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Omelia e Preghiera Festa del Crocifisso Venerdì 6 Marzo 2020


FESTA DEL CROCIFISSO [SCARICA]

Nm 21, 4b-9; Sal 77; Fil 2, 6-11; Gv 3, 13-17

Venerdì  6  Marzo  2020


“Nell’albero della croce

tu hai stabilito la salvezza dell’uomo, 

perché donde sorgeva la morte

di là risorgesse la vita, e chi dall’albero traeva vittoria, 

dall’albero venisse sconfitto”.

Così il Prefazio di oggi, festa del Crocifisso, verso il quale tutta Cassano volge lo sguardo per affidarsi come comunità amata da Cristo anche nella sua fragilità.

Nella Santa Croce, vediamo un legno di tortura, di dolore infinito e di morte. Questa è la croce degli uomini, quella che Cicerone e Tacito descrivono come “crudelissimo supplizio”, la croce di cui la Torah parla come luogo di morte riservato a chi è considerato nocivo per la società, un maledetto. Cosi dice san Paolo ai Galati (3, 13): “maledetto chi è appeso al legno” (cfr. Dt 21, 23).

Nella storia umana, tanti uomini sono stati crocifissi, uccisi con violenza inaudita perché giudicati pericolosi da parte del potere religioso e politico. Pensiamo, per esempio, alla crocifissione inflitta agli schiavi nel mondo antico, alla tortura nelle carceri, tuttora eseguita in Stati retti da regimi totalitari.

La Verità della croce di Cristo è tutt’altra cosa! 

Non è la croce ad aver dato gloria a Gesù, ma è Gesù che ha reso glorioso questo strumento di morte, emblema di una vita donata per amore “fino all’estremo” (éis thèlos Gv 13, 1), anche per i carnefici.

I Vangeli narrano che lo stesso Gesù parla della croce come di una necessità per il compimento della missione di redentore degli uomini affidatagli dal Padre. Marco scrive, infatti, che Egli cominciò a insegnare ai suoi discepoli “che il Figlio dell’Uomo doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere”(Mc 8, 31). Per Giovanni, invece, la passione di Gesù è un evento di gloria, la crocifissione l’intronizzazione del Messia: Egli è “il re Giudei dei” (Gv 19, 19).

Come abbiamo ascoltato nella lettura del Vangelo, nel colloquio notturno con Nicodemo, a questo maestro di Israele, Gesù dice che, come nel deserto era stato innalzato da Mosè un segno di salvezza per Israele (cfr. Nm 21, 4-9), così sarebbe stato innalzato il Figlio dell’Uomo, perché chiunque guardasse a Lui con fede e invocazione potesse trovare la vita. E alla folla giunta a Gerusalemme per acclamarlo Messia, Egli disse: “Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me. Questo diceva per indicare di quale morte doveva morire” (Gv 12, 32).

Chiediamoci come stiamo noi, davanti al mistero della croce. 

Se agli Apostoli risultarono incomprensibili le parole e i gesti di Gesù nella Cena prima di morire, quando istituì l’Eucarestia, ancora più difficile fu comprendere la profezia della croce. Pietro voleva allontanare il maestro dall’offerta di sé, a tal punto che si prese l’appellativo di “satana”, poi lo rinnegò, dopo averlo riconosciuto come Signore e, sul Golgota, non c’era come fecero gli altri apostoli. Sotto la croce si trovarono soltanto Giovanni, Maria Sua Madre, la sorella di Sua Madre, Maria madre di Clèopa, e Maria di Màgdala.

Davanti alla croce è umano fuggire fino a quando non si volge lo sguardo a Colui che è stato trafitto per la nostra salvezza.

Fratelli e sorelle di Cassano, volgendo lo sguardo al Crocifisso, affidiamoci a quell’abbraccio di Cristo: soltanto Lui converte i nostri cuori illuminandoli dell’Amore gratuito che tutto sana e che tutto consola. 

La città di Cassano, come tutto il mondo, ha sete dell’Amore del Crocifisso!

Rimaniamo in silenzio di preghiera e contemplazione davanti all’Uomo della Croce ritornando sull’Inno cristologico dell’apostolo Paolo ai Filippesi della Seconda Lettura: Dio non considerò un privilegio l’essere Dio, ma svuotò se stesso, si “kenotizzò”, per rivestirsi della condizione di umile servo fino a sprofondare nell’abisso della morte, per giunta nella forma più vergognosa. Proprio l’obbrobrio di quella Croce di Gesù, per l’apostolo Paolo, è la via che il Padre ha scelto per innalzare il Figlio alla gloria vera. La Santa Croce esprime la regalità del Cristo Signore.

Santa Teresa Benedetta della Croce, Edith Stein, ci invita a ripetere con lei le parole che hanno segnato la sua esistenza: “quanto a me, non sia mai che mi glori d’altro che della croce di Nostro Signore Gesù Cristo” (Gal 6,14).

Permettetemi, cari Cassanesi, di rivolgervi una triplice richiesta, in questa particolare ricorrenza che ci raduna in festa: fiducia, cultura, riconciliazione. 

Abbiamo bisogno di recuperare fiducia nella comunità. Fiducia nell’altro per oltrepassare sospetti, giudizi superficiali e temerari, etichette che escludono. Il collante della fiducia reciproca ha il suo fondamento in ognuno, quando si sente riconosciuto. La fiducia è un processo “gentile” necessario nella nostra terra. “Gentile” non è un aggettivo in voga, ma non è nemmeno patrimonio del linguaggio poetico. La gentilezza è senza violenza, è disarmata e pacifica e pacificante.

Sul piano culturale, Cassano è chiamata a “coltivare” l’immane patrimonio artistico-culturale che può riscattarla. Ci serve una informazione che rifiuti analfabetismo e ignoranza favorendo la coscienza critica e superi rassegnazione e fatalismo.

I Cassanesi hanno urgente necessità anche di riconciliazione, di superare antiche divisioni, contrasti mai sopiti, rancori inaspriti. Siamo chiamati ad essere comunità al plurale, aperta alle sfide globali, che sa vivere bene a Cassano.

Il Crocifisso ispiri la nostra Speranza attirandoci nella Luce della Resurrezione.

   Francesco Savino

 

 

 

 

DAVANTI AL CROCIFISSO

PREGHIERA

Armi omicide,

ferite della terra,

sottili odi e rancori,

paure e angosce

per l’infezione da coronavirus

ci tolgono il respiro, Gesù.

Come sul Golgota,

si fa buio in pieno giorno,

si squarcia il velo del tempio,

si rivela la violenza del mondo.

Dal tuo fianco zampilla acqua di rigenerazione,

sgorga il tuo sangue

a purificare chi ti implora.

Misericordia, Signore!

Sul legno della croce

brillano germogli di speranza

spuntano lacrime di consolazione.

E noi ci chiamiamo fratelli,

nell’abbraccio della Madre

consegnati all’Amore.

L’alba del terzo giorno

quando ti vedremo nella gloria,

Signore,

ci veste di eterno,

ci offre il pane della vita,

ci dona la fede.

Grazie, Gesù!

Cassano all’Jonio, 6 Marzo 2020


   Francesco Savino

 

(foto di Gianfranco Longo)