Omelie

OMELIA FESTA MADONNA DEL CASTELLO Castrovillari 30 Aprile 2016


OMELIA FESTA MADONNA DEL CASTELLO

Castrovillari, Sabato 30 Aprile 2016

Carissimi nel Signore,

è con gioia che sono tra voi per celebrare la Santa Eucaristia qui a Castrovillari, in questo maestoso Santuario che la religiosità popolare ha consacrato alla Madre di Dio.

A tutti i presenti, alle autorità civili e militari, ed in modo del tutto speciale al carissimo Rettore don Carmine De Bartolo, un saluto fraterno nel Signore!
Abbiamo ascoltato nella prima lettura,  tratta dal libro del profeta Isaia, “Il popolo che camminava nelle tenebre, vide una grande luce”. Questa è la risposta di Dio a tutte le nostre paure che si diradano se ci facciamo prendere per mano da Maria, la donna nuova. In sua compagnia possiamo ritrovare la grinta per ritornare con rinnovato ardore a testimoniare il Vangelo  ora, in questo contesto, in “un mondo che cambia” continuamente , dicono i Vescovi italiani.

Sono tanti i titoli e le rappresentazioni   attribuiti alla Santa Vergine, rifratti nella molteplice diversità della Storia e sgorgati dagli  innumerevoli nostri bisogni.

Si tratta di un pluralismo legittimo dal momento che anche Dio, servendosi dei  quattro Evangelisti, ha consentito diverse immagini autentiche di Maria, evidentemente perché il mistero di questa Creatura è sconfinato rispetto alla piccola capacità comprensiva della nostra intelligenza.

Luca, cui appartiene la pagina del Vangelo appena proclamata, fa di Maria la Vergine del «sì», la donna della fede viva che sa aderire al progetto di Dio nel suo farsi quotidiano; perciò ce la presenta mentre è assorta nella meditazione e nella preghiera. «Gioisci, o ricolma di grazia, il Signore è con te!» (Lc 1,28). «Ecco concepirai in grembo e partorirai un figlio, che chiamerai Gesù» (Lc 1,31). Il messaggero usa parole antiche, quelle di Isaia, per comunicare a Maria che l’evento atteso sta per verificarsi. C’è bisogno d’un sì, e la promessa divina si realizzerà.
«Tale evento richiede tutto da Maria: tutta l’intima sua persona, tutto il suo essere, tutta la sua vita. Maria non può dare risposta a questo annuncio se non dona se stessa a Dio irrevocabilmente senza nessuna condizione o indugio»[1].
Non si tratta di un «amen» pronunciato una volta per tutte da una «meravigliosa fanciulla» che conosceva quanto sarebbe avvenuto. Al contrario, Maria cresce nella fede meditando sugli eventi (Lc 2,19.50) e ascoltando la parola di Gesù, che le fa comprendere fin in fondo la sua natura di Messia (Mc 3,35; Gv 2,1-11).

Meditando sul mistero dell’Annunciazione così si espresse il sommo Poeta Dante: “Nel ventre tuo si raccese l’amore/ per lo cui caldo nell’eterna pace/ così è germinato questo fiore”.

Nel ventre di Maria è accaduto quell’avvenimento che ha consentito all’uomo di realizzare il suo destino, nella pace della Chiesa celeste in cui si compie la Chiesa terrestre.
L’annuncio  rivolto alla Vergine  non è di facile comprensione: il Figlio dell’Altissimo deve discendere dalla stirpe di Davide e regnare per sempre sul suo popolo, che intanto è soggetto a tributo verso l’imperatore di Roma. Maria non viviseziona il messaggio, quasi a soppesarne la credibilità interna. Ella non diffida. Il suo essere è già «sì». Ella non aveva rapporti matrimoniali con Giuseppe né intendeva averne. Perciò obietta: «Come avverrà questo, dal momento che non conosco uomo?» (Lc 1,34). La difficoltà è legittima e l’Arcangelo le fornisce un’esauriente risposta: «Lo Spirito Santo scenderà su di te» (Lc 1,35).

Come all’alba del mondo lo Spirito creatore aveva «covato» la materia informe, perché venisse plasmata in ordine e vita (Gn 1,2); come l’Alito divino aveva ravvivato l’uomo Adamo dal pupazzo inerte di terra (Gn 2,7), così ora Maria si trova collocata sulla soglia d’un nuovo intervento creativo di Dio, attraverso il quale il Verbo di Dio si fa carne, nuovo Adamo dell’umanità restaurata.
Raggiunta con tale precisazione la piena consapevolezza del divino volere, Maria risponde con tre espressioni di fede: «Eccomi» (Lc 1,38): è la parola dell’obbedienza senza riserve. Oscar Battaglia osserva: «La storia della salvezza iniziata con la fede incrollabile di Abramo, ricomincia ora con la fede altrettanto incrollabile di Maria. Da allora abbiamo un padre ed una madre nella fede»[2].
«Sono la serva del Signore»[3]:la Vergine esprime il suo stato abituale. La immacolatezza aveva fatto di lei la creatura trasparente e tutta docile, capace di captare ogni celeste ispirazione e pronta a collaborare sempre col Signore.
«Avvenga di me quello che hai detto»[4]: è la sua aspirazione costante, l’essenza profonda dello spirito di Maria. L’espressione «beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano» (Lc 11,28) con cui Gesù risponde all’ anonima popolana che gli manifesta il suo entusiasmo per la sua Mamma, è davvero la lode più grande di Maria, il suo merito più alto, in quanto Ella  vive la beatitudine della fede,  che è la gioia di obbedire al volere di Dio.

Dice bene Sant’Agostino quando  scrive «La fede nel cuore, Cristo nel grembo. La sua fede ha preceduto il concepimento del Signore e in lui tutte le cose che il Signore compirà. Come Abramo con la sua fede diede inizio al popolo di Dio ed è chiamato il “Padre dei credenti” così Maria per la sua fede è la “Madre dei credenti”. La vera grandezza di Maria sta qui. Infatti, vale di più per Maria essere stata discepola della Parola, anziché Madre di Cristo»[5].

L’Annunciazione è, dunque, una pagina classica per meditare la fede di Maria. Ma per noi deve farsi una pagina  di compagnia e aiuto nella vita quotidiana, dove tutto si presenta, a ben vedere, permeato dalla presenza di Dio che dà sostanza a quanto accade. Non c’è quindi niente di difficile.

Se nella storia del Cristianesimo, specialmente in quello occidentale, c’è sempre stato il rischio di cadere nell’intellettualismo astratto, nella teoria inconcludente o nel legalismo burocratico, l’Annunciazione ci invita a rivalutare la dimensione corporea e relazionale, ambedue di grande importanza nella prospettiva dell’Incarnazione. Il Card. Martini sosteneva che lo “spirito mariano” impedisce di coltivare e di proporre un Cristianesimo solo intellettuale, freddo, distaccato, legalistico, malato.
Tra le pareti della casetta di Nazareth ,dunque, la Vergine visse la “sua” pentecoste, che la rese Madre di Gesù. Se vogliamo collaborare col Buon Pastore a ritrovare i fratelli che si sono allontanati e smarriti, dobbiamo mimetizzarci con lo Spirito Santo, divenendone discepoli, come Maria.

Anche a noi arrivano tanti messaggi, specialmente da parte di Papa Francesco, che ci interpellano in ordine alla vita personale e rispetto a quanto dovremmo fare nella Chiesa con gli altri e sempre in loro favore. Sono stimoli discreti ma chiarissimi che aprono prospettive impensate facendoci intravvedere il piano divino che  va realizzandosi e ci incoraggia a deciderci sempre per il bene.
Alla scuola di Maria siamo chiamati a rendere missionaria la nostra fede non lasciandoci condizionare dalle  analisi che parlano di “epoca post-cristiana”. La nostra è, invece, l’epoca della missione, della nuova evangelizzazione di cui parlava con accenti appassionati San Giovanni Paolo II, il tempo di grazia che il Signore mette nelle nostre mani perché facciamo esperienza della beatitudine di tutti coloro che credono nell’adempimento della Sua Parola (Cfr. Lc 1, 45).
La Madonna del Castello continui a chiedere, per ciascuno di noi e per l’intera Chiesa di Cassano, il dono dello Spirito perché il nostro impegno missionario raggiunga ogni persona che vive nel nostro territorio e non si arrenda mai di fronte a nessuna difficoltà.

E con l’augurio che “il canto” della Madre di Dio diventi il nostro canto in questo giorno di festa, vi benedico!

Francesco Savino

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[1] J. Auer, De fide b. virginis Mariae a Deo data, a Christo probata, purgata,gratificata,  in AA.Vv., Maria in Sacra Scriptura. Acta congressus mariologici-mariani… anno 1965 celebrati, vol. IV, Romae, Pont. academia mariana internationalis, 1967, 422.
[2] O. Battaglia, La madre del mio Signore. Maria nei Vangeli di Luca e Giovanni, Cittadella, Assisi, 1995, 77.
[3] Ibidem.
[4] Ibidem.
[5] S. Agostino, Sermone, 166/1.