Omelie

Omelia Festa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria 15 Agosto 2018


ASSUNZIONE  BEATA  VERGINE  MARIA [SCARICA]

Mercoledì  15  Agosto  2018

Lo specifico del cristianesimo è la speranza della resurrezione, la certezza che la morte non ha l’ultima parola sulle vicende degli uomini e della creazione intera. E questo per una ragione molto semplice, ricordataci da Paolo: «Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti» (1Cor 15,20); è lui «il primo nato tra quelli che sono morti» (Col 1,18), è lui che ci ha aperto la strada e ora ci attende nel Regno. Eppure dobbiamo riconoscere la nostra enorme fatica ad aderire a questa realtà, di cui ogni eucaristia è memoriale. In altre parole, crediamo davvero nella vita eterna che ci attende dopo la nostra morte?” (E. Bianchi).

La festa dell’Assunzione della Vergine Maria si colloca proprio al cuore di questa domanda: fin dai primi secoli, la Chiesa ha capito che in Maria, la Madre di Dio, la Madre del Crocifisso Risorto, la donna che, grazie al suo “eccomi” incondizionato a Dio, è stata anticipata la meta che attende ogni essere umano, l’assunzione di tutto l’umano e di ogni essere umano nella vita di Dio, per sempre. “Dio tutto in tutti” (cfr. 1Cor 15, 28).

Ecco allora il nostro destino, non la morte ma l’incontro armonico con Dio. La morte, ormai, è penultima, rispetto alla resurrezione.

La tradizione della Chiesa gradualmente ha maturato la consapevolezza di Maria “al di là della morte”, in quella dimensione altra dell’esistenza che chiamiamo “cielo”: Maria è primizia e immagine della Chiesa santa nei cieli!

Nella festa dell’Assunzione al cielo della Vergine Maria, la liturgia della Parola ci riporta all’incontro di Maria con Elisabetta e al canto del Magnificat, un testo che, letto oggi, “ci dice una cosa semplicissima e fondamentale: la vita eterna per ciascuno di noi, comincia qui e ora, a misura della nostra capacità di amare e di essere amati, un amore che manifesta la verità della nostra fede e della nostra speranza” (E. Bianchi).

L’amore, è condizione necessaria per entrare nella vita eterna, per risorgere. O l’amore o il nulla!

Dopo l’annuncio dell’Angelo a cui rispose: “Eccomi, sono la serva del Signore, si compia in me la sua Parola” (cfr. Lc 1, 38), Maria si alzò e andò in fretta da sua cugina Elisabetta. L’incontro avvenne nello stupore e nella gioia: “A che cosa devo che la madre del mio signore venga da me?” (Lc 1, 43), “Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo” (Lc 1, 44).Elisabetta conclude proclamando Maria “benedetta” (Lc 1, 42): “e beata per aver creduto all’adempimento di ciò che il Signore le ha detto” (Lc 1, 45). 

Maria risponde con il Magnificat, “leggendo cioè nell’oggi le meraviglie operate in lei da Dio, le grandi opere di salvezza riassunte e ricapitolate nel frammento della sua esistenza; la sua esultanza sa aprirsi al non-ancora di quella giustizia che sarà piena solo nel Regno, quando finalmente gli affamati saranno ricolmi di beni e gli ultimi saranno i primi… Tutto ciò si radica in qualcosa di concretissimo. Maria riconosce lo sguardo di amore di Dio su di lei: «Dio ha guardato l’umiltà, la piccolezza della sua serva», con quell’amore che chiede solo di essere accolto. Forse che a questo amore non sarà possibile anche richiamare tutti noi alla vita senza fine, trasfigurare i nostri corpi di miseria in corpi di gloria?” (E. Bianchi).

La fede di Maria è la sua capacità di vita piena che non può esaurirsi qui sulla terra. 

Uno dei cantori della bellezza di Dio, D.M. Turoldo, contemplando l’Assunta, così scrisse: 

Vergine,/ anello d’oro/del tempo e dell’eterno,/tu porti la nostra carne in Paradiso/e Dio nella nostra carne.

“Maria è modello di virtù e di fede. Nel contemplarla oggi assunta in Cielo, al compimento finale del suo itinerario terreno, la ringraziamo perché sempre ci precede nel pellegrinaggio della vita e della fede – è la prima discepola. E le chiediamo che ci custodisca e ci sostenga; che possiamo avere una fede forte, gioiosa e misericordiosa; che ci aiuti ad essere santi, per incontrarci con lei, un giorno, in Paradiso” (Papa Francesco, Angelus 15 Agosto 2017).

   Francesco Savino