentire, di guardare la realtà e di agire.

E dal Natale deve generarsi un’autentica conversione, un cambiamento radicale sia pure in divenire: non possiamo più, dopo la scelta decisiva di Dio che si fa carne per noi e soltanto per noi, continuare a vivere una vita banale, narcisistica, autoreferenziale!

Il Natale di Dio ci consegna la grande possibilità di essere fratelli e sorelle, tutti, nessuno escluso.

“L’umanizzazione di Dio in Gesù è stata e continua a essere il principio e la forza che vincono la disumanizzazione di coloro che danno più importanza alla religione con i suoi poteri, onori, dignità e osservanze. E così anche l’umanizzazione di Dio in Gesù ci mette tutti di fronte all’unico compito che importa veramente: quello di essere veramente più umani, con semplicità, onestà e trasparenza. Solo così ha senso la vita. E solo così noi che abbiamo convinzioni religiose potremo considerarci “salvati nella speranza” di un futuro nel quale la vita vince anche la morte” (J.M. Castillo, L’umanizzazione di Dio, Dehoniane, Bologna 2010, 422).

Insieme con il Vecchio Simeone diciamo:

Ora lascia, o Signore,
che il tuo servo vada in pace
secondo la tua parola;
perché i miei occhi han visto la tua salvezza
preparata da te davanti a tutti i popoli;
luce per illuminare le genti
e gloria del tuo popolo Israele.”

Questo allora l’augurio: la fraternità diventi il “nostro pane quotidiano”, perchè abbiamo incontrato la Salvezza, l’altro mondo in questo mondo, e niente può essere più come prima.

 

Buon Natale a tutti.

   Francesco Savino

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